Davanti alla chiesa di S.Emerenziana, a Roma, le macchine parcheggiate in doppia fila farebbero pensare alla solita domenica di shopping in viale Libia, tra un salto alla Feltrinelli e un cappuccino da «Marinari». Al centro della piazza, però, si erge un gazebo grigio con una bandiera del Partito Democratico più ammainata che sventolante. È il giorno delle primarie PD. «Si sono già fermate a votare più di 100 persone e contiamo di arrivare a 200 a mezzogiorno» dice con orgoglio Simone, addetto del gazebo che si occupa di registrare gli elettori.
Tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein c’è una differenza sostanziale nella personalità: più prudente e riformista il presidente della regione Emilia-Romagna, più radicale e decisa a chiudere la pagina del renzismo l’attuale deputata. Mentre sono in fila le persone parlottano tra loro, qualcuno non ignora il vantaggio di quasi venti punti (+18%) ottenuto da Bonaccini nei circoli e sospira in romanesco: «Votamo pe’ ‘sta pagliacciata». Preferisce la Schlein, ma crede che la piega presa dal PD negli ultimi anni sia irrefrenabile: «Renzi, Zingaretti, Letta… manca la vera sinistra».
Le ragioni che hanno spinto le persone a scendere di casa sono le più diverse: chi perché crede ancora nel Partito Democratico, chi perché non ci crede più ma pensa che votando avrà più diritto di lamentarsi, chi perché è capitato in zona e si è ricordato che un tempo era di sinistra. Si vedono anche persone che vorrebbero poter votare in un gazebo fuori dalla propria circoscrizione, vengono respinti e se ne vanno furenti, creando imbarazzo ai rappresentanti di partito: «Dovete rimanere in due, dovete rimanere», mugugna chi non viene fatto registrare per il voto.
A largo Somalia, davanti allo storico bar «Caretta» c’è più serenità. Una fila ordinata in cui si registra e si vota nello stesso momento. L’età media è alta, intorno ai 60 anni e ci si chiede dove sia finita la rappresentanza giovanile: «La politica pensa troppo all’oggi e non al domani, anche per questo c’è una forte astensione nei giovani».
Tra le persone con coppola e impermeabile per coprirsi dalla pioggia, spunta Greta, 22 anni, capelli mori e uno sguardo attento su tutte le operazioni di voto. È una delle ventimila volontarie, e volontari, del PD e rappresenta la lista di Elly Schlein. Il problema dell’affluenza, che dipenderà anche dal voto dei più giovani, è tra quelli che preoccupano di più. La risposta alla chiamata al voto del popolo dem si scoprirà stasera, poco prima della proclamazione del nuovo segretario. Dal 2007, l’anno dei record con 3.5 milioni di voti, il calo è stato costante, fino al milione e 6 del 2019, quando venne eletto Zingaretti: «Credo che sia un esercizio democratico importante. I miei coetanei si sono disaffezionati al PD, come molte altre persone più grandi, perché la sinistra ha disatteso le proprie aspettative».
Di là dal ponte delle Valli, al mercatino di Conca d’Oro lo sciamare degli elettori dem è notevole: un’occasione, per chi si sente di sinistra, di acquistare vestiti a buon prezzo e far sentire la propria voce quattro anni dopo l’ultima volta. Un uomo di ottant’anni si ferma per qualche minuto davanti al gazebo, fuma il sigaro e guarda il valzer delle due file (una per registrarsi, una per votare) che scorrono, scuote la testa e prosegue tra le bancarelle: «Sono di sinistra: votavo socialista e poi ho sempre votato PD, ma oggi non vado».
Non manca il tempo di citare i padri nobili che ispirano il voto di oggi. Sergio di 85 anni voterà Bonaccini, «ma in passato ho votato per Longo, Cossutta, quello strano di Pajetta, Veltroni». Tra ricorsi storici, disaffezione, senso civico, voglia allo stesso tempo di scindersi e di rimanere insieme, di cambiamento e di mantenimento il PD avrà un nuovo segretario. Un terreno scabroso in cui il prossimo leader dei dem dovrà riuscire a far crescere una ginestra.