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Esclusiva

Maggio 29 2023
Blockchain Week, il centro di Roma verso il digitale

Esperti e curiosi del web3 si sono riuniti al Teatro Sistina per discutere le novità su metaverso, cripto e nft

Il Teatro Sistina apre le sue porte a metaverso, nft, arte e moda. Sono questi i temi principali che sono stati affrontati durante la Blockchain Week di Roma, che si è svolta dall’otto all’undici maggio 2023. «Da quattro anni questa settimana è il punto di riferimento italiano per tutti coloro che cercano di addentrarsi in questo mondo, sia professionisti del settore web3 e cripto che i più curiosi che provengono da una realtà più tradizionale», racconta Gian Luca Comandini imprenditore, esperto di blockchain e parte del team di organizzatori dell’evento.

I partecipanti, tra chi ha seguito la diretta in streaming e chi si è ritrovato fisicamente, sono stati circa 1.500 persone nell’arco di quattro giorni. I primi due giorni sono stati di formazione, mentre negli ultimi due si è svolto il Summit, con numerosi ospiti internazionali, come il co-fondatore e COO di Sandbox Sebastien Borget. Aziende importanti sono venute a Roma per ascoltare le novità. «Quest’anno è innegabile che il trend dell’intelligenza artificiale sia uno dei cavalli di battaglia di tante aziende che prima facevano fatica a cavalcare il mondo blockchain. Spesso l’AI viene sfruttata per marketing per far parlare di sé», spiega Comandini.

L’imprenditore, in un discorso rivolto al pubblico del Summit, ha analizzato un cambiamento che sta avvenendo da ormai più di 30 anni. «Nel 1990 c’è stato l’avvento del web, il cosiddetto web1, che sarebbe la prima fase. Prima di quel momento il mondo era 100% fisico ed è poi divenuto 75% fisico e 25% digitale. Dopo 15 anni, nel 2005, arrivano i social network e il mondo diventa 50% fisico e 50% digitale. Questo significa che quasi la metà di noi ha trovato lavoro grazie a LinkedIn, la fidanzata grazie a Facebook, vecchi amici grazie a Instagram e così via. Dal 2020, con l’avvento del web3, della blockchain e del metaverso, si stima che il mondo stia diventando 25% fisico e che le nostre azioni siano nel 75% dei casi digitali. Ormai un qualsiasi locale nel 70-80% dei casi riceve pagamenti digitali piuttosto che in contanti. Se arriveremo mai a un 80-90% di dimensioni vissute digitalmente sarà perché l’avremo scelto come mercato di riferimento. Non significa che avremo sostituito la vita fisica ma che potremo fare nel minor tempo possibile cose online e quindi avremo il tempo fisico da dedicare a cose che ci siamo dimenticati di fare in quanto esseri umani».

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Si crede che il metaverso diventerà sempre più diffuso nei prossimi 15 anni, sulla base della durata delle fasi precedenti. Per questo motivo molte aziende stanno riversando miliardi di capitali in questo settore nonostante siano pochi gli utenti attivi.

Tra i tanti progetti spicca quello di The Nemesis, nato nel 2015 come concept e divenuto poi nel 2018 una società svizzera che opera dal Paese in Italia, Albania e altri dipartimenti in Europa. L’ambizione è quella di voler creare l’interazione esperienziale all’interno del metaverso. Le esperienze, che avverranno tramite avatar virtuali collegati all’intelligenza artificiale, offriranno la possibilità di interagire con gli oggetti del mondo reale. Il Ceo e founder di The Nemesis Alessandro De Grandi ha raccontato a Zeta che il metaverso ha bisogno di tempo, «perché siamo in una fase, mi piace definire, come con Internet nel 1990. Stiamo costruendo questo tipo di nuove interazioni e ci vorrà uno sviluppo tecnologico importante».

Il metaverso sembra essere il prossimo step del digitale che porterà a una rivoluzione delle abitudini e dei costumi dei cittadini, ma ancora è ancora difficile prevedere quanto tempo sarà necessario perché diventi uno strumento comune per la maggior parte della popolazione. «Sicuramente i giovani delle nuove generazioni non vogliono essere solo spettatori, ma vogliono creare contenuti. Il metaverso può crescere con i contenuti solo se ci sono i Creator». La caratteristica di The Nemesis è che può fornire un vero e proprio assistente virtuale, che potrà essere utilizzato nella quotidianità: nei negozi e negli uffici. «Entro in un negozio, trovo un bot e un QR Code, lo inquadro con l’applicazione di The Nemesis e compare un avatar intelligente. Questo avatar, su cui è stato effettuato un training, mi potrà aiutare su quelli che sono i servizi e i prodotti del brand e dello store. Ma cosa succede se l’utente gli fa una domanda che non era prevista? Ecco che si collega a ChatGPT e quindi ha all’assistenza di un’intelligenza artificiale generalista che ha accesso a internet».