Traghetti diretti in Corsica, Sardegna e Isola d’Elba, turisti che partono pallidi e rientrano abbronzati, locali che fanno il bagno e terminano la giornata con un aperitivo al tramonto. Sullo sfondo una delle industrie pesanti più efficienti d’Italia. Piombino, lo snodo portuale più importante della costa toscana, è abituata a vivere la dicotomia tra l’industria e il turismo di passaggio, tra le tute blu invernali e il costume da bagno non appena arriva la primavera. C’è una nave, però, che i piombinesi non vorrebbero che attraccasse in porto. Un gigante fatto di tubi e alluminio che presto potrebbe prendere possesso della banchina est del porto. Il nome è Golar Tundra, la nuova nave rigassificatrice di SNAM, ed è stata al centro della campagna elettorale, prima che caroselli e congressi risucchiassero l’attenzione della politica.
Nonostante questo, il dissenso a Piombino rimane alto. Portato avanti dalla giunta guidata da Francesco Ferrari (FdI) e da cittadini comuni, che si sono organizzati in una rete contro il rigassificatore e contro i depositi di GNL (gas naturale liquefatto). Hanno deciso in una riunione, tenutasi il 17 gennaio, di fissare una manifestazione nazionale che avverrà a qualche giorno di distanza dall’udienza che il Tar del Lazio terrà in merito alla questione.
Come siamo arrivati a Piombino
Il primo giugno 2022 SNAM acquista la Golar Tundra, costruita nel 2015 e capace di stoccare fino a 170.000 metri cubi di gas naturale liquefatto. «La rigassificazione consiste nel rendere di nuovo gassoso un gas che è stato liquefatto. All’origine si trova allo stato gassoso, per trasportarlo su lunghe distanze viene liquefatto per poi renderlo di nuovo gassoso a una temperatura criogenica di -162 C°». Il professor Giampaolo Manfrida, docente di energia industriale all’Università di Firenze e attento fin da subito alla questione Piombino, spiega così il processo di rigassificazione.
Per il governo Draghi, la nave rigassificatrice diventa un’opera chiave da affiancare agli altri rigassificatori on shore già esistenti. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e i nuovi contratti firmati, in particolare con l’Algeria, serve che l’Italia riesca ad essere quanto più indipendente possibile. La Golar Tundra, nelle idee del governo, permette flessibilità. Infatti, la metaniera dovrebbe rimanere a Piombino per soli tre anni prima di essere spostata altrove, con Ravenna e Civitavecchia candidate per accogliere la nave.
Fin da subito la SNAM sostiene che l’imbarcazione deve attraccare «in un porto del centro-nord» per sfruttare a pieno la capacità dell’impianto e perché sia collegato alle zone d’Italia che per motivi industriali e climatici consumano una maggiore quantità di gas.
Per velocizzare il progetto l’esecutivo di Mario Draghi, sostenuto dall’amministrazione regionale, elimina le valutazioni d’impatto ambientale e riduce i tempi delle procedure amministrative. La giunta di Piombino protesta per i rischi che la struttura si porta dietro: «I rischi ci sono come in tutte le aree portuali dove c’è dello stoccaggio combustibili, in particolare per il movimento che la nave ha in mare. Tuttavia, sono rischi gestibili. Non è l’unico cargo contenente materiale pericoloso che transita per l’Italia».
La transizione ecologica
È vero: un impianto che, con la crisi climatica di cui si vedono gli effetti quotidianamente, aumenta la dipendenza italiana al fossile è una scelta anacronistica, ma il taglio sul fossile è ancora impensabile per alcune aziende italiane, spiega il professor Manfrida: «Lasciare il gas può essere una soluzione per gli utenti finali, per i cittadini che possono decidere di riscaldare le proprie case utilizzando altre fonti di energia. Già questo taglierebbe il consumo di gas del 30%. Per molti settori industriali, il gas è ancora centrale. Questo perché i processi industriali si svolgono a temperature che non sono sostenuta dall’energia elettrica o dalle rinnovabili».
I tre rigassificatori esistenti in Italia ad oggi, Piombino sarà il quarto, «non hanno mai lavorato a piena capacità. Lo fanno solo da un anno per supplire ai mancati arrivi dalla Russia». Ma quindi: è una soluzione lungimirante? «È una soluzione tampone, non si stanno facendo passi avanti a livello tecnologico. Non sono un fan del rigassificatore perché è molto costoso liquefare il gas e nella liquefazione se ne perde circa il 10%. Ci sono sistemi più avanzati per recuperare quel gas, oppure come stanno facendo in Corea del Sud c’è la possibilità di affiancare alle navi anche lo sviluppo dell’idrogeno come fonte di energia» spiega Manfrida.
Politica e società civile
A livello politico la convergenza per dire «no» al rigassificatore di Piombino è di colore rossobruno. Fratelli d’Italia e Sinistra Italiana, sul territorio, si sono opposte fin da subito al progetto del governo Draghi. Gli unici a favore con iniziative e conferenze sono stati i delegati del Terzo Polo. Francesco Ferrari dopo che il Tar ha autorizzato l’attracco in porto ha deciso di impugnare la sentenza, creando problemi a Giorgia Meloni che sull’argomento non ha mai preso posizione chiaramente. In questo senso la decisione della Regione Toscana e del Tar le sono andate in soccorso per non affrontare la questione sul territorio.
«Il Comitato Salute Pubblica di Piombino non si arrende, continua la lotta democratica e pacifica contro l’installazione nel piccolo porto cittadino della Golar Tundra». Inizia così il post sulla pagina Facebook dell’organizzazione, che raccoglie al suo interno la società civile piombinese, che si oppone all’arrivo della nave sulla Costa degli Etruschi. «Il TAR ha ravvisato per il momento che non vi sia pericolo, poiché la nave non è in porto e che i lavori in corso non rechino pregiudizio alla salute e all’ambiente, respingendo l’istanza sospensiva».
Negli altri paesi europei progetti del genere sono tollerati dalla cittadinanza, basti pensare a Barcellona, che nel suo porto ha installato uno dei più grandi rigassificatori d’Europa: «Qualora si decidesse di sospendere il progetto, il gas arriverebbe da Barcellona. Niente transizione ecologica, ma ci si indignerebbe meno perché i tubi sottomarini non si vedono». Il 2023 sarà l’anno delle decisioni irrimandabili per la cittadina toscana. Intanto, il futuro del rigassificatore di Piombino fluttua nell’aria e avvolge tutto il resto in una nebulosa