Esclusiva

Giugno 13 2023
«Tutto ciò che ci circonda è suono»

Il Maestro Peppe Vessicchio incontra gli studenti della Scuola di giornalismo e spiega il legame tra suono e materia

«L’impatto iniziale è magia. Da bambini comprendere il senso delle parole e l’organizzazione delle frasi è difficile, ma la musica è un linguaggio immediato.» Il Maestro Peppe Vessicchio racconta così il suo primo incontro con la musica, che descrive come un vero e proprio processo biologico caratterizzato dalla voglia di conoscere il meccanismo e di volerlo riprodurre.

«Il canto è nato prima della parola. Attraverso la voce si possono lanciare segnali di allarme o segnali d’amore. Il suono è la conseguenza dello spostamento delle molecole dell’aria, una piccola membrana all’interno del nostro orecchio capta le vibrazioni e le traduce in suono. Ma anche quando non lo sentiamo, l’aria si muove. Questo fenomeno fisico vive intorno a noi. Quello che noi non conosciamo forse va semplicemente atteso, tutto converge verso un tipo di ipotesi, ma talvolta bisogna attendere per avere la certezza scientifica delle nostre intuizioni.»

Per il Maestro, durante la giovinezza, la musica era solo un’enorme passione e confessa di aver desiderato un lavoro che finisse alle 17, per avere il tempo libero per continuare a suonare. Ma il grande amore per la musica, che gli faceva dimenticare di guardare l’orologio, si è presto tradotto in lavoro che restituiva esso stesso conferme in ambito sociale. «Il mondo attorno ti attesta dei riconoscimenti: la vittoria di un festival, gli incassi, il gradimento del pubblico. Tutto questo è importante, ma sposta la focalità del tuo linguaggio, a me aveva fatto perdere quella scintilla iniziale, quella sensazione di sorpresa nell’ascoltare la musica.

Non c’era più niente di sorprendente.» È stato proprio in questo momento di crisi, nonostante i successi in ambito lavorativo, che una notizia sulle vacche del Wisconsin ha dato un nuovo stimolo, una nuova traccia da seguire, una nuova materia da studiare. L’articolo raccontava che le mucche che venivano sottoposte all’ascolto della musica di Mozart producevano l’8% di latte in più. «Ho cominciato a sperimentare per mio conto, da musicista. Non mi stava bene la divisione elettrico e acustico, né quella moderno e classico. Quindi ho cominciato a sperimentare su alcune piante grasse gli effetti di Mozart e di Beethoven. Dopo qualche tempo, cominciavano a prendere forme diverse e le piantine che ascoltavano Mozart avevano bisogno di meno acqua.» Basandosi sul metodo dell’osservazione ha studiato i comportamenti delle piante e successivamente si è confrontato con il Prof Stefano Mancuso dell’Istituto di Neurobiologia Vegetale di Firenze.

La Terra è l’unico pianeta su cui esiste il suono. Per misurare il suono si utilizzano le frequenze, ovvero il numero di oscillazioni prodotte dallo spostamento dell’aria. «Un elettrone che gira introno al nucleo produce un suono, quindi la materia ha un suono. Il nostro orecchio non lo sente perché è tarato per sentire solo alcuni suoni, ma tutto ciò che ci circonda è suono. È bello pensare che tutto ciò che ci compone è materia sonora, che ognuno di noi ha una sua capacità sonora.»

Dalle piantine grasse il Maestro è passato ai pomodori, poi al vino, al latte, ai grani. «L’aria è il tessuto elastico attraverso il quale viaggiano i suoni. Tutto ciò che ci circonda è sottoposto e crea sollecitazioni, anche quello che diciamo suscita in chi ascolta delle reazioni. Viviamo in un contesto totalmente elastico in cui nulla è immobile e granitico, al contrario tutto rimbalza, si muove. Ma c’è una tendenza a sincronizzarci. Si può dire che l’amore vince, la prova che noi dobbiamo superare è l’evento dannoso, trovarsi bene nel bene, o essere partecipi del bene. Non è detto che sia possibile ma dobbiamo provare a coordinarci per il bene.»

La musica negli anni si è evoluta, è cambiata sia per i mezzi utilizzati che per i messaggi che gli artisti decidono di mandare agli ascoltatori. «Assistiamo a una rivoluzione. Talvolta questi strumenti sono protesi importantissime per noi, ma a volte concorrono come detrattori delle capacità sviluppate. Anche il linguaggio cambia, gli artisti espongono le problematiche nella loro crudezza, senza il bisogno di rendere poetici i pensieri che ora si presentano sgrammaticati, crudi. Le corde che vibrano in questo senso restituiscono l’urgenza di mettere il proprio malessere sotto gli occhi di tutti.» Il Maestro parla di un cambiamento avvenuto dopo la pandemia.

È la passione la medicina per ogni tipo di ostacolo della vita e nei giovani intravede germogli che possono fiorire grazie allo studio e alla dedizione. «Tutto suona, noi tutti suoniamo, risuoniamo per empatia e ci coordiniamo per meglio procedere nella vita. Perché tutto ciò che è visibile e invisibile è frutto di un onda. Anche lo scorrere orizzontale del tempo, della vita, è un’onda che alterna fasi di crescente pressione a quelle di depressione. Per la crescita delle nuove generazioni non posso non additare un approccio conoscitivo schematizzato e ridotto, facile da raggiungere e ingannevole dal punto di vista della percezione del raggiungimento di un obiettivo. La passione è un elemento fondamentale per costruire un salto da 1.90m: c’è un percorso lunghissimo, una fatica spaventosa e i risultati sono così lontani che solo la passione ti spinge a continuare ad allenarti. Io sostengo i ragazzi che studiano, sostengo la passione. Spesso dobbiamo fare i conti con la nostra passione, ma anche con il nostro talento. Il talento è quando ti sorprendi con l’orologio e non ti accorgi del tempo che passa. Se non soffri nonostante le ore che scorrono, allora è lì che risiede il tuo talento. Io mi sento sempre giovane quando lavoro con qualcuno che ha una grande maestria nel fare qualcosa: mi sento sempre piccolo so che c’è molto da imparare e da apprendere.»

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