Inclusione sociale e parità di genere come valori già all’inizio del ‘900. A Bologna la Sempre Avanti! è più di una società sportiva, è parte del patrimonio culturale cittadino. Nei suoi centoventun anni di età ha accompagnato intere generazioni allo sport dilettantistico e spesso all’agonismo. Scuola di pugilato, ha formato grandi campioni fino a diventare punto di riferimento negli sport da combattimento bolognesi. Una lunga storia di battaglie, dentro e fuori dal ring.
È stata la prima società sportiva italiana di matrice esplicitamente operaia e il fatto che il nome e la scritta ricordino quelli de “L’Avanti”, storico giornale socialista, non è un caso. La Società operaia maschile bolognese – che nell’atto vantava di “avere come presidente onorario perpetuo il generale Giuseppe Garibaldi” – l’ha fondata il 12 maggio del 1901 come sua “Sezione Ginnastica”, nell’allora via Barbaziana, nel cuore del capoluogo emiliano. In un momento storico in cui lo sport si riteneva appannaggio delle élite, i fondatori volevano aprire le attività ginniche alla partecipazione popolare, che lo sport diventasse patrimonio di tutti. All’inizio le principali attività erano l’educazione fisica e la ginnastica ma centrali erano anche iniziative di stampo sociale.
Lo sport, però, proprio di tutti non era ancora. «Le donne, nemmeno a dirlo, erano escluse» racconta Patrizio Del Bello, attuale presidente della Sempre Avanti!, eletto in occasione dei festeggiamenti per il centoventesimo anniversario dalla nascita. «La svolta arriverà nel 1906 quando la società sportiva si emanciperà da quella operaia, senza il venir meno dell’impegno civile e sociale, che anzi ne uscirà rafforzato». Ancora pionieri del cambiamento, i soci fondarono la “Sezione Femminile”, anche questa «prima in Italia». Così la successiva sede di via Maggia diventò un tempio, dove giovani uomini e donne di inizio secolo scorso di dedicavano al culto del corpo, che è anche culto dell’umano.
I campioni della Sempre Avanti erano «sport-men eclettici». Così li definì la rivista “Lo sport illustrato”, edita dalla Gazzetta dello Sport, in una delle numerose copertine a loro dedicate per le tante vittorie degli anni Venti. Se la prima guerra mondiale requisì importanti risorse economiche e umane alla società, infatti, la riorganizzazione permise agli atleti di primeggiare in tante discipline: lanci, salto, corsa, pentathlon. Iniziò la pratica di lotta greco romana e pugilato. «I primi trent’anni di attività avevano dimostrato che promuovere la ginnastica di base, rendendola fruibile a quante più persone, non aveva affatto impedito l’emergere di atleti di valore, anzi. Quarantotto titoli nazionali conquistati tra il 1913 e il 1933 parlavano da soli». La Sempre Avanti! era considerata una delle migliori società di ginnastica a livello nazionale.
Con l’avvento del fascismo iniziò il periodo più duro. Le origini socialiste da subito attirarono le attenzioni degli squadristi bolognesi. «La Sempre Avanti! mise in atto un’opposizione silenziosa costatale diverse ritorsioni» continua il presidente Del Bello. Alla fine però le società ginnastiche furono costrette a confluire nella Bologna Sportiva, associazione di regime. «Il nucleo storico seppellì la bandiera di Sempre Avanti in attesa dei tempi migliori e molti condannarono l’agonismo indiscriminato portato avanti dall’associazione di regime, fedeli alla vecchia idea di sport popolare». Il lottatore Aleardo Donati si rifiutò sempre di diventare professionista, anche dopo vent’anni di combattimenti e 17 titoli di campione italiano.
«Diversi soci e atleti poi andarono in montagna ad unirsi alla Resistenza». La scelta antifascista portata avanti nel silenzio divenne esplicita e lo spirito cristallizzatosi nelle molte battaglie guiderà sempre la società, grazie alle figure storiche, fino al nuovo millennio. Uno su tutti Gastone Sgargi, partigiano della celebre Brigata Stella Rossa e personalità di spicco nell’ambiente, che sarà presidente da metà anni Ottanta fino al 2006 traghettando la società oltre il centenario. A guerra finita dunque vennero dissotterrati i vecchi simboli e arrivò una nuova stagione di successi. «Il dopoguerra fu il periodo d’oro della boxe. Le vittorie dei pugili più conosciuti, penso a Canè o Parmigiani, favorirono l’affermazione a livello nazionale». Nei grandi match del passato si sono consolidati il prestigio e l’esperienza negli sport da combattimento, nel tempo diventati il tratto distintivo e cuore pulsante della società sportiva bolognese.
Oggi la Sempre Avanti! conta oltre tremila tesserati ogni anno, che affollano la sede ormai storica al Renato Dall’Ara e quella di via Stalingrado (all’ex dopolavoro ferroviario). Le sfide di sempre si ripropongono sotto nuove forme. «Quotidianamente gli istruttori lavorano contro il pregiudizio degli sport da combattimento legati ai neofascismi. Per noi è importante che gli istruttori abbiano un certo tipo di cultura inclusiva non maschilista, non machista, non razzista, che non permettano alle ideologie estremiste di sporcare la dignità di arti marziali e sport da combattimento» ci tiene a specificare Del Bello.
A non cambiare invece sono i valori di sempre e l’obiettivo dell’inclusione. «Anche oggi la componente femminile negli sport da combattimento molto forte: muay thai, kick boxing, brazilian jiu jiutsu. Sono quelle le attività in cui abbiamo sia più affiliati che risultati migliori. Negli ultimi anni abbiamo avviato una serie di progetti in collaborazione con servizi sociali, comune, carcere minorile. Facciamo lavori in comunità e a portiamo nei nostri corsi ragazzi in situazione di abbandono, di difficoltà non solo economica. Il nostro obiettivo è il loro recupero e reintegro in società. Abbiamo un team che nel tempo si è occupato di centinaia di ragazzi». Nei centoventun anni della sua storia la Sempre Avanti! ha cambiato molte forme ma non ha mai perso la propria identità. Dal 1901, il messaggio è sempre lo stesso: lo sport dev’essere di tutti.
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