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Esclusiva

Maggio 14 2021
La “signorina” che non vorrei essere

Collega, stagista, laureata: tutti sostantivi che descrivono un preciso ruolo, ma nessuno li vuole usare

«In questi ambulatori non esistono “signorine”. Firmato: le dottoresse».

Un biglietto sulle pareti di un ospedale di Napoli da parte di chi ha speso più di dieci anni per raggiungere un obiettivo. Essere una dottoressa e non una signorina. Un medico oltre la questione di genere, un camice bianco, non celeste o rosa come alle elementari, ma neutro.

signorina

Quando ho letto questa frase in un post Instagram la prima cosa che ho fatto è stata condividerla con mia sorella. Una dottoressa che ho visto faticare sui libri di medicina e che non vuole essere chiamata “signorina”. Condivido la sua battaglia, la sua idea di essere quello che sognava, una dottoressa. Lei, mia madre (a sua volta medico) le loro colleghe più di una volta si sono trovate a dover difendere il loro titolo professionale al di là della mentalità maschilista. Forse ancora legata all’idea che le donne in ambito medico possano essere solo infermiere, ma anche in questo caso hanno un titolo, che non è “signorina”.

Le “signorine”, però, che non vogliono esserlo non sono solo loro, che svolgono una professione medica, ma sono tutte le donne che non vengono riconosciute per il loro ruolo professionale. Stagiste, dipendenti, laureate, sono tutte- inspiegabilmente- “signorine”. Io stessa mi sono sentita definire “signorina”, quando ero una stagista e non mi è piaciuto. Avevo un ruolo in quell’ufficio, ma sembrava impossibile che fossi una semplice stagista. E allora mi sono chiesta: i signorini dove sono finiti? Facile, non esistono. Nessuno dice a un giovane laureato “che piacere avere un signorino qui”.

Io non sono mai stata una che fa pesare i propri titoli di studi, ma quando sento questi discorsi mi chiedo perché ho studiato e tutt’ora fatico per avere un ruolo professionale al di là del mio sesso, se poi quel che si ottiene è un “signorina”. La combinazione perfetta, poi, è quando si aggiunge il fattore età. Come se avere tra i 20 e i 30 anni vuol dire poter avere il titolo di signorina e non di dottoressa o di collega. La collega non esiste, o meglio esiste a partire dai 40 anni. Prima sei “signorina”. Perché? La signorina studia quanto il suo collega, fatica quanto lo stagista. La signorina è sì una donna, ma quando entra in un posto di lavoro non deve esistere un’etichetta in base al genere.

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