Esclusiva

Dicembre 12 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 15 2023
Giulia Cecchettin, un disegno incompiuto

Chi era la ragazza uccisa a Vigonovo da Filippo Turetta

Per Giulia parlano i libri, gli appunti, gli schizzi appena abbozzati sui fogli bianchi. È ancora tutto lì, sulla scrivania in disordine della sua camera. I biglietti da visita colorati e personalizzati con il disegno di una fetta di torta, a testimonianza del suo amore per i dolci. E ancora agende, album, quaderni, astucci di colori, un bicchiere con forbici e penne, colla e ritagli di giornale: tutto il necessario per dare vita ai suoi personaggi buffi. Gli stessi che l’avrebbero spinta a rincorrere il sogno di diventare un’illustratrice presso la Scuola internazionale di Comics di Reggio Emilia, che aveva iniziato a frequentare dallo scorso ottobre. Attendeva con ansia l’imminente laurea in ingegneria biomedica, così da potersi dedicare al disegno a tempo pieno. «Seguiva con passione, era precisa e puntuale. So che si sarebbe impegnata all’ennesima potenza»: queste le parole con cui la ricorda la direttrice della Scuola di disegno, Jessica Ferreri. 

Nella libreria di Giulia volumi di Jane Austen, la sua scrittrice preferita, Virginia Woolf, Leopardi e Dostoevskij. Evidente la passione per la letteratura inglese, così raccontata dall’insegnante di lingua, Tiziana Tuccio: «Durante le lezioni, quando leggevamo in classe le poesie di Emily Dickinson e Emily Brönte, spesso si commuoveva. Era bellissimo vedere nei suoi occhi una passione così intensa e rara». A rivelare l’animo romantico di Giulia c’è anche un libro illustrato per ragazzi dal titolo Calando, che racconta la vita di un anziano vista dagli occhi della moglie che lo accudisce e ama per tutta la vita. 

Questa era Giulia Cecchettin, 22 anni, nata e cresciuta in una piccola zona rurale tra le province di Padova e Venezia: appena quattro chilometri separano Vigonovo (VE), il paese natale, dalle scuole elementari e medie di Saonara (PD). Poi, la maturità classica con il massimo dei voti al liceo Tito Livio di Padova, lo stesso frequentato dall’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Proprio a Padova si era ripromessa di comprare una casa “ricoperta di edera”.

Quando arrivò il momento di scegliere l’università, per Giulia era ancora remota l’idea di trasformare la passione per il disegno in una professione. Avrebbe potuto seguire qualunque percorso di studi senza difficoltà: i professori la ricordano come un’alunna dalla spiccata intelligenza e versatilità. Nel dubbio tra una facoltà scientifica e la carriera dell’insegnamento, avrebbe optato, d’accordo con i genitori, per il cammino più “solido”, iscrivendosi alla facoltà di Ingegneria Biomedica all’Università di Padova. 

Il padre, Gino, ricorda con commozione il momento in cui la figlia gli riferì di voler cambiare percorso dopo la laurea triennale: Giulia temeva di averlo deluso. Al contrario, trovò in lui un alleato: «La vita va vissuta inseguendo le proprie passioni. Sono certo che diventerai la migliore illustratrice del mondo», la rassicurava, abbracciandola forte. 

Matura e responsabile, Giulia aveva lasciato il ruolo di “ribelle” alla sorella maggiore Elena, di due anni più grande. Quell’etichetta non faceva per lei. «Durante la quinta superiore ha aiutato per un anno intero una studentessa più piccola con grande premura. Non si è mai tirata indietro di fronte alle responsabilità», racconta la sua professoressa di storia e filosofia, Barbara Giovanelli. 

In una parola, Giulia era «buona»: così la descrive la sorella, che in lei vedeva un «angelo custode», cui confidare i propri segreti nelle lunghe passeggiate al parco.  A differenza di molti coetanei, non lesinava mai le dimostrazioni di affetto per la famiglia, il guscio protettivo in cui si era ancor più rifugiata dopo la recente morte della madre Monica, malata di tumore. Il padre ricorda con gioia gli abbracci e i “Ti voglio bene” che Giulia gli scriveva su WhatsApp tutte le sere che restava fuori a dormire. 

Era premurosa con tutti. Anche con Filippo, quel ragazzo che negli ultimi tempi non la lasciava respirare. Dai messaggi con le amiche appare evidente come Giulia si fosse stancata da tempo dei suoi atteggiamenti possessivi. Nonostante la loro relazione fosse già conclusa, il pensiero di ferirlo però la tormentava: «Ho paura. Negli ultimi tempi pensa solo ad ammazzarsi. Se lo abbandonassi adesso, gli farei troppo male», diceva.

Le amiche la descrivono come una persona semplice, che si accontentava di poco. Era facile farle un regalo che la rendesse felice: bastava stuzzicare la sua passione per il vintage. Giulia riusciva a scorgere la bellezza anche nelle cose usate e vissute, tanto che collezionava di tutto, dai tappi di bottiglia a vecchi peluche dai nomi improponibili. 

Il weekend la si vedeva ordinare la camera o stirare con il walkman e le cuffiette. «Si divertiva a fare la coordinatrice della casa», ricorda ancora il padre. Eppure, questa ragazza dalle mille risorse sembrava poco più di una bambina: spesso le chiedevano di mostrare il documento quando comprava le birre al supermercato.

Con la testa sempre fra le nuvole, non era raro che dimenticasse le chiavi di casa quando usciva. «Una volta, rimasta fuori, si è anche strappata il giubbotto nel tentativo di scavalcare il cancello», racconta commossa la sorella Elena durante il funerale. Altro tratto distintivo l’indecisione, che si presentava persino quando in cuor suo aveva già scelto. Come quando in gelateria fissava per minuti i vari gusti per poi prendere sempre quello al Kinder Bueno, il suo preferito. 

Malgrado i cambi di rotta, «Giulia sapeva sempre cosa voleva» – racconta la nonna. Era la manifestazione di un animo versatile e curioso, sempre disposto a misurarsi con nuove sfide. La sorella la ricorderà come una sognatrice, proiettata al futuro: quello che si divertivano ad immaginare insieme fissando le stelle sull’altalena. Chissà quanti e quali sogni avrebbe realizzato e quanti avrebbe fatto sognare attraverso i suoi disegni e fumetti. 

Proprio accanto al cadavere è stato ritrovato un libro di illustrazioni per bambini, intitolato Anche i mostri si lavano i denti. Non è ancora del tutto chiaro come sia finito sulla scena del crimine e se appartenesse o meno alla ragazza. Solo una cosa è certa: quel libro appare lì a ricordarci ciò che Giulia era ed amava. Della donna e artista che sarebbe potuta diventare, se solo le fosse stata lasciata la possibilità.

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