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Esclusiva

Gennaio 22 2022
La Venezia sommersa

Andrea Segre incontra la giuria del Globo d’oro per presentare il suo ultimo film, Welcome Venice

Quando l’acqua scompare, Venezia si mostra per ciò che è. Una realtà spezzata tra la vita turistica del centro storico e il mondo sommerso che gli galleggia attorno. A pochi chilometri da piazza San Marco, Pietro raddrizza i pali per le reti in attesa che le moeche, dei piccoli granchi della laguna, cadano in trappola. Alvise invece si destreggia tra una transazione e l’altra nel suo piccolo mondo di aspirante ricchezza.

I due fratelli animano il racconto corale di Welcome Venice, il nuovo film, sceneggiato insieme a Marco Pettenello, che Andrea Segre ha presentato di fronte alla giuria del Globo d’oro. Una famiglia in apparenza unita, ma crepata dalla linea di confine che separa il passato e il futuro. La scomparsa delle vecchie generazioni e le tradizioni incrinate ammaccano i rapporti e ne tratteggiano le differenze. Una casa al centro di Venezia è il trofeo conteso dalle due fazioni familiari. Per Pietro è il legame che lo ancora a giorni trascorsi e lasciati scappare con amarezza, per Alvise è un’opportunità di riscatto e di scalata sociale nell’economia della città.

Andrea Segre mette in scena una realtà ignorata dallo sguardo cinematografico di Venezia. «Il film parla della venetudine, del senso di famiglia che obbliga a sacrificarsi a qualunque costo per i figli, i putei».

Pietro e Alvise, interpretati da Paolo Pierobon e Andrea Pennacchi, si trasformano nel palcoscenico per un racconto antropologico. Andrea Segre inquadra Venezia, «una famiglia anche lei», e ne trae un’opposizione intrinseca tra poli che non riescono a capirsi. «Eravamo chiari fin dall’inizio cosa sarebbe dovuto succedere. Pietro doveva dubitare per dare sfogo alla sua forma di ribellione e irrequietezza».

I sottotitoli per tradurre il dialetto veneziano animano lo schermo. La lingua, il più vicina possibile alla tradizione della Giudecca, per Andrea Segre era uno strumento necessario per immergersi «dentro a una pasta culturale e linguistica che sarebbe stata molto più facile far attraversare ad attori veneti».

Orde di turisti che invadono il centro, le case svuotate, i costi insostenibili. Welcome Venice dialoga con una città attraverso uno sguardo inedito. «C’è realismo più che pessimismo. C’è anche tanta voglia di dire “non possiamo stare zitti”». Tra il documentario e il reportage giornalistico, la cinepresa di Segre inquadra le dinamiche quotidiane senza alcun intento moralistico, lasciando lo scettro del giudizio allo spettatore.

Dallo sfondo Venezia avanza fino a diventare la vera protagonista raccontata attraverso le storie di vita dei suoi abitanti dimenticati. Per Marco Pettenello «in ogni famiglia c’è il dilemma dell’eredità del passato e del suo valore. Ma una volta che i suoi frutti vengono colti e sfruttati cambiano e si portano via la loro bellezza». Volto di una Venezia che diventa irriconoscibile agli occhi di chi quel posto l’ha costruito e l’ha visto crescere. Perché, per Andrea Segre, «per chi vive davvero a Venezia questa situazione è faticosa, vedere casa tua che scompare dalle tue mani. Non so quanto il mondo l’abbia realizzato».