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Esclusiva

Giugno 17 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 19 2023
Verso una Riforma della Giustizia completa

Sulle novità del disegno di legge, il commento dell’ingegnere informatico Paolo Reale e dell’avvocato Paolo Pirani

«Fotografie, appuntamenti, preferenze. Con le intercettazioni telefoniche, posso accedere a tutto questo, ma come le recupero queste informazioni?». Paolo Reale, ingegnere informatico commenta una delle novità inserite nella Riforma Giustizia che prevede anche una stretta sulle intercettazioni.

Scrematura delle intercettazioni nel processo

Saranno pubbliche solo quelle che entrano nel processo per tutelare la privacy del cittadino, ma le strumentazioni elettroniche e tecnologiche specializzate possono captare le comunicazioni, le conversazioni per telefono, computer. «Il tracciamento del captatore, il malware, il trojan utile per l’intercettazione necessita di essere blindato. Questi sistemi di intercettazione (telefonica o mediante l’uso del trojan) non sono certificati formalmente da nessuno. È la stessa azienda privata che produce, autocertifica la rispondenza ai parametri e alle condizioni di legge. C’è un velo dove tutti garantiscono, ma un tecnico come me non può verificare».

Reale auspica ad «una regolamentazione più chiara» – «un sistema di tracciamento globale che ci dice chi ha fatto e cosa» – che la riforma in questo senso non sembra prevedere. Tuttavia la novità è «una decisione giusta» – prosegue l’avvocato Paolo Pirani, docente in diritto processuale penale e diritto penale presso I.S.S., Investigazioni scientifiche e sicurezza – perché «se pubblico ciò che non è contenuto nei provvedimenti del giudice, significa che è un materiale che non è utile ai fini processuali, di indagine e, quindi, resta una violazione della privacy dei cittadini».

Via il reato di abuso d’ufficio

«La legge impauriva i dirigenti che per timore di una condanna evitavano di fare qualunque attività. Si definiva una paralisi dei funzionari. E si creava una burocratizzazione, una lentezza decisionale, una perdita di flessibilità. L’amministrazione per essere efficiente si valuta anche per i tempi di una pratica». Adesso le decisioni si prenderanno più velocemente, perché il funzionario governativo, chi lavora per il governo o per l’amministrazione pubblica che fa qualcosa di illegale o di scorretto per il vantaggio personale e non per il bene pubblico, può essere punito con altri reati. Non si parla più di reato di abuso d’ufficio.

No appello se assolti

«Sarebbe stato più coraggioso estenderlo a tutti i reati, senza fare una distinzione tra reato grave e tenue». Il magistrato, il pm può fare appello contro le decisioni di assoluzione. Si può chiedere di riesaminare una decisione, ma solo in caso di reati più gravi, come quelli che coinvolgono violenze contro le persone e che suscitano particolare preoccupazione nella società, come i reati cosiddetti “codice rosso”, ma non in caso di reato tenue.

Tre giudici per la custodia cautelare in carcere

Un collegio, tre giudici valuteranno se una persona deve essere trattenuta in custodia cautelare, in carcere o in un’altra forma di detenzione prima del processo. Mentre adesso la decisione spetta soltanto al gip, il giudice per le indagini preliminari.

Informazione di garanzia si rafforza

Nel primo atto di comunicazione tra l’autorità giudiziaria e l’indagato si inserirà una breve descrizione del fatto, relativo all’indagine. Allo stato attuale, questo sommario non c’è. Si prevede anche che la notifica dell’informazione di garanzia avvenga nel rispetto della privacy dell’indagato.

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«Non può esserci una corretta riforma della giustizia – conclude Pirani – se non c’è una separazione delle carriere tra magistratura inquirente, pubblici ministeri, procuratori e giudicante, giudici, tribunali. È la separazione che garantisce l’indipendenza e l’imparzialità delle decisioni giudiziarie».