Esclusiva

Giugno 6 2023
«Per contrastare la violenza le leggi da sole non bastano»

Intervistata da Zeta, la deputata Stefania Ascari spiega come l’educazione sessuale sia fondamentale nella prevenzione della violenza contro le donne

«In tema di femminicidi e violenza di genere, se non si affianca un’opera quotidiana e continua di diffusione della cultura della non-violenza le leggi da sole non basteranno mai». Come avvocata e deputata del Movimento 5 Stelle, Stefania Ascari è stata la prima firmataria della proposta di legge per l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole e nelle università, presentata alla Camera dei Deputati il 7 maggio 2021. Un tema che la politica italiana ancora fatica ad affrontare, ma che emerge sempre più come uno degli aspetti culturali necessari alla prevenzione della violenza di genere.  

«La sessualità è parte integrante dell’essere umano e non può essere scissa dall’educazione generale della persona. Significa insegnare ai più giovani il rispetto per sé stessi e per gli altri, renderli consapevoli dei propri sentimenti, insegnar loro a padroneggiare le emozioni negative come la gelosia e la rabbia generate dal rifiuto: crescere, cioè, futuri adulti che abbiano acquisito una grammatica dei sentimenti» commenta a Zeta la deputata. L’Italia è uno degli ultimi Stati dell’Unione europea in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria nelle scuole: gli altri paesi sono Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania.  

«Nell’opinione pubblica, le cause di questa reticenza sono da ricercare in un tema ancora percepito ancora come un tabù. Prevalgono visioni stereotipate e permeate di pregiudizi». Sottolinea Ascari che, in questo, la politica non contribuisce a diffondere una giusta informazione sul tema. «Sull’argomento è stata messa in atto una campagna di disinformazione che in parte condiziona l’opinione pubblica. Quando depositai la mia proposta di legge per l’introduzione obbligatoria dell’educazione sessuale e affettiva in tutte le scuole di ogni ordine e grado, dal centrodestra si levarono voci che mi accusarono di voler ‘parlare di aborti ai bambini’. Neanche si è tentato di capire il tema della mia proposta». 

La carenza educativa e l’incapacità di sviluppare qualsiasi tipo di riflessione sulla violenza di genere – che sfocia molto spesso nella comunicazione che condanna il singolo ‘mostro’ – sminuisce così la portata del fenomeno, non riconoscendone la mentalità patriarcale entro la quale questa violenza è coltivata. «Parlare di ‘mostri’ deresponsabilizza la società. Purtroppo, i femminicidi non sono incidenti dovuti a raptus o attimi di follia ma sono l’ultimo, estremo, passo della rivendicazione di possesso, supremazia e proprietà di cui le donne sono diffusamente vittime e che è figlia della cultura misogina e patriarcale di cui è intessuta la società». 

In una drammatica situazione, come quella italiana, in cui i femminicidi sono all’ordine del giorno, Ascari ritiene necessario pretendere azioni urgenti su più fronti. «Per prima cosa dobbiamo lavorare per garantire assistenza immediata e concreta alle vittime. A tal proposito, come deputata ho depositato due proposte di legge: una per estendere la durata massima del congedo per le lavoratrici vittime di violenza e una per il loro inserimento nelle categorie protette ai fini del collocamento obbligatorio al lavoro, perché la libertà passa anche dall’indipendenza economica. Poi, è necessario rafforzare gli strumenti di prevenzione e repressione previsti dal Codice Rosso, introducendo, ad esempio, un istituto che consenta il fermo di indiziato quando vi sia il pericolo di reiterazione dei reati violenti, garantire una rete omogenea di centri antiviolenza e provvedere alla formazione di tutti gli operatori che entrano in contatto con le vittime di violenza di genere». Senza, ovviamente, dimenticare l’educazione affettiva e sessuale, nelle scuole e in famiglia.  

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