Tranquillità. È questa la prima parola a cui pensa Simone Silvani, 45 anni, quando riflette sulla scelta che ha cambiato la sua vita: lasciare il lavoro a tempo pieno da architetto per dedicarsi alla sua passione per la cucina. Era il 2017 e dopo tredici anni di libera professione, aveva deciso che era arrivato il momento giusto per dare una svolta alla sua vita lavorativa. Così, dopo diversi corsi e stage nel settore della cucina, oggi gira per l’Emilia Romagna con il suo food truck Aspasso, con cui promuove il piatto tipico della sua regione: i passatelli.
Valentina Marchese, 40 anni, nata a Palermo ma trevigiana d’adozione, invece, lavorava come segretaria in uno studio notarile. Era il 2007 e ogni sabato mattina, frequentava un mercato in cui c’era sempre un banchetto di fiori colorati. Un giorno ha pensato a quanto sarebbe stato bello lavorare con i fiori e da lì ha iniziato a comprarli e a rendersi conto che la facevano stare bene. Pur continuando con il suo lavoro da impiegata, ha iniziato a frequentare dei corsi e a collaborare con alcuni fioristi, convinta che prima o poi i fiori sarebbero diventati il suo lavoro. Così, nel 2018, proseguendo ancora con il lavoro nello studio notarile, ha aperto la partita iva e ha finalmente avviato la sua attività da fiorista: un hobby più che un vero e proprio lavoro, a cui Valentina dedicava i ritagli di tempo, soprattutto la sera. Poi è arrivato il 2020, e a marzo anche la pandemia e la cassa integrazione. Totalmente ferma con il lavoro, Valentina ha concentrato tutte le energie sul suo sogno. E da lì non è più tornata indietro. Dopo aver dato le dimissioni, oggi è una «fiorista freelance ambulante» e, a bordo della sua Ape car, blu come il mare della sua Sicilia, porta l’allegria e i colori delle sue bellissime creazioni in giro per Treviso e dintorni.
Giorgia Sallusti invece ha 41 anni e una grande passione per i libri. Dopo aver lavorato nella redazione e presso la scuola di lingue orientali dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO) e per ben cinque anni in un’azienda dell’Oil&Gas, nel 2015 ha dato le dimissioni e ha aperto, a Roma, una libreria indipendente specializzata in letterature del Medio e dell’Estremo Oriente. Lavori importanti (Giorgia ha collaborato anche alla stesura del Grande dizionario cinese-italiano di Giorgio Casacchia e Bai Yukun), ma non quelli a cui aspirava. «Sono sempre stata una lettrice appassionata, al limite del fanatismo, fin da bambina. Mi è sembrato naturale, in un certo momento, assecondare questa tensione verso i libri in un lavoro in cui ne fossi immersa: nel marzo del 2015 quindi ero in una libreria tutta mia, e finalmente ecco Bookish».
Lasciare il posto fisso e ricominciare, reinventandosi totalmente una carriera, più coerente con le proprie aspirazioni di vita. Tante le persone che, nel corso degli ultimi anni, hanno fatto questa scelta. In particolare, come emerge dall’indagine “Le dimissioni in Italia tra crisi, ripresa e nuovo lavoro” della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, basata sui dati delle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sono un milione e 81 mila i dipendenti italiani che nei primi nove mesi del 2021 hanno deciso di lasciare volontariamente il lavoro. Quasi uno su due non ha più un contratto attivo. I motivi sono diversi: c’è chi è alla ricerca di un nuovo impiego, chi ha avviato un’attività in proprio e chi ha lasciato il lavoro per fare una scelta di vita differente. Molti sono laureati e lavoratori qualificati. Numeri significativi anche se contenuti rispetto a quelli degli Stati Uniti dove si parla di «Great Resignation»: in base ai dati dell’U.S. Bureau of Labor Statistics, a luglio 2021 hanno dato le dimissioni ben 4 milioni di persone.
Ma quali sono le motivazioni che portano ad una scelta così radicale?
Come racconta Simone, «spesso la gente dopo avermi conosciuto, dopo aver mangiato i passatelli e dopo aver fatto quattro chiacchiere, mi dice: “si vede lontano un miglio che ami questo lavoro, per come ne parli, per come ti poni nei confronti della gente”. Questo mi fa felice: lo sappiamo tutti, non è fondamentale soltanto guadagnare dei soldi ma anche fare quello che un poˈ ti piace». Valentina, invece, sul suo bigliettino da visita ha stampato questa frase: «Emozionati almeno un poˈ ogni giorno». E sul perché non tornerebbe più indietro alla sicurezza del suo posto fisso, nonostante l’impegno e la stanchezza maggiori rispetto a quello che era il suo impiego nello studio notarile, racconta: «Io tornavo a casa la sera e avevo le mani sporche del sigillo notarile. Poi lavoravo con i fiori e avevo le mani sporche delle cose che toccavo ed ero più soddisfatta, dentro mi sentivo più ricca». Neanche Giorgia tornerebbe indietro perché «Bookish non è soltanto un posto che mi consente di fare un lavoro interessante. Mi permette di approfondire conoscenze e passioni in un modo che difficilmente potrei trovare altrove».
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