«A volte il teatro è più vero della realtà stessa». Un drappo rosso apre il sipario nei primi istanti dell’ultimo film di Sergio Castellitto, “Il materiale emotivo”. Vincenzo è un italiano emigrato a Parigi. La sua libreria, una piccola isola al centro di una vera e propria fiaba, è un via vai di attrici, baristi, ladri e amori difficili.
In dialogo con la giuria del Globo d’oro, Castellitto non riesce a decidersi. «Non saprei scegliere tra regista e interprete. Ogni esperienza ha i suoi piaceri e le sue complicazioni. Di una cosa non posso fare a meno, la scrittura di Margaret». Sua moglie, Margaret Mazzantini, famosa scrittrice, ha collaborato alla stesura della sceneggiatura. «Il film nasce da un’idea di Ettore Scola, mio fratello, amico e mentore. Ho cominciato a ragionarci e ho affidato le pagine queste pagine a Margaret. Ha creato la metafora del teatro e questo mi ha deciso a fare il film».
Vincenzo, il protagonista interpretato dallo stesso Castellitto, è un uomo d’altri tempi. Senza telefono, un amore smisurato per i suoi libri, una solitudine che trova conforto nella profonda amicizia con i personaggi dei romanzi. «Il film si nutre del dialogo silenzioso che Vincenzo intrattiene grazie al suo secondo amore, i libri. Lo si ama anche perché è un uomo inadeguato». Un padre che vive in un labirinto di parole. Decifrabile solo attraverso le citazioni di grandi scrittori che lascia come una leggera scia del suo passaggio.
La passione di Vincenzo diventa il suo strumento di comunicazione. Marguerite Yourcenar gli fa scoprire il piacere del romanticismo e Dostoevskij gli insegna il dolore dell’attesa, dell’inscindibile legame tra perdita e conquista. Di fronte alla figlia, costretta a letto dopo un tentato suicidio e chiusa nel suo silenzio nei confronti del mondo, Vincenzo trova una sola soluzione. «Incapace di parlare come la figlia, sono i libri a permettergli di comunicare».
Castellitto ricrea l’aria parigina e il suo charme mischiandolo a un’italianità verace, quasi intenzionalmente stereotipata. Nel cast figurano anche Clementino, nel ruolo di un barista napoletano un po’ ingenuo, e Sandra Milo, una passante sorridente che spezza i toni seriosi della tragicità della storia. «Avendo girato al Teatro 5 di Cinecittà, volevo che Sandra fosse presente. Lì dove ha trascorso e creato gran parte della sua carriera. Appena arrivati sul set mi disse: “Ma sai che io questo posto forse l’ho già visto?”».
Tra tutti i viandanti che oltrepassano la soglia della libreria, è Yolande il fuoco fatuo del destino di Vincenzo. Interpretata da Berenice Bejo, la giovane attrice tentenna di continuo di fronte alla consapevolezza del suo talento. Il cane scomparso, l’amore tradito e fuggito, in attesa del suo ritorno lungo un ponte parigino. Proprio come Le Notti Bianche di Dostoevskij, “Il materiale emotivo” indaga il dubbio di ciò che si vuole, del nascondersi sullo sfondo della prima gioia che incrocia la propria strada. Come una carezza, il film si realizza in un lieto fine dal gusto amaro perché, quasi per un equilibrio cosmico, la felicità non può costruirsi senza il suo contraltare. «Sono un grande sostenitore dell’happy ending perché, almeno nei film, le storie devono avere una bella conclusione. Basta già la vita per le conseguenze inaspettate».