È bullismo, violenza, maltrattamento quello che, talvolta, una persona disabile subisce come Ranocchio, picchiato, in Rosso Malpelo di Giovanni Verga. Si è tenuto il 10 dicembre il convegno sulla disabilità e sulla legge sul Dopo di Noi presso l’Università Luiss Guido Carli. Il presidente dell’Anffas (l’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) Roberto Speziale commenta con parole forti: «oggi si celebra la giornata mondiale sui diritti umani che è stata costituita nel 1948 dopo la seconda guerra mondiale. Se immaginiamo che stiamo affrontando questioni che rilevano sui diritti fondamentali delle persone, possiamo dare un inquadramento diverso».
Il presidente spiega: «molto spesso si pensa che una persona, con una grave disabilità o un disturbo di spettro autistico, può essere trattata con meno attenzione oppure può essere oggetto di scherno, di bullismo o di violenza. Ogni qualvolta non si rispettano i diritti fondamentali si lede la dignità della persona. Una violenza su una persona disabile, tanto più con un disturbo di spettro autistico, è un crimine contro l’umanità».
Secondo un sondaggio online, effettuato tra il 18 maggio e l’8 novembre 2020, condotto dall’indagine Vera 2 (Violence Emergence Recognition and Awareness), promossa dalla Fish Onlus (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) «il 51,4 per cento subisce violenza psicologica». «È la più diffusa, la più persistente nel tempo, e per questo, lede l’autostima e provoca ansia, paura e vergogna, generando, a lungo andare, stati di depressione».
Affievolire i numeri di abusi e soprusi è complesso. La legge n. 112/2016 sul Dopo di Noi (contenente «Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive di sostegno familiare») può aiutare qualcuno. L’obiettivo che si propone è di «accompagnare le persone con grave disabilità alla conquista del benessere, all’inclusione sociale e alla loro autonomia evitando il ricorso all’assistenza sanitaria».
Sul futuro Speziale conclude: «alla base della violenza c’è molta incompetenza. Pertanto oltre che rafforzare le misure repressive, occorre fare un grande lavoro sugli aspetti formativi di coloro che interagiscono, a vario titolo, con le persone disabili».
Leggi anche: La mia vita senza limiti. La storia di Francesca Porcellato