«Fifa e Uefa non possono giustificare il proprio comportamento anticompetitivo». Sul campo l’avventura della Superlega era finita in 48 ore nell’aprile 2021, quando dodici club europei, tra cui Inter, Milan e Juve, lanciarono la fondazione di una competizione d’elite in cui avrebbero avuto sempre un posto – e guadagni – garantito. Le proteste di piazza dei tifosi avevano affondato l’iniziativa sul nascere. La vicenda giudiziaria va invece avanti da due anni e, in attesa della decisione dalla Corte dell’Unione Europea che arriverà entro pochi mesi, la sentenza dell’Audiencia Civil di Madrid del 31 gennaio riporta il punteggio sull’1-1 dopo il parere pro Uefa dell’avvocato generale della Ue. La sentenza che ha fatto esultare Real Madrid, Barcellona e Juventus, i tre club dei dodici originali che portano ancora avanti la battaglia della Superlega, ripristina le misure cautelari che il tribunale mercantile di Madrid aveva messo in campo in una prima udienza dello stesso aprile 2021 e che erano poi state annullate da una successiva sentenza. Ora il ricorso dei tre club contro l’annullamento è stato accolto, dopo che il tribunale spagnolo ha riconosciuto come effettivamente monopolistica la posizione di Fifa e Uefa nell’organizzazione delle competizioni calcistiche. Quest’ultima decisione impedisce di sanzionare i club coinvolti nella Superlega prima che il procedimento sia concluso.
Il significato della sentenza per la Superlega
«Si tratta di un punto a favore della Superlega», commenta il professor Francesco Cherubini, docente di Diritto dell’Unione Europea dell’università Luiss. Le misure cautelari come quelle appena ripristinate dall’Audiencia Civil, spiega l’esperto, si adottano in presenza di due presupposti: il primo è il Periculum in mora, ovvero la possibilità che una delle parti in causa possa prendere, prima della fine del procedimento, delle decisioni che ne rendano inutile l’esito: in questo caso l’eventuale esclusione dei club coinvolti dalle competizioni europee e nazionali che produrrebbe un gigantesco danno economico ai sanzionati. Il secondo è il fumus boni iuris, di gran lunga più importante in questo caso, perché significa che il tribunale ha riscontrato la possibilità che il ricorrente, la Superlega, possa avere ragione.
Il giudice ha individuato da parte di Fifa e Uefa una probabile violazione delle norme sulla concorrenza, il punto su cui si sta giocando la partita presso la corte del Lussemburgo. Poche settimane fa, le conclusioni, non vincolanti, dell’avvocato generale della Ue erano andate in senso contrario. La posizione delle federazioni internazionali era ritenuta in linea con le norme sulla concorrenza: i club europei sono liberissimi di creare una propria competizione privata, ma non hanno diritto di opporsi a eventuali sanzioni decise dalla Uefa e dalle Federazioni nazionali. Il triplice fischio dell’intricata partita Superlega arriverà con la sentenza della Corte dell’Unione Europea, che deciderà se siamo o meno in presenza di un monopolio. Ma secondo il professor Cherubini il passaggio decisivo della decisione di Madrid è un altro. «Nelle conclusioni i giudici spagnoli affermano che le loro decisioni valgono “Fatte salve le decisioni della la corte Europea”, a cui si atterranno, ma subito dopo ricordano che generalmente la Corte lascia sempre un margine di discrezionalità nell’applicazione delle sentenze. In sostanza si dicono fiduciosi che quand’anche la sentenza Europea dovesse andare contro la Superlega non sarebbe così perentoria come le conclusioni dell’Avvocato Generale, lasciando quindi un margine di azione».
La situazione dei club
La situazione resta dunque congelata fino al pronunciamento della Corte Ue. Marco Bellinazzo, giornalista del Sole 24 Ore, si dice certo che se quest’ultimo andrà a favore della Superlega «i club importanti si muoveranno subito per riproporla. Lo strapotere economico raggiunto dai club della Premier League inglese impone un cambio di format per riequilibrare la competizione con le altre squadre europee. Lo abbiamo visto nella recente sessione di mercato con i volumi di spesa delle inglesi che hanno surclassato gli altri campionati (In Premier sono stati spesi oltre 800 milioni di euro – 330 solo dal Chelsea – contro i 131 della Ligue 1, seconda, e i 31 della Serie A, ndr)».
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Una conclusione con cui è d’accordo anche Nicola Sbetti, professore di Storia dello Sport all’università di Bologna: «Al di là dei cavilli giuridici quello che conterà sarà la volontà politica ed economica dei club. Se la Superlega del 2021 è fallita è perché è stata proposta in modo sciatto, a condizioni inaccettabili per il pubblico europeo, come l’eccessiva chiusura e la possibilità di slegare i “marchi” delle squadre dal territorio secondo il modello americano, che prevede la possibilità che uno stemma cambi città come in NBA. I club inglesi di fatto fanno già parte di una Superlega e anzi la loro presenza nel progetto europeo mi sembra strana». Negli anni passati anche la Coppa dei Campioni e la stessa Premier League nacquero come iniziative private, con un unico obiettivo: «Storicamente il calcio si è sempre mosso verso la massimizzazione dei guadagni», anche se quelle iniziative hanno poi finito per arricchire i campionati con meccanismi di redistribuzione. Per fare un esempio che più si avvicina alla Superlega «pensiamo piuttosto all’evoluzione della Coppa dei Campioni in Champions League nel 1992. Quando è diventato chiaro che il divario tra campionati si stava allargando si è pensato di sfruttare di più le grandi squadre di quelli più ricchi, senza più restringere la competizione ai soli campioni nazionali. La nuova Champions varata dal presidente Uefa Ceferin, sempre più ricca e con sempre maggiori garanzie di accesso per i club più importanti, va nella stessa direzione». Una direzione che, su un binario diverso, è quindi la stessa verso cui vogliono viaggiare, a velocità ancora maggiore, i club separatisti. «Si tratta di una tendenza in atto da trent’anni», chiosa il docente, «La Superlega sarebbe il culmine di questo processo che vede una sempre maggiore sperequazione tra piccoli e grandi».
L’immagine di copertina è stata creata con il tool di Intelligenza artificiale DALL-E, di OpenaAI, con il prompt “Calcio in tribunale”