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Esclusiva

Maggio 17 2022
Quando RuPaul sfida la morte

In occasione della giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia, all’ambasciata britannica di Roma si è svolto l’evento “Media e discriminazione LGBT+: UK e Italia a confronto”

«A ottobre Maurizio Corona interviene a Carta Bianca commentando la copertina di Playboy che per la prima volta ritrae un uomo. “Hanno voluto far discutere, se avessero messo una persona normale non sarebbe successo”. Una persona normale». Senio Bonini, giornalista Rai, inaugura l’evento con un esempio di discriminazione per illustrare la situazione italiana a Ben Hunte, senior reporter di Vice News, in occasione dell’evento “Media e discriminazione LGBT+: UK e Italia a confronto” all’ambasciata britannica di Roma.

Organizzato per la giornata contro l’omolesbobitransfobia, alle spalle dei relatori su uno schermo domina immobile la scritta “Great love is for everyone”. Pierluigi Puglia, portavoce dell’ambasciata britannica, chiede a Ben Hunte di presentarsi. «Sono stato il primo corrispondente LGBT della BBC dall’Africa occidentale». «In Italia un ruolo del genere sarebbe impensabile» ribatte subito Senio Bonini. Per il giornalista di Rai 3 non bisogna puntare sui giovani, loro non sono il futuro. «I giovani non hanno bisogno di essere evangelizzati attraverso un’informazione corretta che passi per i media mainstream perché si nutrono in altri luoghi. Però quando queste reti fanno ancora grandi numeri i danni sono enormi».

Ben Hunte delle nuove generazioni, non anagrafiche ma giornalistiche, ne fa parte. Prima di essere senior reporter a Vice News e corrispondente per la BBC, da neo-assunto negli uffici di Google decide di aprire un canale Youtube e puntare tutto sulla sua presenza nei social. Dopo qualche mese abbandona gli studi dell’azienda americana per dedicarsi al giornalismo a tempo pieno. «Se guardo indietro in UK mi rendo conto che non sarei potuto esistere. Un uomo nero e gay. Quando da piccolo guardavo una serie tv con un protagonista uguale a me, mi sembrava di esistere. Il cambiamento che vedo è che ora mi posso sentire a mio agio nel dire chi sono a tutto il mondo».

Su un punto cruciale del dibattito, i due relatori sembrano essere d’accordo senza tentennamenti. Bonini afferra il microfono per primo citando i casi di Polonia, Ungheria e la loro limitazione della comunità LGBT+ negli ultimi anni. «Queste sono regressioni enormi, non si può tornare al passato. Ciò che è acquisito è acquisito». Anche per Hunte «Stiamo andando indietro sui diritti LGBT ogni singolo nei media inglesi c’è un dibattito sulle persone transgender. Questa è un’occasione sprecata che potrebbe essere sfruttata».

Con il suo compagno di vita, Senio Bonini ha due figli che sono stati adottati negli Stati Uniti. «Ho parlato in televisione della mia famiglia omogenitoriale. Sono stato introdotto come una persona che ha conosciuto per anni la diversità e un mondo diverso. Io ero lì di fronte e non capivo. C’era la difficoltà di dare un nome a un giornalista gay e con dei figli».

Dai candelabri in cristallo che riempiono il soffitto la luce si riflette sui drappi di raso rosso delle tende e sulle piccole fette di torta addobbate con la bandiera del Regno Unito. Un piccolo gesto per farsi riconoscere, riaffermare la propria identità. Ciò che per Ben Hunte definisce la grande importanza dei media. «Nella situazione odierna non possiamo vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Ci sono troppi bicchieri. Pensate che la comunità LGBT+ in Ghana vive nella clandestinità e nel pericolo di una morte costante. Ma fidatevi che fanno di tutto per vedere il prima possibile ogni nuova puntata di RuPaul Drag Race».