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Esclusiva

Luglio 28 2022
Lo scudo anti-spread per imporre un nuovo governo Draghi all’Italia è una fake news

Il sito visionetv.it mette in relazione, in maniera fuorviante, il nuovo strumento della BCE e la possibilità che Mario Draghi torni a Palazzo Chigi

Notizia: Scudo anti-spread, il modo in cui la BCE può votare per il ritorno di Draghi

Fonte: Scudo anti-spread, il modo in cui la BCE può votare per il ritorno di Draghi | Blog, su visionetv.it, 21 luglio 2022

La notizia:

«Comunque si evolva nell’immediato la crisi di governo, bisogna mettere in conto l’eventualità che la Banca Centrale Europea voti a favore di un Draghi sempre in sella»: inizia così la notizia riportata dal sito visionetv.it che allude a una possibile ingerenza della BCE all’interno della politica italiana. Al centro dell’articolo viene messo il tavolo organizzato dall’istituto bancario europeo che, il giorno dopo la caduta del governo guidato da Mario Draghi, si trovava a dover delineare le linee guida e le condizioni per poter accedere a un nuovo strumento, il “Transmission Protection Instrument (TPI”), detto anche scudo anti-spread.

L’articolo non entra nello specifico delle condizionalità e le dipinge anzi come un pretesto con cui la Banca Centrale Europea potrebbe dettare la linea politica italiana: «Si tratta di decidere quando intervenire per abbassare lo spread. Guarda caso con le dimissioni di Draghi si è alzato lo spread fra i Btp italiani e i Bund tedeschi, e per buona misura sono crollati in borsa i titoli bancari. Più aumenta lo spread, più l’Italia avrà bisogno dello scudo anti-spread della BCE»

Con l’intento di suffragare l’ipotesi di un’ingerenza europea nel prossimo governo italiano, l’articolo traccia, senza citare quali siano le condizioni per accedere allo scudo anti-spread, due possibili scenari per il ritorno di Draghi come Presidente del Consiglio: «Forse le decisioni della BCE sulle condizioni per attivare lo scudo anti-spread saranno tali da indurre Mattarella ad assegnare un nuovo incarico a Draghi, in nome della sua “credibilità” presso le istituzioni europee […] Ma è legittima anche un’altra ipotesi. Draghi sapeva che le condizioni della BCE sarebbero state durissime. Si è dimesso solo per essere invocato fra qualche tempo a fronteggiarle e per ottenere carta bianca a politiche ancora più neoliberiste».

Il debunking della notizia:

L’articolo di visionetv.it mette in maniera fuorviante e in una falsa correlazione eventi tra loro distanti.

Innanzitutto, la Banca Centrale Europea (BCE) non ha il potere di influenzare la politica di nessun stato membro ma si limita a controllare la politica monetaria dell’Unione Europea. Questa linea è scritta nello statuto della BCE, che si pone come compiti unici quelli di «definire e attuare la politica monetaria dell’Unione; svolgere le operazioni sui cambi in linea con le disposizioni dell’articolo 219 del Trattato sul funzionamento dell’Ue; detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri; promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento»

Le voci di ingerenze della BCE all’interno della politica italiana si rincorrono dal 2011, quando il presidente uscente dell’istituto, Jean-Claude Trichet, e quello entrante, Mario Draghi, scrissero una lettera all’allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dando dei suggerimenti sulle azioni da intraprendere per fare sì che lo spread, allora a quota 600 punti, scendesse. La democrazia italiana in quell’occasione non subì alcuna pressione esterna, Berlusconi si dimise dopo aver scritto la legge di bilancio e al suo posto arrivò, solo dopo consultazione con i partiti, Mario Monti, sostenuto da un governo di unità nazionale. L’arrivo di Draghi lo scorso febbraio ebbe uno scenario simile: dopo la crisi di governo del secondo governo Conte, il Presidente della Repubblica chiese alle forze politiche di «sostenere un governo di alto profilo» solo dopo che le altre soluzioni tentate fallirono. Inoltre, Draghi non si è dimesso perchè «sapeva delle condizionalità che la BCE avrebbe posto», ma per la crisi di governo voluta dal Movimento 5 Stelle e che ha portato il 20 luglio alla dissoluzione della maggioranza che lo sosteneva.

Per quanto riguarda lo scudo anti-spread e le sue condizionalità si deve prima capire cosa sia lo spread. È la differenza tra gli interessi dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi. Questa differenza viene calcolata sulla base di alcuni indicatori come, ad esempio, la crescita del PIL, la disoccupazione, il rapporto tra lavoratori e pensionati, la stabilità politica e altri fattori. Lo spread indica quanto l’Italia pagherà in più rispetto alla Germania per prendere in prestito denaro dai mercati internazionali. Essendo l’inflazione molto alta in questo momento, i titoli di stato italiani diventano più rischiosi (aumenta lo spread) e i detentori di quei titoli li vendono facendo alzare ancora di più lo spread. Come si legge nell’articolo di Fanpage, a firma di Tortuga, un think tank di economisti, per contrastare questo fenomeno la BCE ha pensato allo scudo anti-spread.

Il Transmission Protection Instrument (TPI) è stato modellato per prevenire che ci sia una crescita eccessiva e disordinata dei tassi di interesse nell’area Euro. Se un paese chiederà di accedere a questo strumento, le condizioni che la BCE valuterà saranno se i tassi stanno salendo in maniera proporzionale al rischio. Gli altri criteri di eleggibilità sono finanze pubbliche e politiche economiche sostenibili, come le regole europee in tema di deficit ed essere al passo con gli obbiettivi del Recovery Fund, oltre all’assenza di squilibri macroeconomici eccessivi. Nell’articolo di FanPage inoltre ci si pone la domanda se l’Italia deciderà di attivarlo o meno: «Ad oggi sembra (l’Italia n.d.r) che rispecchi i criteri di eleggibilità tuttavia l’attivazione non è scontata, se i tassi saliranno eccessivamente a fronte dell’instabilità politica non vi sono le condizioni per cui il Consiglio Direttivo decida di attivarlo, poiché significherebbe intervenire su un problema politico con uno strumento di politica monetaria, azione che porterebbe la BCE ad agire al di fuori del proprio mandato»