Se le nostre Farfalle sanno volare così in alto, molto si deve ad Andreina Gotta Sacco (1904 1988). All’atleta, pioniera della ginnastica ritmica italiana e prima donna italiana a diventare dirigente sportiva a livello internazionale è stata intitolata una strada nel IX Municipio. Il via della giunta capitolina è arrivato nel 2019, ma la targa deve ancora essere apposta. Si tratta, per la città di Roma, della terza strada ad essere dedicata ad una sportiva, dopo la nuotatrice Luciana Massenzi e la prima donna italiana a ottenere un brevetto di volo, Rosina Ferraro.
«I dati sulla presenza delle donne nelle strade d’Italia costituiscono un quadro preoccupante», spiega Emma de Pasquale di Toponomastica Femminile, una delle associazioni che hanno partecipato a Sulla Strada di Andreina, il convegno che si è tenuto il 12 aprile presso il Palazzo delle Federazioni Sportive di Roma per ricordare la figura della maestra della ritmica e celebrare la recente intitolazione stradale. «Nella Capitale solo il 6 per cento delle strade porta il nome di una donna. Promuovere una toponomastica femminile significa restituire visibilità alle donne il cui ruolo è stato cancellato dalla storia e dallo spazio pubblico».
In anni in cui il mondo della ginnastica era prevalentemente legato a competizioni maschili, le innovazioni di Andreina Sacco Gotta definirono un nuovo spazio di affermazione femminile. Diplomata in educazione fisica e in composizione musicale, la sua disciplina era l’atletica, ma è grazie ai suoi studi che la ginnastica femminile moderna (l’aggettivo ritmica arriverà solo nel 1970) assunse le forme di come la conosciamo oggi. Superando la concezione statica della disciplina, Sacco Gotta introdusse dinamismo, adesione all’accompagnamento musicale e al ritmo. Insegnava alle ginnaste il solfeggio e suonava al pianoforte gli esercizi sui quali dovevano comporre i loro movimenti. «Lei capì l’importanza di tutte le discipline che stavano nascendo in quegli anni, i nuovi studi sulla psicologia e sulla creatività del bambino, e li ha trasportati nella ginnastica» racconta Anna Vera Pifano, docente ed ex allieva di Sacco Gotta all’ISEF di Roma negli anni 60. «Mi diceva: quando raccogli un oggetto per terra, lo fai con la postura rigida o assecondi il movimento?»
Tante le allieve che hanno ricordato la figura della docente davanti al pubblico presente, tra cui anche tre classi del liceo sportivo Farnesina. «Mi auguro che questi eventi servano a promuovere lo sport non solo tra i giovani, ma anche nell’ambiente culturale e accademico», dice Angela Teja, storica dello sport e tra le promotrici dell’iniziativa. «Molto spesso lo sport negli ambienti universitari non viene riconosciuto come dovrebbe. Ma non possiamo dimenticare la tradizione sportiva, altrimenti si rischia di ricominciare sempre da capo. Questo sapere stratificato è la Storia, e per fare Storia bisogna difendere gli archivi». Parte essenziale dell’incontro, infatti, la presentazione da parte della Dott.ssa Rosalba Catacchio, funzionaria della Soprintendenza Archivistica della Puglia, del lavoro di ricerca e ricostruzione delle carte appartenenti ad Andreina Sacco Gotta e a suo marito, Marco Gotta, ex dirigente della Federazione Ginnastica.
«I tuoi piedi suonano, il tuo corpo suona, noi mettiamo sul pentagramma quello che il tuo corpo suona», ricorda ancora Anna Vera Pifano. Eleganza, armonia, musicalità: sono gli elementi con cui Sacco Gotta ha rivoluzionato la ginnastica ritmica, che solo nel 1970 vide la sua legittimazione ufficiale. Una disciplina che si è evoluta, nel corso degli anni, ma sempre tenendo fede ai principi della sua pioniera. Adesso è di Emanuela Maccarani, allenatrice della nazionale italiana, il compito di trasmettere l’eredità alle nuove Farfalle.
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