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Esclusiva

Aprile 4 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 3 2023
Sulle note dell’amicizia

Dopo il conflitto, ritorna l’armonia. Ci sono tracce di questa esperienza fin dall’antichità

When I’m with you, I’m standing with an army. Il ritornello di Army, la canzone della cantante e compositrice britannica Ellie Goulding, restituisce il significato del sentimento dell’amicizia. Quando sono con te, sono in piedi con un esercito accanto. Con la presenza di un amico, qualcosa dentro di noi cambia e ci sentiamo forti, invincibili. Diventiamo dei ‘guerrieri’ disposti a combattere per la persona a cui teniamo.

La canzone sembra spalancare una finestra sul passato. «Nell’antichità era naturale fare qualcosa contro se stessi, combattere per aiutare l’altro. I personaggi hanno sempre rinunciato a qualcosa o a qualcuno per favorire l’amico. È il sacrificio per il bene supremo: l’amicizia». Il critico letterario, storico della letteratura e saggista italiano Giulio Ferroni parte da un esempio di altruismo: l’Orlando Furioso, il poema di Ludovico Ariosto. «Due personaggi combattono l’uno contro l’altro ma poi si accorgono del loro valore reciproco. Ruggiero rinuncia all’amore per Bradamante e combatte in un duello, soltanto per conquistare la donna e poi cederla all’amico Leone».

Con il sorriso, il professore ricorda anche la novella di Tito e Gisippo, sottolineando come «lo schema narrativo è sempre lo stesso e non si perde nel tempo. Nel Decameron di Giovanni Boccaccio, Gisippo rinuncia all’amore di Sofronia per il suo amico. Nel contempo Tito si autoaccusa dell’omicidio imputato all’amico. Il paradosso è che la rinuncia crea una frattura e, poi, l’armonia viene ristabilita, quando Gisippo sposa la sorella del suo amico. Nei racconti tradizionali il sentimento è vissuto in maniera differente. Pensiamo all’Amica Geniale di Elena Ferrante. È il racconto di due migliori amiche che, alla fine, si separano». Sembra che per Ferroni la storia trasportata nel passato avrebbe avuto un finale diverso. «Prima si ricuciva tutto. Adesso l’amicizia si proietta in un universo di comunicazione, dove le fratture sono infinite, perché siamo molto influenzati dalla società».

Così il ritorno alla propria individualità, al proprio tribunale interiore può ristabilire il contatto con l’altro. Il professore Vincenzo Caretti, psicologo clinico dell’università Lumsa di Roma, esperto in psicologia dinamica e psicopatologia, richiama la «competenza narrativa, comunicativa. Dobbiamo rintracciare dentro di noi un principio di autonomia che è in grado di spingerci al confronto, al chiarimento con il nostro amico. Non dobbiamo inseguire una relazione idealizzata, senza rotture, perchè non esiste e si soffre soltanto. L’amicizia non è mai paritetica».

Sulle note dell’amicizia
Italia e Germania, Friedrich Overbeck, 1828

Anche il professore Antonino Tamburello – psichiatra romano, fondatore e direttore dal 1973 dell’Istituto Skinner di Roma, scuola di specializzazione in psicoterapia cognitiva e comportamentale – chiarisce che «è possibile riparare i danni ma ci vuole impegno per riscrivere una relazione. Ricordo di un mio, ormai ex amico. Stavamo sempre insieme, ci vedevamo a pranzo almeno quattro volte a settimana. Un giorno mi dice: ‘tra cinque minuti sono lì al ristorante’. Una volta arrivato, si è seduto con altre persone. Io ero solo a tavola. La cosa assurda è che lui vedeva che ero lì da solo ma non ha fatto nulla. Dopo il pranzo, si è avvicinato, voleva darmi la mano. Io gli ho detto: ‘Questa mano non la puoi più stringere. La puoi stringere alle persone con le quali sei stato fino ad ora, forse loro hanno più elementi di affinità con te’. È un anno che non parliamo, lui non ha fatto niente per potere recuperare. È finita così».

Tamburello chiarisce che «i presupposti, le travi che devono reggere l’edificio di un rapporto devono essere solide e robuste. L’amicizia parte per una ispirazione naturale, per simpatia, per affinità. È una sintesi che fa il nostro cervello e l’anima dà il permesso. È esigente come l’amore. Un mio paziente mi ha riferito che ha interrotto la relazione con la sua fidanzata, quando questa ha preso contatti con altre persone per motivi di lavoro, senza informarlo. Nel racconto l’uomo è stato spietato, giudicando le azioni della sua ex. ‘Delle sue parole non me ne faccio nulla, questo non ripara niente’. Quando arriva una lacerazione di un rapporto, la parte lesa deve avere volontà di aiutare l’altro a leggere quello che non ha visto. Spesso le ferite sono involontarie. Non si deve giudicare l’azione, ma la si deve indicare, senza aggettivarla».

Il professore conclude, spiegando che alla «descrizione dell’effetto prodotto nella nostra anima» deve seguire una «reciprocità», una volontà dinamica di entrambe le parti di superare e di risolvere il conflitto. «Una persona che offende qualcuno, lacerando un tessuto armonioso di una relazione, è spinto da una forza distruttiva ospitata nell’ambiente della stessa persona. Il danno è la conseguenza di quello che ha imparato. Per produrre danni devi avere avuto danni».

Il dott. Federico Fiori Nastro – psichiatra del servizio di ascolto e counseling per gli studenti dell’università di Tor Vergata di Roma – si inserisce, partendo dall’impatto del lockdown sugli studenti, causato dalla pandemia da Covid-19. L’isolamento ha stabilito una disarmonia tra i ragazzi, portando anche ad una disgregazione delle amicizie.

Lo psichiatra sembra riprendere il fenomeno del relationship funnelling, ‘l’incanalamento delle relazioni’. È l’alterazione delle amicizie che può avvenire in soli tre mesi per l’allontanamento. «Un gruppo di studenti mi ha colpito. Ognuno di loro viveva una condizione di tristezza, paura, difficoltà di concentrazione. I ragazzi hanno deciso di andare a vivere tutti insieme, sfruttando la passione comune per la cucina. Ora gli studenti non hanno più bisogno del supporto del counseling. È un’unione che ha generato benessere, armonia» – termina Fiori Nastro.

Il mantenimento di questo legame – chiude il professore Caretti – non può che «passare dalla tolleranza della rabbia, del punto di vista dell’altro, anche quando non lo si condivide. Bisogna parlare, comprendendo gli intenti, evitando di evitarsi. Alle parole, alla competenza narrativa, deve seguire quella somatica che si realizza quando un gesto, uno sguardo, un abbraccio ricelebra l’unione con l’amico». Così si ritorna ad essere in piedi con un esercito accanto.

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