Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Luglio 9 2023
No, le ronde fasciste non stanno salvando la Francia

Ad Angers, sfilando per le strade armati, un gruppo di estrema destra si dice perseguitato dalla polizia dopo aver respinto i manifestanti. Una storia con cui, fatti e cittadini, non sono d’accordo

Negozi saccheggiati e strade in rivolta, per la Francia, non sono di certo una novità e ora, ad accendere le piazze, è la morte del giovane franco-algerino 17enne Nahel, ucciso da un ufficiale di polizia a Nanterre. A uscire di casa per manifestare sono stati gli interi sobborghi, le cosiddette banlieue, popolate dalle seconde generazioni di origine soprattutto nord-africana.

La notizia

Secondo il quotidiano Il Primato Nazionale, nella notte tra il 3 e il 4 luglio un gruppo di manifestanti francesi di origine africana e di antifascisti si è scagliato contro il locale Red, ritrovo di un’organizzazione di «giovani identitari» del Rassemblement des étudiants de droite (RED). Tutto ciò, riporta la testata, è avvenuto «per aver osato ribellarsi a raid e saccheggi delle orde straniere contrapponendosi a chi stava generando il caos nella loro città».

Il quotidiano prosegue accusando anche la polizia francese, grande assente «non pervenuta». «Dei video, diffusi sui social network dagli stessi militanti di Angers, colpisce l’assenza delle forze dell’ordine che lasciano gli attivisti del Red deliberatamente in balia di delinquenti e selvaggi, soli contro tutti mentre stampa mainstream e politici forniscono il loro bel servizietto di distorsione dei fatti», scrive il quotidiano.

La polizia a un tratto però interviene chiudendo il locale con un atto amministrativo e, in un secondo articolo, Il Primato Nazionale ne riporta la notizia: «Autorità che hanno deciso di attaccare non gli antifascisti, ben noti ad Angers, né la feccia di seconda e terza generazione, ma i patrioti che in quei giorni sono rimasti al proprio posto respingendo gli attacchi. Non solo: in seguito alla perquisizione giudiziaria avvenuta lunedì scorso nei locali del Red, in Rue du Cornet il municipio di Angers ha emesso un provvedimento amministrativo di chiusura per turbamento dell’ordine pubblico», scrive il quotidiano.

Il debunking

La vicenda ha inizio il 30 giugno, data in cui ad Angers un gruppo di cittadini organizza una manifestazione contro la violenza della polizia. L’evento ha vita breve perché la prefettura ne impedisce lo svolgimento e i manifestanti vengono fatti sparpagliare dagli agenti presenti.

In quelle stesse ore un gruppo di ragazzi appartenenti alla Rassemblement des étudiants de droite (RED) sta pattugliando le strade della città francese di Angers per difenderle dai rivoltosi. Con loro, chi a viso coperto e chi no, hanno portato spranghe e mazze da baseball.

Secondo fonti riportate da Liberation, i circa 15 uomini del gruppo sono stati riconosciuti come membri dell’Alvarium, un’organizzazione sciolta dal ministro dell’Interno Gerard Darmanin nel 2021 per motivi di violenza e razzismo e ripristinata poco dopo sotto il nome di Red Angers. Il decreto del ministro segnalava descriveva il gruppo come «coinvolto in atti di violenza» e propagatore dal 2018 di «un discorso e idee che equiparano l’immigrazione e l’Islam a minacce che i francesi devono combattere».

Dispersi dai lacrimogeni, un gruppo di manifestanti si è diretto verso il centro della piazza, dove pattugliavano i membri dell’organizzazione. Nello scontro gli appartenenti ai Red Angers hanno aggredito i civili, uno dei quali, secondo la prefettura, «è stato trasferito in relativa emergenza al CHU di Angers dai vigili del fuoco».

Da quell’incontro ogni sera a Rue de Cornet, sede del locale Red, i rivoltosi si sono incontrati con i Red Angers tra lanci di bottiglie e petardi. Il 3 luglio l’Alvarium, nome dell’ex locale ora occupato dal Rassemblement des étudiants de droite, viene perquisito dalla polizia e diversi membri vengono arrestati.

La notte successiva, tra il 3 e il 4 luglio, una cinquantina di manifestanti si è radunata in direzione del locale e gli scontri si sono intensificati fino all’arrivo della polizia. Al contrario di quanto riporta Il Primato Nazionale, le forze dell’ordine sono intervenute disperdendo i manifestanti. Ristabilita la tranquillità, il prefetto e il sindaco di Angers hanno preso la parola definendo «inaccettabili gli scontri che oppongono, per la quarta notte consecutiva, attivisti di estrema destra e individui che rispondono agli appelli alla violenza dell’estrema sinistra. Gli abitanti ei negozianti di rue du Cornet sono le prime vittime».

A culminare il tutto un vero atto di guerriglia urbana. Il 4 luglio il locale Alvarium è stato preso di mira da un colpo di mortaio esploso da un auto in corsa. Di fronte a tutto questo, il municipio ha preso la decisione di intervenire chiudendo con un atto amministrativo il locale per aver ospitato i membri dell’organizzazione di estrema destra.

Conclusione

Di contesto, nell’articolo de Il Primato Nazionale, non c’è traccia. Il quotidiano riporta una notizia falsa presentandola come un evento isolato, senza descrivere gli antefatti e le cause che hanno portato allo scontro. Nel raccontarlo, la narrazione descrive un ruolo salvifico dei “giovani identitari”, omettendo però la vera identità di questa organizzazione e l’aggressione avvenuta il 30 giugno contro dei manifestanti. A essere falso, si aggiunge anche il mancato arrivo della polizia riportato dall’articolo. Infatti le forze dell’ordine si sono presentate sul luogo per disperdere la folla di rivoltosi.