Nel 1621, quando Ludovico Ludovisi acquistò Villa Aurora, la famiglia dell’aristocrazia romana era tra le più potenti dinastie italiane. Il 9 febbraio di quell’anno, al soglio pontificio era salito Gregorio XV, zio di Ludovico. Nessuno avrebbe mai pensato che, a distanza di 400 anni, qualcuno sarebbe stato sfrattato dalla villa. Rita Jenrette Carpenter, terza moglie e vedova del principe Niccolò Boncompagni Ludovisi, era la sola ad abitare in un’area di 300 ettari e che contiene alcuni patrimoni artistici inestimabili. L’unico dipinto murale mai realizzato dal Caravaggio, gli affreschi del Guercino e il Satiro di Michelangelo sono tra le opere più famose contenute all’interno del Casino dell’Aurora.
Intorno alle 9 di questa mattina, i carabinieri sono entrati per eseguire lo sfratto della principessa, per ordine di un’ingiunzione del tribunale di Roma in seguito a una lunga disputa giudiziaria sull’eredità del principe. La motivazione che ha dato origine al provvedimento è la mancata cura del patrimonio artistico della villa: lo scorso gennaio una lastra di marmo della cinta muraria era caduta da un’altezza di dieci metri senza provocare feriti, ma evidenziando una situazione di pericolo.
«Sono devastata, mi sembra assurdo dover lasciare così quella che è stata la mia casa per più di vent’anni. Abbiamo aperto la villa nel 2010, ho digitalizzato più di 1500 pagine di archivio che risalivano a mille anni fa e un professore dell’Indiana ha scelto di venire qua per fare lavori di ricerca storica. Gli insulti che ho subito e il modo in cui è terminata questa vicenda è molto triste», ha dichiarato la principessa Rita Boncompagni Ludovisi appena uscita da Villa Aurora. Negli ultimi mesi, in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, all’interno della dimora erano ospitati anche quattro rifugiati ucraini, tra cui tre minori. Anche loro, dopo la decisione del tribunale hanno dovuto lasciare l’edificio.
Dopo la morte del principe Ludovisi, nel marzo 2018, il testamento lasciava in eredità alla Carpenter il Casino dell’Aurora, una decisione mai accettata dai tre figli di primo letto: Ignacio, Francesco e Bante. Il compromesso trovato dalle due controparti era metterla all’asta. Da più di un anno, ci sono stati tentativi per trovare un compratore, ma senza alcun risultato, nonostante il prezzo iniziale di 471 milioni di euro sia stato oggi abbassato a poco più di 140 milioni.
Alla radice dell’ordinanza del tribunale, però, ci sarebbe anche un’altra questione: stando alle dichiarazioni rilasciate dal figlio, la principessa Boncompagni Ludovisi avrebbe fatto visite guidate senza autorizzazione all’interno del complesso, trattenendo gli incassi. «Siamo soddisfatti dell’ordinanza del magistrato» – racconta Don Bante Boncompagni Ludovisi – «La signora Carpenter è stata richiamata più volte dalle autorità giudiziarie a non affittare la villa. Cosa che ha continuato a fare, si è tenuta i miei soldi. Decisivo, però, è stato l’ultimo sopralluogo della sovrintendenza sull’impianto idraulico». Gli avvocati della principessa negano la sua versione.