Esclusiva

Agosto 26 2023
No, non ci impianteranno microchip col Parmigiano

Alcuni commentatori sostengono che il formaggio diventerà un mezzo per controllarci, ma la notizia è falsa

Sul canale Telegram e la pagina Facebook di Maurizio Martucci, che si autodefinisce giornalista libero è apparsa la notizia dell’impianto nel Parmigiano reggiano di microchip destinati ad essere ingeriti dal consumatore. Nel post in questione corredato da numerosi commenti di indignazione e ripostato da centinaia di utenti si legge: «Non solo carne sintetica o farine di grilli, ma nano-tecnologia ingeribile: un’eccellenza dell’enogastronomia italiana diventa digitale! Con la scusa di combattere la contraffazione, partiti i test su 100.000 forme di Parmigiano-Reggiano. Un robot installa microchip con tecnologia blockchain nelle forme di 40 kg. Si tratta di p-Chip di silicio realizzati a Chicago con prestazioni superiori ai chip RFID (carte di credito, bancomat), sopravvivono al caldo/freddo e sono letti da QRCode. “Un lettore portatile può prelevare i dati dai chip, che costano pochi centesimi l’uno e sono simili a quelli che alcune persone hanno inserito sotto la pelle dei loro animali domestici.” Spacciato per edibile, il microchip viene poi mangiato dall’ignaro consumatore di parmigiano (zuppe e minestroni di crosta).»

Debunking

Nell’effettivo, come riportato nel post, è stato avviato un progetto pilota su 100 mila forme di Parmigiano Reggiano da 40 kg e stagionate 12 mesi. I microchip, delle dimensioni di un granello di sale, sono chiamati P-Chip e vengono applicati crosta esterna, più precisamente nell’etichetta di caseina. Per ragioni di sicurezza saranno i microchip saranno anche edibili. È proprio sulla commestibilità che l’autore del post fa leva per sollevare sospetti in merito alle finalità del progetto. Martucci, infatti, allude al fatto che “l’ignaro consumatore” mangiando il parmigiano ingerirà il chip che si impianterà così nel suo corpo.

Le cose stanno però diversamente. Innanzitutto il progetto è a tutela del consumatore, avendo come finalità quella di conservare all’interno del microchip la catena di produzione del formaggio. Le informazioni sulla filiera produttiva vengono inserite in una blockchain alla quale è possibile accedere scannerizzando il microchip. La stessa azienda produttrice ha dichiarato: «La nuova tecnologia digitale fornirà una garanzia in più sull’autenticità del prodotto nell’interesse dei produttori, di tutta la catena distributiva e del consumatore finale. Il risultato è una forma di formaggio Parmigiano Reggiano digitalizzata che consentirà di tracciare la filiera, dall’alimentazione delle mucche, al latte, alla produzione, al processo di stagionatura e a tutti gli altri passaggi necessari sino all’ispezione qualitativa finale. Senza alcun danneggiamento del prodotto, le forme possono ora raccontare, dall’inizio alla fine, la propria unica storia di prodotto e provenienza».

 Inoltre, come precedentemente anticipato, il fatto che il P-Chip è edibile è solo una precauzione. Essendo impiantato sulla crosta, infatti, difficilmente il chip verrà ingerito, ma nel caso in cui dovesse avvenire è importante che non danneggi l’organismo.