Esclusiva

Giugno 18 2023
«Nello sport business i competitor hanno bisogno gli uni degli altri»

Niccolò Donna, responsabile Ricerca e Sviluppo della Figc, incontra i giornalisti praticanti del Master Luiss focalizzando il confronto sulle peculiarità dell’industria sportiva

«Lo sport rappresenta un fenomeno sociale di grande rilevanza, tra i più significativi della storia dell’umanità. I risvolti mediatici su scala globale lo dimostrano. Ma oggi è sempre più evidente come rappresenti anche una vera e propria industria dalla dimensione economica in costante crescita». Laureato in economia presso la Scuola di Amministrazione Aziendale dell’Università di Torino e con un background nel settore dello sport management, Niccolò Donna nell’ultimo decennio ha svolto diversi ruoli all’interno della Federcalcio contribuendone allo sviluppo. Dopo aver lavorato alla Juventus e alla Lega Serie A, è approdato nel 2011 al Centro Studi della Figc di cui successivamente è diventato il responsabile. Tanti gli anni trascorsi in federazione, tanti gli incarichi ricoperti. All’interno della redazione del Master in giornalismo della Luiss, il modo con cui si pone nei confronti degli studenti assomiglia a quello di un ambasciatore: le tematiche affrontate durante la presentazione vengono spiegate senza mai dimenticarsi del proprio compito di rappresentanza.

«Qual è il profilo economico-finanziario ma anzitutto strategico del settore calcio?», questo l’incipit che ha aperto un lungo confronto sullo stato dell’arte del calcio italiano. Ma non solo. Donna ha messo a confronto il football business con i modelli di altri sport professionistici, spiegandone le specifiche peculiarità. «I principali studi di settore ci dicono che l’intera industria sportiva mondiale, superato l’impatto negativo della pandemia, produce un fatturato stimabile a 440 miliardi di euro. Secondo Forbes, la franchigia NFL dei Dallas Cowboys nel 2022 ha sancito un record: per la prima volta nella storia un club sportivo ha superato il miliardo di dollari in termini di ricavi e gli 8 miliardi di valore aziendale». Cifre pazzesche, considerando il corrispettivo con cui l’attuale proprietario Jerry Jones nel 1989 rilevò le quote dei Cowboys: “soli” 140 milioni di dollari.

«Quello del calcio è un settore dove gli investitori spesso non cercano un ritorno economico diretto. Si tratta di investimenti che si legano ad altri interessi collaterali che li sostengono. Basti pensare alla Roma dei Friedkin: da quando sono arrivati hanno immesso 1 miliardo di euro nel club tra ricapitalizzazioni e investimenti nell’ottica di promuovere la loro immagine legata a quella club». Donna insiste su un punto: risultati sportivi e risultati economici si influenzano gli uni con gli altri rendendo il business applicato allo sport un unicum. «È una variabile riscontrabile solo in questo mondo. Si tratta di un prodotto emozionale, nel bene e nel male. L’obiettivo, dunque, dovrebbe essere quello di creare i presupposti per creare dei modelli di business che stiano in piedi strutturalmente al netto di vittorie o sconfitte».

Una delle esperienze più significative di Donna in Figc è stato il suo coinvolgimento come Bid Dossier Coordinator nella candidatura italiana per ospitare i Campionati Europei 2020. La sua competenza nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa lo ha portato a essere nominato anche Responsabile dell’Area Sviluppo e Responsabilità Sociale. Inoltre è stato coinvolto in diverse pubblicazioni collaborando con autori di rilievo come Michele Uva, Gianfranco Teotino, Emilio Faroldi, Guglielmo Cammino e Marco Vitale (“Il Calcio Conta”, “Il Calcio ai tempi dello spred”, “Viaggio nello sport italiano”, “Architettura dello sport”). Donna non ha dubbi: il futuro del calcio di casa nostra passa per la candidatura a Euro 2032. «L’unico modo per accelerare il percorso di realizzazione degli stadi in Italia è rendere la nazione consapevole che entro la data stabilita gli stadi devono essere pronti perché sei esposto alla responsabilità di organizzare il terzo evento sportivo più importante a livello mondiale. 10 città, 10 stadi: una sola grande opportunità».