Esclusiva

Dicembre 21 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 22 2023
Fiducia in Senato per la manovra, ma il governo si spacca sul Mes

Dopo le divisioni sul Mes, la manovra finanziaria incassa la fiducia in Senato. Il commento di Alessandro Barbera de La Stampa

«Le uniche modifiche importanti introdotte le ha decise il governo a tavolino, con emendamenti presentati dalla maggioranza. Non c’è stato nessuno spazio per il dibattito parlamentare», Alessandro Barbera, firma de La Stampa per l’economia, segue da vicino le vicende della manovra finanziaria e commenta così l’approdo della nuova legge di bilancio in Senato, «L’opposizione ha fatto l’unica cosa che poteva fare, concentrando il proprio tesoretto da 40 milioni sul tema della violenza sulle donne».

Quella discussa domenica notte in Commissione Bilancio e approvata oggi, è una manovra finanziaria che «non cambia le cose». Per due terzi in deficit, dagli sgravi alle famiglie alla decontribuzione del lavoro dipendente, non individua coperture strutturali: è questo «Il suo maggior limite, il prossimo anno bisognerà trovare nuove risorse. Il debito resta il problema, non si è fatto nulla per ridurlo. Servirebbe un segnale forte». Va nella giusta direzione il programma di privatizzazioni che ha da poco portato alla vendita del 30% di Monte dei Paschi di Siena. Pesa il fattore Superbonus, «Un disastro per i conti pubblici di cui sono responsabili tutti i partiti, non c’è misura che sia costata 100 miliardi di euro in tre anni. E tutto per finanziare la ristrutturazione di poco meno del 4% degli immobili italiani». All’eredità dei Cinque Stelle si aggiunge l’aumento dei tassi, ai livelli più alti dal 2007, da qui il poco margine del governo:«Gli interessi sul debito sono arrivati a sfiorare 90 miliardi l’anno, prima erano a 75, andiamo verso i 100. Per fortuna l’inflazione da segni di cedimento», c’è da sperare che nel 2024 la Bce torni sui suoi passi ridando respiro ai conti italiani. 

Non va meglio sugli altri dossier economici, spiega Barbera. Per il nuovo Patto di stabilità, «Si è illuso chi pensava che la Francia avrebbe chiuso la trattativa con l’Italia prima che con la Germania». In ogni caso, però, firmiamo un patto non peggiorativo, «Le nuove regole permetteranno all’Italia un margine di flessibilità superiore». Il ricatto del Mes? «Non ha portato a nulla. La verità è che Meloni non è in grado di imporne la ratifica». E infatti, dopo l’approvazione dell’accordo in Europa, la riforma del Meccanismo di stabilità divide la maggioranza alla Camera: Fratelli d’Italia e Lega votano no insieme al Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Noi Moderati tra gli astenuti. Con 184 voti contrari salta, dunque, la ratifica del trattato. 

Sul fronte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dopo averla spuntata sulla rimodulazione, il governo attende la quinta rata: a quel punto «Avremo incassato 102 miliardi», il problema però è che «Finora ne abbiamo spesi circa 28». Cambia la governance del Pnrr, chiosa il giornalista, ma «La pubblica amministrazione rimane la stessa. Come si fatica a spendere i fondi europei, si fatica a spendere anche quelli del Recovery Fund».