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Esclusiva

Dicembre 6 2021.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 22 2021
Anastasia Pensuti

Il pianto prima di accedere all’Accademia Nazionale di Danza rimane un ricordo ben impresso nella mente di Anastasia Pensuti, 25enne di Roma. Come Paquita, la protagonista della sua opera di danza preferita vorrebbe esprimere le sue emozioni ed essere accattivante, con le parole, quanto lo sono i passi che Joseph Mazilier, coreografo francese, pensò per questo balletto. La scrittura è sempre stata un rifugio per poi ampliare lo sguardo sull’ attualità. “Trovo che il giornalismo sia una sintesi tra creatività e approccio intellettuale verso le cose”. Una vita passata, in punta di piedi, sul palco dell’ “Accademia Nazionale di Danza”, lasciato in seguito per i tomi della facoltà di Giurisprudenza della Sapienza. “Il mondo dell’informazione, la danza e il diritto sono tre cose assimilabili perché in tutte e tre è molto forte il senso della ricerca. Nel giornalismo c’è il senso della ricerca della verità, mentre nella danza c’è il senso di ricerca dell’armonia, nel diritto invece c’è un senso di ricerca della proporzionalità in quanto deve ordinare la società”.

Ragazza combattiva, perché alla carriera da magistrato che la madre si prefigurava per lei ha preferito il racconto della verità.Nella vita Anastasia ha sempre sofferto della necessità “malsana e costruttiva di perimetrare la propria libertà, perciò il ritorno sui banchi è un qualcosa di necessario”. La sua esistenza ruota intorno ad una parola precisa, “euritmia”, derivata dall’esperienza sul palco. Un qualcosa di ordinato, equilibrato ed armonioso a cui però corrisponde un alto livello di estetica. 

Anastasia Pensuti

Il difficile approccio con le nuove esperienze è sempre stato però compensato dall’impegno e dalla dedizione con cui riesce a mettersi in gioco. L’abbandono del tutù per i manuali di diritto, asfissianti quanto il corsetto che era solita utilizzare quando danzava, ne è la prova. In questa nuova “nuova esperienza” ha lo sguardo aperto verso ciò che imparerà, anche se “nonostante una fascinazione iniziale per la carta stampata, non chiudo le porte al giornalismo radio-televisivo perché vorrei riuscire a filtrare scrittura e immagini con la mia sensibilità”. Il dualismo tra canone estetico ed intellettuale è un elemento ricorrente .

Fuori dal palcoscenico, dalle aule di diritto e dalla redazione di giornalismo, una delle sue più grandi passioni è la fotografia: “Amo la fotografia e passeggiare, anche perché non tollero il traffico romano. Porto sempre con me la mia macchinetta analogica perché fotografare è un modo per fermare la realtà della vita quotidiana, come se fosse una carezza”. 

Tra i suoi difetti annovera uno scarso senso pratico e un arroccamento, “talvolta eccessivo” nel suo mondo, un remake del “Paese delle Meraviglie” fatto di esperienze alle volte traumatiche, e non conigli bianchi, da inseguire.Tuttavia si definisce un animale sociale, “un po’ pazzerella” e che ama conversare con le persone, magari “davanti ad un buon bicchiere di vino rosso”.