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Esclusiva

Marzo 16 2021.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 25 2021
Voto ai sedicenni, parola ai giovani

L’iniziativa potrebbe portare un milione di elettori in più alle prossime elezioni. Ma la proposta del nuovo segretario Pd unisce la politica e divide diretti interessati

Enrico Letta, nuovo segretario del Pd, è l’ultimo politico in ordine di tempo ad aver lanciato la proposta di estendere il diritto al voto ai sedicenni. «Dobbiamo allargare il peso dei giovani nella società», ha detto all’assemblea nazionale che lo ha incoronato nuovo leader dei dem. Una proposta su cui i diretti interessati sono i primi a dividersi. Tra loro c’è chi crede sia «sbagliato pensare che i sedicenni siano meno capaci degli adulti» e chi, al contrario, considera i propri coetanei troppo «irresponsabili» per il voto. L’iniziativa, qualora andasse in porto, porterebbe alle urne più di un milione di giovani in più rispetto a quelli che raggiungeranno i diciotto anni nel 2023: l’anno in cui si svolgeranno le prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento.

Nel 2019 fu sempre Letta tra i primi ad avanzare la proposta. Lo seguì anche il segretario della Lega Matteo Salvini che, all’epoca del governo giallo-verde, lo definì «sacrosanto». L’iniziativa, inoltre, vide l’appoggio del Movimento 5 stelle e dall’ex premier Giuseppe Conte, ma non se ne fece più nulla. Si tratta di una questione che unisce la politica ma divide i giovani. Sono loro, infatti, a sollevare i primi dubbi. Quando Letta lanciò per la prima volta la proposta, un sondaggio pubblicato sul Corriere della Sera segnalò che solo il 36% degli intervistati si riteneva d’accordo sulla possibilità di allargati il voto ai sedicenni. Secondo i dati Istat riferiti al 2020, i ragazzi tra i 13 e 14 anni – quelli che nel 2023 ne compiranno 16 o 17 – erano in tutto 1 milione e 134 mila. Una platea che, se l’iniziativa ottenesse il via libera, si sommerebbe a quella di chi, nei prossimi anni, maturerà comunque il requisito dei diciotto anni. In sostanza, l’iniziativa porterebbe alle urne circa un milione di ragazzi in più.

Lavinia rientra tra coloro che potrebbero andare a votare per la prima volta se l’iniziativa di Letta venisse approvata. Ha 14 anni ed è portavoce nazionale di Fridays For Future, il movimento ambientalista che negli ultimi anni ha riempito di giovani tutte le piazze del mondo. «È sbagliato pensare che i sedicenni siano meno capaci degli adulti. I giovani non sono disinteressati alla politica. Anzi, negli ultimi anni abbiamo dimostrato di essere sempre più attivi e partecipi». Lavinia è un’attivista, si informa e durante le ultime consultazione non ha mai potuto portare le sue idee in cabina elettorale. «In molti casi avrei voluto dire la mia, ma purtroppo non l’ho potuto fare e non mi sento meno all’altezza delle persone che tutt’oggi hanno questa possibilità», afferma con un filo di amarezza.

Dario invece ha 21 anni ed è il coordinatore dalla Rete degli Studenti Medi del Lazio. Essendo maggiorenne, ha già il diritto di votare, ma anche il dovere di rappresentare i ragazzi delle scuole superiori, gli stessi che per buona parte non rientrano ancora tra gli aventi diritto. «Crediamo che il voto sia uno strumento di responsabilizzazione e un metodo per dare voce alle nostre istanze. Poi chiaramente è necessario che il sistema scolastico stimoli e prepari i giovani sulle tematiche fondamentali per esprimere il voto». La prima responsabilità è in mano alla scuola, dunque. Dario però è convinto che non tutti i sedicenni accoglierebbero con entusiasmo la possibilità esprimersi al seggio «Sono gli stessi – commenta seccato – che magari condividono quei pregiudizi secondo cui i giovani non sarebbero in grado di esprimere un voto».

Lo conferma Lorenzo, sedicenne di Roma che sul tema ha un’opinione molto chiara: «Non ho dubbi, sono contrario. Conosco molti diciassettenni e parecchi di loro non si informano, sono irresponsabili. Figuriamoci dei ragazzi di 16 anni… Meglio evitare». Il tono è allegro, ma con le parole non scherza. La sua coetanea Paola, invece, è speranzosa sull’estensione del diritto di voto: «Io e la mia cerchia di amici ci interessiamo molto alla politica. Siamo attivi e ci interessa comprendere quello che succede nel mondo. Mi rendo conto però che non per tutti è così, ma non ne fare una questione di età. Ci sono 20enni interessati e altri meno, 18enni informati e altri disinformati. Il tema non è l’età, ma la voglia di capire cosa accade intorno a noi».