Esclusiva

Dicembre 15 2023
«Tutti noi siamo piloti». Ferrari, il nuovo film di Micheal Mann

Il 1957 è un anno doloroso per Drake. La pellicola mette in primo piano l’uomo

«Se salite su una delle mie auto, ci salite per vincere», così parla Adam Driver nei panni di Enzo Ferrari. Il 14 dicembre esce nelle sale italiane Ferrari di Micheal Mann. Il colossal, composto da un cast stellare e costato 95 milioni di dollari, ricorda un particolare momento della vita del fondatore del marchio del cavallino rampante: il 1957, anno di morte del figlio Dino e della tragedia di Guidizzolo, in provincia di Mantova, dove perse la vita il pilota Alfonso de Portago, che ha posto fine alla Mille Miglia come gara di velocità.

Marco Franzelli, editorialista del TG1 ed ex direttore di Rai Sport, appassionato della Ferrari commenta: «È un film che mi fa piacere venga distribuito da Rai Cinema, dalla 01 Distribution oltre che da Leone Film Group. La Rai è attenta al mondo del cinema, ai prodotti di giovani registi, ai film che, come questo, rappresentano l’industria cinematografica tipica di Hollywood: molto spettacolare, che racconta un anno critico della vita di Enzo Ferrari».

Il 1957 è un anno doloroso per Drake. Muore Dino, figlio della moglie Laura (interpretata da Penélope Cruz), a causa di una distrofia muscolare. Dolore infinito che accompagnerà Ferrari per tutta la sua vita. Dopo poco tempo muore a Modena anche Eugenio Castellotti, un pilota che lui amava molto. I rapporti con la moglie erano da tempo conflittuali e si incrinarono quando lei venne a sapere che Enzo aveva una relazione con un’altra donna da cui aveva avuto un altro figlio, Piero. La Ferrari aveva difficoltà economiche e puntò tutto sulla Mille Miglia con il pilota Piero Taruffi (interpretato da Patrick Dempsey) la cui vittoria avrebbe dato slancio al marchio. La gara passò alla storia per l’incidente di Guidizzolo: la macchina della Ferrari, guidata da de Portago finì fuori strada e causò 11 morti tra adulti e bambini, oltre a decine di feriti. «Il film racconta molto bene e con seria documentazione storica tutto questo, un film che si concede allo spettacolo, oltre a raccontare i sentimenti e la vita privata di un padre famoso con un figlio nato fuori dal matrimonio». Questo ragazzo, Piero, oggi è vicepresidente della Ferrari e continua con il proprio nome a dare centralità all’azienda fondata dal padre.

Il film ha sollevato molte critiche, tra cui quella di Pierfrancesco Favino durante il Festival del Cinema di Venezia.  L’attore ha biasimato l’assenza di italiani nel ruolo di protagonisti e la scelta di far interpretare alcuni personaggi, come Enzo Ferrari, Taruffi, la moglie e l’amante a un cast straniero. Per Franzelli «Favino è un bravissimo attore, ha fatto interpretazioni straordinarie, una su tutte quella di Tommaso Buscetta in Il Traditore, ma non sono d’accordo con lui. Il cinema è universale: non è italiano o francese, ma semplicemente il cinema». Il regista compie delle scelte: può scegliere l’attore che ritiene più adatto per interpretare un personaggio, tenendo anche conto delle ragioni commerciali. In questo caso il film è hollywoodiano, quindi destinato ad un pubblico mondiale. «Forse ha scelto un attore, Adam Driver, o un’attrice, Penélope Cruz, che hanno una fama internazionale più forte rispetto a Favino: se andasse ad Hollywood, sono certo che diventerebbe una star assoluta. La critica è sul fatto che Enzo Ferrari fosse italiano e modenese, non americano, ma che cosa dovremmo dire del Gattopardo, dove Burt Lancaster fece un’interpretazione meravigliosa del Principe di Salina, che ancora oggi ammiriamo e Alan Delon ha interpretato in maniera memorabile il nipote Tancredi».

Il marchio Ferrari ha lasciato un ricordo indelebile nel cuore di chiunque. Franzelli ha voluto lasciarci un’immagine che risale ai tempi del liceo, a metà degli anni ’70, quando la Ferrari correva a Vallelunga, un autodromo vicino Roma, per provare le sue macchine. Insieme a due amici, una mattina non andarono a scuola, autorizzati dai genitori, per seguire le prove della vetture rosse. «All’epoca era più facile avvicinarsi alla pista e scattammo delle fotografie da vicino a Lauda e a Regazzoni, che erano i due piloti, e poi tornammo indietro lungo la Cassia all’epoca molto stretta. Mentre viaggiavamo ascoltando in macchina The Sound of Silence di Simon & Garfunkel, nello specchietto retrovisore apparve Regazzoni con la sua Ferrari che stava tornando verso casa, direzione Modena. Stupidamente cercammo di non farlo passare; una Fiat 125 bordeaux contro una Ferrari di un pilota di Formula 1. Regazzoni suonò e cercò di sorpassare, a un certo punto la strada allarga, lui ci sorpassò chiudendoci verso il ciglio, costringendoci a fermare l’auto. Scendemmo dalla macchina pensando che volesse picchiarci, invece inveì, salì in macchina e ripartì. Un po’ di anni dopo ho conosciuto Regazzoni, ma non ho avuto il coraggio di dirgli che uno di quei tre cretini ero io».

Dal lustro del passato, raccontato nel film, alla deludente realtà di oggi, con la Ferrari che fatica a mantenere il passo delle contendenti al titolo. L’ultimo anno in cui ha vinto il mondiale piloti è stato nel 2007, con Kimi Räikkönen. «Le cause di questo periodo buio sono tante, sarebbe lungo metterci qui a elencarle. Dopo Räikkönen per due volte la Ferrari è andata vicina a vincere, ma ha perso il Campionato del mondo all’ultimo Gran Premio con Alonso, nel 2010 e nel 2012». Circostanze sfortunate hanno impedito alla Ferrari di vincere negli anni del dominio Red Bull con Sebastian Vettel. C’è stato, poi, un avvicendamento al vertice dell’azienda: è stato sostituito Luca Cordero di Montezemolo con Sergio Marchionne che voleva una riorganizzazione aziendale.

Si è passati ai motori ibridi, con una componente elettrica che ha pesato negli anni in cui ha vinto la Mercedes, che ha scelto di tornare in Formula 1 nel 2010 perché gli era stato garantito che ci sarebbe stato questo cambiamento nel 2014. I motori ibridi Mercedes hanno dominato per molti anni, con Hamilton e Rosberg. Dopo la morte di Marchionne, la fase di transizione non è stata facile: non tutte le scelte fatte sono state azzeccate. La componente aereodinamica del telaio ha pesato sempre di più e in questo sono stati fatti degli errori: «Se non vinci, non sei all’altezza di vincere. La Red Bull è stata brava. Ora si è ritrovata una stabilità. Non è facile per chi insegue raggiungere chi è davanti, perché evolve anche lui. Il tempo dell’inseguimento è stato lungo. Credo che vedremo una Ferrari competitiva nel 2025: sono arrivati nuovi ingegneri che hanno portato un’aria diversa ed esperienze esterne, che contribuiranno a far tornare vincente la Ferrari, come tutti ci auguriamo».