«Non credo che farò vaccinare mia nonna, perché soffre di cuore e ha problemi ai polmoni e ai reni. Qualsiasi cosa potrebbe esserle fatale.» Parla Amelia. Sua nonna Maria ha 82 anni e vive a Walenstadt, Canton San Gallo, dal 1960. Maria rientrerebbe in una delle categorie cui la Confederazione ha scelto di somministrare le prime dosi di vaccino, quella degli ultra 65enni. Vive in un Altersheim, una RSA, e ha dunque maggiore possibilità di contagiarsi. Ma Maria soffre di Alzheimer e la nipote, che è anche la sua tutrice legale, non si fida del vaccino contro il Covid-19. «Dicono abbia un’efficacia superiore al 90%. Ma lo hanno sviluppato in troppo poco tempo e io ho paura- prosegue Amelia- non mi farò vaccinare nemmeno io.»
La Svizzera è il primo paese al mondo a vaccinare con procedura ordinaria. Un record per il farmaco immunizzante sviluppato dal colosso statunitense e l’azienda biofarmaceutica tedesca Pfizer/BioNTech. «Abiamo preso decisioni rapide tenendo nella massima considerazione i tre requisiti essenziali: sicurezza, efficacia e qualità», sostiene il direttore di Swissmedic Raimund Bruhin. Il via libera definitivo arriva dopo che l’ente di cui è a capo, l’autorità elvetica di omologazione e controllo per gli agenti terapeutici, ha ottenuto anche l’approvazione del comitato consultivo indipendente HMEC (Human Medicines Expert Committee).
Proprio l’analisi del rapporto rischi-benefici è però uno degli elementi più dibattuti da Swissmedic. E anche dal team di esperti esterni consultato per esprimersi sull’efficacia del vaccino Pfizer/BioNTech. Nel comunicato stilato dall’autorità di omologazione e controllo per gli agenti terapeutici si legge che i benefici del vaccino anti-Covid-19 di Pfizer/BioNTech «sono certi e superano i rischi». In merito agli effetti collaterali più comuni documentati, prosegue Swissmedic, «sono paragonabili a quelli osservati dopo una vaccinazione antinfluenzale». Secondo il dottor Alessandro Ceschi, uno dei consulenti esterni che si occupa della sicurezza del vaccino, «la prudenza dei cittadini è comprensibile, ma la valutazione è stata rigorosa, attenta e indipendente. Il monitoraggio sarà costante e l’informazione completa». Il personale medico potrà infatti segnalare sulla piattaforma online ElViS gli effetti indesiderati sospetti. Anche chi è stato vaccinato può contattare il proprio centro di vaccinazione, ospedale, medico o farmacista in caso insorgano sintomi gravi.
Salvatore invece, 92 anni a gennaio e una lucidità da fare invidia, non teme gli effetti collaterali del vaccino. «Paura? Qualsiasi cosa è meglio di quello che stiamo vivendo. Se avessi saputo come fare mi sarei persino proposto come cavia. Voglio tornare a vivere decentemente quei pochi anni che mi restano.» Emigrato a Zermatt- il paese del Cervino nel Cantone Vallese- dalla Puglia 65 anni fa, ha fatto il minatore e la domenica mangiava pasta al sugo nei casermoni che ospitavano altri italiani. «Arrivavamo in Svizzera con il sogno di mettere da parte qualche soldo e costruire casa giù in Salento- dice- io però mi sono sposato qui e ho scelto di restare.»
Anche lui come Maria sarebbe uno dei primi a potersi sottoporre al vaccino. Il paese elvetico ha scelto di renderlo gratuito e non obbligatorio. La Confederazione, si legge sul sito di UFSP (Ufficio Federale della Sanità pubblica), prevede di destinare le prime dosi ad anziani, persone con patologie pregresse e personale sanitario. Su Twitter il Consigliere federale Alain Berset scrive che le vaccinazioni inizieranno «nei prossimi giorni». La prima fornitura comprende circa 100mila dosi, in totale ne sono state ordinate 3 milioni. Le prenderà in consegna l’Esercito, che le conserverà nei suoi impianti a -70 gradi. Poi, ogni singolo Cantone deciderà le procedure per la somministrazione.
«Ista paru cu l’otre», come abbiamo superato le altre passerà anche questa, chiosa placido Salvatore.
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