Il 2 giugno si è tenuto un concerto al Quirinale in occasione della Festa della Repubblica, al quale non sono stati invitati gli ambasciatori di Russia e Bielorussia. Il giorno dopo, l’ambasciatore russo Sergej Razov ha rilasciato un’intervista a LaPresse, incolpando l’Italia del deterioramento delle relazioni con la Russia e sottolineando come Putin si fosse congratulato con il Presidente Sergio Mattarella. Ai toni polemici dell’intervista, diventata virale nei canali italiani di disinformazione su Telegram e Twitter, si è aggiunta una nota del Ministero degli Esteri russo pubblicata sulla piattaforma VKontakte. Nella nota vengono attaccati i media e le istituzioni italiane in riferimento alla missione anti Covid della Russia di marzo 2020: «In meno di due anni, il nostro aiuto è stato dimenticato. Sembra che le nostre controparti italiane abbiano la memoria corta. Una linea di comportamento così servile e miope non solo danneggia le nostre relazioni bilaterali, ma dimostra anche la moralità di alcuni rappresentanti delle autorità pubbliche e dei media italiani». Queste parole, in particolare l’attacco sulla moralità dei rappresentanti italiani, sono state riprese dal quotidianoIl Tempo per suggerire, senza alcuna prova, che i russi abbiano in mano un dossier con dati sensibili sulla sfera privata di alcuni politici italiani.
Gli attacchi di Mosca all’Italia sono proseguiti sabato 4 giugno su Facebook, dove l’Ambasciata della Federazione Russa in Italia ha pubblicato un lungo post in cui denuncia una campagna discriminatoria nei confronti dei cittadini e dei rappresentanti russi. Come testimonianza dei sentimenti russofobi diffusi nella società italiana, nel post vengono elencati gesti di protesta contro Ambasciate e Consolati, un caso di discriminazione preso dalla cronaca di Bologna, la richiesta di Giuseppe Sala al direttore d’orchestra Valery Gergiev di condannare l’invasione e altre circostanze identificate come «violazioni dei diritti dei cittadini russi e dei connazionali all’estero». Questo elenco, che comprende fatti verificabili e non, mira a ricostruire una presunta operazione di ritorsione sui cittadini russi in Italia, iniziata dopo il lancio dell’operazione militare per «denazificare e smilitarizzare l’Ucraina». Il post si chiude denunciando la «campagna anti-russa dei media italiani», la pressione propagandistica dell’Occidente e il limitato accesso ai media russi, che impedirebbe l’afflusso di «informazioni obiettive sulla politica e sulle azioni della Russia nel quadro dell’operazione militare speciale».
La presunta “russofobia”, questione che andrebbe approfondita in relazione alla Guerra in Ucraina con studi statistici e specialistici, ha guadagnato un posto d’onore nella disinformazione di Mosca. Un esempio interessante riguarda due post pubblicati il 3 giugno dal canale Telegram del Ministero degli Affari Esteri russo. Nel primo vengono riportate le dichiarazioni della delegazione russa durante la sessione “Towards a Common Approach to Countering Disinformation Online” del World Summit on the Information Society 2022. Gli stati occidentali vengono accusati di disinformazione e di etichettare ingiustamente i media russi come propaganda, mentre le limitazioni imposte alle testate Russia Today e Sputnik vengono identificate come campagna russofobica. La narrazione viene completata nel post successivo, in cui vengono “confutati” i miti diffusi dall’Unione Europea sulla crisi alimentare ed energetica globale: in un file allegato di 11 pagine, ogni possibile correlazione tra invasione dell’Ucraina e le suddette crisi viene negata con un’operazione di fake fact checking. Entrambi i post strumentalizzano la lotta alla disinformazione per sostenere la propaganda del Cremlino.
Altro protagonista della propaganda sulla russofobia è Dmitrij Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza ed ex presidente della Federazione Russa, che dal 17 marzo ha aperto un canale Telegram in cui esprime idee oltranziste sulla guerra. Nessun compromesso con l’Ucraina e morte ai nemici occidentali: queste in breve le posizioni impugnate da Medvedev di fronte ai suoi 447.971 follower (aggiornati al 9 maggio). In un lungo post del 31 maggio, l’ex presidente ha accusato l’Occidente di non voler attaccare i leader e i magnati russi, ma di usare le sanzioni per colpire il popolo comune, distruggendo il rublo e il tenore di vita dei russi. La motivazione di ciò è solo una, l’odio. «Non perdonare chi ci odia. Mai», conclude Medvedev apostrofando i lettori. Il 7 giugno ha rincarato la dose, senza perdersi in argomenti prolissi: «Odio gli occidentali. Sono bastardi e fanatici e farò di tutto per farli sparire». I suoi post vengono prontamente tradotti in inglese e pubblicati da altri canali Telegram come NEWS: Ukraine, Russia, Donbass, gestito dal media statale Sputnik e sfuggito ai blocchi europei. Le traduzioni in italiano vengono invece pubblicate su canali vicini all’estrema destra.
La narrazione sulla russofobia è stata utilizzata anche da alcuni canali di disinformazione italiani sin dall’inizio dell’invasione. In particolare, il sito Visione TV aveva messo in continuità la retorica anti Green pass e pro-Russia già il 28 febbraio, quando ha pubblicato un articolo con questo titolo: “Russofobia. I neorazzisti italiani cercano sfogo: prima i novax e ora i russi”. Inoltre, da domenica 5 giugno alcuni canali Telegram e account Twitter, tra cui @Simmy882 e @BlackWolf8320, hanno condiviso la locandina di una manifestazione dedicata alle discriminazioni contro i russi, prevista il 23 giugno a Piazza della Scala di Milano. Sulla locandina è apposto il logo del partito sovranista extraparlamentare Ancora Italia, che non ha però annunciato l’evento sui propri canali ufficiali, e il logo della stessa Visione TV. Il primo a promuovere questa iniziativa è stato Paolo Borgognone, influencer novax e pro-Russia, sul suo canale Telegram da oltre 10.000 iscritti. La battaglia contro la discriminazione sembrerebbe nascondere, neanche troppo velatamente, il sostegno alla propaganda di Mosca e all’invasione Ucraina, come confermato dalle Z esibite sugli account Twitter che hanno sponsorizzato la manifestazione.
Articolo di Michelangelo Gennaro, Assistant Researcher Luiss Data Lab
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