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Esclusiva

Dicembre 10 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 11 2022
Dal Covid-19 all’influenza. La parola alla scienza

Le ipotesi di infettivologi ed esperti sui rischi di una doppia ondata

«È influenza o Covid-19?». È l’interrogativo che si pone un italiano su due quando accusa tosse, mal di testa o febbre. Lo attesta la ricerca guidata da Human Highway per Assosalute (Associazione Nazionale Farmaci di Automedicazione), parte di Federchimica. Si legge che ansia, stanchezza, tristezza e diffidenza non abbandonano le persone. «Siamo nella ‘zuppa di omicron’». Per il professore Roberto Cauda direttore dell’UOC Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma – «non si ipotizza, considerando le nuove varianti, un ritorno al passato. Il virus prende le nostre misure e noi prendiamo le misure per il virus. Il pericolo riguarda anche l’influenza. Nell’ultima stagione 2017-2018 sono state colpite 8 milioni di persone».  

Dopo l’arrivo del Coronavirus nel 2019 l’influenza ha rallentato il passo. Ma, adesso, con l’allentamento delle misure di prevenzione, il rischio è che il virus ritorni nelle nostre case. Accade così che le persone – vittime della sindrome della Capanna – hanno paura di uscire o di lasciare la propria abitazione. Complesso rispondere alla domanda: «quale diffusione del virus bisogna aspettarsi?». Per gli esperti bisogna preoccuparsi di entrambi.   

Il virus da Covid-19 è cambiato. «Ci sono state più di 50 mutazioni. Questo significa che il tipo di infezione è diversa da quelle precedenti. Come si è visto quest’estate, pur in presenza di oltre 100.000 contagi al giorno, il virus si è dimostrato meno patogeno». Cauda spiega come i sintomi siano diversi rispetto all’esordio. Sono condizioni, spesso, simili all’influenza. Il «raffreddore» è un esempio e la durata del contagio può essere molto «breve».  

Una forma di Coronavirus che si distingue dalle altre. Secondo il professore – «si potrebbe parlare di Sars Cov3, una forma meno grave rispetto a quella di un anno fa, ma molto trasmissibile. Per i fragili per età e patologia è indicata la somministrazione del vaccino bivalente – una metà è convenzionale e l’altra è adattata alle varianti Omicron – che fornisce una protezione superiore».  

Il direttore dell’UOC Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma torna a parlare dell’importanza del vaccino, senza dimenticare che «il rischio è a metà, con l’aggravante per il Covid, più trasmissibile. Una persona che lo contrae contagia quindici persone. Sono due nel caso dell’influenza». 

Sui rischi ragiona anche Nicola Petrosillo. Il professore, infettivologo del Campus Biomedico di Roma è d’accordo nel non ritenere che un virus possa prevalere sull’altro e insiste sul potere delle varianti. Queste modificano la proteina spike di superficie e, in questo modo, il virus entra nel nostro corpo. Quando la proteina cambia, gli anticorpi spontanei (evocati da una precedente infezione) o provocati dal vaccino non la riconoscono, rendendo facile la circolazione del Covid-19. «Ogni volta che si produce una nuova sotto-variante, il numero di casi di infezioni da SARS-CoV-2 aumenta. Tuttavia non è prevedibile l’emergenza di mutazioni che determinano lo sviluppo di un virus più trasmissibile e più virulento».  

D’altronde si parla di numeri che fanno riflettere. Nell’ultimo mese sono stati registrati 881.934 casi di Covid in Italia come indica l’Istituto Superiore di Sanità aggiornato al 6 dicembre 2022. L’incidenza dopo un iniziale aumento è stabile. I decessi hanno raggiunto la cifra di 1923. Questo implica che, ogni settimana, sono morte tra le 500 e le 600 persone. Le regioni più a rischio sono: Emilia Romagna, Liguria e Marche.  

Il tasso di letalità (il rapporto tra il numero di morti e il numero di malati di una specifica malattia) nel caso del Coronavirus si è modificato, «si è ridotto notevolmente rispetto agli anni precedenti» – spiega Petrosillo. In una scala ipotetica il professore individua tre ragioni: «1. la vaccinazione ha ridotto la capacità di infettarsi. Coloro che vanno in terapia intensiva hanno, spesso, altre patologie. Le persone entrano in ospedale con il Covid, non per il Covid. Chi arriva in pronto soccorso, di frequente, non è vaccinato e il rischio di andare in terapia intensiva è sei volte maggiore. 2. L’approccio terapeutico (la gestione dei pazienti) è migliorato rispetto al 2020. Si pensi all’utilizzo di ossigenoterapia non invasiva, quindi senza intubazione meccanica, una procedura che porta anche dei rischi di complicanze infettive. 3. Il Covid è cambiato. Le sue mutazioni hanno determinato una maggiore trasmissibilità e una minore virulenza». 

Alcuni dati riportati da Petrosillo chiariscono il quadro sull’influenza e sull’utilità del vaccino anche in questo caso. «Stiamo assistendo ad un aumento dell’incidenza di nuovi casi di influenza soprattutto nella fascia sotto i 5 anni (si parla di 40 casi per 1000 bambini). Il flusso è da 5 a 10 volte maggiore dell’infezione da SARS-CoV-2. La maggior parte di queste infezioni è dovuta al ceppo influenzale AH3N2 (Darwin), che è lo stesso contenuto nel vaccino ora circolante».  

Un’ulteriore conferma di quanto detto è quella di Massimo Andreoni, ordinario di Malattie infettive e direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie Infettive di Roma Tor Vergata. «Si ipotizza un trend in salita per i due virus e nelle prossime settimane la situazione peggiorerà. Negli ultimi dieci giorni nel nostro reparto sono morte tre persone per Covid (due non vaccinate e una immunodepressa). La variante Omicron ha una grande facilità nel creare sotto-varianti, è altamente instabile. È anche certo che l’influenza non sia circolata nelle ultime due stagioni e questo è preoccupante, perché trova una popolazione meno preparata. Si temono tra i 5.000 e i 15.000 decessi in Italia». 

Si tratta di dati ricavabili dal rapporto della sorveglianza integrata dall’influenza – realizzato da EpiCentro, il portale di epidemiologia per gli operatori sanitari

Infettivologi ed esperti non sembrano escludere alcuna strada di contagio. Il contenimento del virus, sia influenzale che da Covid-19, è attuabile con il completamento dei cicli di vaccinazione e il rispetto delle norme di comportamento, come l’utilizzo delle mascherine e il distanziamento. Le migliori strategie per invertire il trend. 

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