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Esclusiva

Gennaio 9 2023
David Sassoli e la necessità di modellare la storia

Al teatro Quirino di Roma la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen alla presentazione del libro David Sassoli. L’audacia e la saggezza

Un grande politico, un uomo delle istituzioni, prima ancora un abile giornalista. David Sassoli è stato tutto questo e altro ma per riassumerlo in una frase la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen dice semplicemente: «David era un uomo coraggioso». Una frase accolta con un appaluso dalla platea riunita al teatro Quirino di Roma per la presentazione del libro David Sassoli. L’audacia e la saggezza, curato da Claudio Sardo che, a un anno dalla sua scomparsa, raccoglie i discorsi pronunciati da Sassoli come presidente del Parlamento Europeo, carica che ha ricoperto dal 2019 alla morte avvenuta a gennaio 2022. La prefazione è firmata dal Presidente della Repubblica Mattarella che lo definisce a sua volta «uomo mite e coraggioso». Proprio il discorso di insediamento pronunciato dall’ex giornalista del Tg1 appena eletto dà il titolo al volume: «L’audacia e la Saggezza» sono le qualità che «per David servivano a governare i tempi di cambiamento», sottolinea in apertura Carlo Feltrinelli, editore del libro, i cui proventi saranno destinati al centro di ricerca oncologica di Aviano.

Alla presenza di Enrico Letta, Romano Prodi e Ursula von der Leyen (intervenuta poco prima dell’incontro con la premier Giorgia Meloni) a moderare l’evento in memoria di Sassoli è la giornalista Lucia Annunziata. Gli onori di casa spettano al sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che ricorda la caratura politica di Sassoli e l’importanza dei suoi discorsi di marzo e aprile 2020 in cui l’allora presidente dell’Europarlamento anticipò la necessità di mettere in campo un intervento e degli strumenti di debito comune per fronteggiare la crisi economica dovuta alla pandemia di Covid-19. Non manca in chiusura una stoccata alla «crisi populista» che era in corso in Italia al momento della sua elezione, quando in Italia arrivava al culmine l’esperienza del governo Lega-Cinquestelle.

David Sassoli e la necessità di modellare la storia
Il libro con i discorsi di David Sassoli

Un duello a distanza con il centrodestra che può avere un contrappunto grazie a un intervento imprevisto, quello del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che era stato a sua volta presidente dell’Europaralmento con Sassoli come vice e poi presidente della commissione Affari Costituzionali durante la presidenza Sassoli. Il ministro sceglie di ricordare il collega attraverso il forte senso delle istituzioni che quest’ultimo ha sempre dimostrato. «Difendere le istituzioni non è né di destra né di sinistra né di centro», dichiara con quella che può essere una velata difesa delle accuse rivolte al governo Meloni sulla scelta di porre la fiducia sulla manovra e sul decreto rave, limitando il ruolo del Parlamento. «Sia io che David abbaimo sempre cercato di dare la massima centralità al Parlamento Europeo, pur da schieramenti politici opposti, impegnandoci perché potesse ottenere l’iniziativa legislativa». «David ha dato l’anima per le istituzioni europeo», conclude tra gli applausi.

L’eredità di David Sassoli secondo Ursula von der Leyen

L’intervento più atteso è quella della presidente von der Leyen, una persona che nell’ambito delle istituzioni europee ha avuto modo di stringere un rapporto politico e personale con Sassoli. Proprio per questo il primo saluto va alla moglie e ai figli di Sassoli presenti in sala. Poi si passa al ricordo del politico. La presidente della Commissione sottolinea come lei stessa fosse presente a molti dei discorsi raccolti nel libro, ma uno le è rimasto impresso a fuoco, quello pronunciato da Sassoli durante la visita al campo di concentramento di Fossoli, in provincia di Modena, del luglio 2021: «Sapete perché l’Europa fa paura ai dittatori», disse Sassoli nel campo dove vennero sterminati decine di partigiani «Perché noi siamo la prova che la dittatura si può superare e se ce l’abbiamo fatta qui ce la possiamo fare ovunque», questo mesi prima dello scoppio della guerra in Ucraina da parte di quella stessa Russia in cui Sassoli era stato dichiarato “persona non grata”. «Alla fine», racconta commossa von der Leyen, «David ruppe il protocollo e prese la mia mano, un gesto di unità che vale più di mille parole».

L’aneddoto sintetizza quello che secondo la presidente era una caratteristica chiave per comprendere la figura di David Sassoli, il suo «profondo senso della storia». «David, figlio di partigiani», spiega von der Leyen dal palco, «sapeva benissimo cosa veniva prima dell’Unione Europea» e per questo era il più strenuo difensore delle sue istituzioni e dei suoi valori democratici e credeva che la chiave fosse ascoltare le voci di quelli che saranno i cittadini europei di domani. «Sulle proteste contro la crisi climatica diceva che erano i giovani a insegnare qualcosa a noi». Un atteggiamento che derivava a Sassoli anche dalla sua esperienza di giornalista, che «sapeva sempre quando era il momento di smettere di osservare la storia e cominciare a modellarla». 

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Un’affermazione che trova sulla stessa lunghezza d’onda anche il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. «David Sassoli è uno che non ha accompagnato la storia, ma l’ha cambiata» con una decisione in particolare, quella di tenere aperto il Parlamento Europeo dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19. «Questo ha consentito il miracolo del Next Gen EU. Senza quel gesto e la sua voce forte non ci sarebbe stato chi ha convinto i “cattivi” dell’Ue – detto col sorriso – il Consiglio, quelli che frenano sempre».

Il ruolo dell’Ue durante la pandemia e ora la forte risposta unitaria all’invasione dell’Ucraina hanno dimostrato la potenzialità delle istituzioni comunitarie, che però per funzionare al meglio devono sempre essere in movimento. Ne è convinto Romano Prodi, ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Commissione Europea: in pieno accordo con Letta, Prodi individua la principale debolezza dell’Ue nel diritto di veto che oggi permette a un singolo Stato di bloccare le decisioni comunitarie. Dal palco Prodi guarda negli occhi la presidente von der Leyen quando auspica il superamento del meccanismo dell’unanimità che «rende ogni nano un gigante» e che per Letta viene sfruttato sempre come «un ricatto per ottenere altro, mai come un modo per difendere dei valori». La proposta del segretario dem uscente è quella di rimodulare il potere di veto in modo che occorrano almeno tre paesi per utilizzarlo. Un cambio di passo che permetterebbe di affrontare in maniera più decisa anche il problema della corruzione scoppiato con lo scandalo Qatargate. «Chissà cosa penserebbe David di schifezze che sono uscite dal parlamento Europeo oggi», commenta Letta. Cosa avrebbe detto non lo sapremo mai, ma di certo Sassoli aveva già la risposta prima che il marcio venisse allo scoperto. «Oggi c’è la possibilità di formare un’autorità etica europea proposta da von der Leyen a inizio mandato e da Sassoli stesso», ricorda Letta, dimostrando la volontà di portare avanti la memoria di Sassoli non solo attraverso il ricordo, ma soprattutto continuando a modellare la storia.