Esclusiva

Gennaio 4 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 11 2024
Ambra Sabatini e la corsa verso il successo

Ambra Sabatini racconta la sua storia da campionessa mondiale paralimpica di atletica, dall’incidente all’inizio di una nuova vita

Ambra Sabatini, nata nel 2002 a Livorno e cresciuta a Porto Ercole, ha vissuto un tragico

incidente nel 2019 mentre andava ad un allenamento di atletica a Grosseto con il padre. A

seguito dell’incidente, ha subito l’amputazione della gamba sinistra fino al ginocchio. Nel

2020 è ritornata allo sport con una protesi speciale e ha ottenuto successi straordinari,

inclusi record mondiali e medaglie d’oro ai Giochi Paralimpici di Tokyo e ai Mondiali di

Parigi nel 2023.

Durante l’incidente che hai avuto nel 2019 non hai mai perso conoscenza: l’essere

consci ti ha aiutata? Hai ricordi nitidi di com’è andata?

Mi ricordo che in quel momento dell’incidente sono stata comunque io a voler rimanere

aggrappata alla vita, essere cosciente e tenere la situazione sotto controllo perché poi

effettivamente ci sono stati attimi in cui mi sentivo davvero molto debole, perdevo molto

sangue… ma io volevo e sentivo che dovevo lottare con tutta me stessa. Di quel

momento lì mi ricordo tutto. Ricordo che ad un certo punto ho visto la gamba e mi è

salito lo spavento ma comunque alternavo attimi di terrore a momenti di calma. C’era il

mio babbo con me, guidava lui il motorino, volevo rimanere quanto più possibile serena e

tranquilla senza fargli vedere che in realtà ero nel panico.

Lo sport fa parte della tua vita fin da quando eri molto piccola, come ti sei sentita

nel momento in cui hai effettivamente realizzato che avresti perso la gamba dal

ginocchio in giù?

Mentre ero sull’elisoccorso, ho avuto un attimo un po tutto mio perché a bordo c’erano

mio padre con gli infermieri ma avevano tutti le cuffie per il rumore delle pale, invece io no,

non so perché avevano deciso di farmi sentire quel rumore (ride), riflettevo e mi

domandavo cosa sarebbe successo da lì a poco. Non ero neanche così convinta di

arrivare viva all’ospedale.

Arrivata all’ospedale avevo realizzato e sapevo che la gamba era messa male e da una

parte mi sono detta tra me e me che forse sarebbe stato meglio amputarla per il mio

futuro da atleta anche perché sapevo ci fossero degli strumenti che mi avrebbero fatto

ritornare a correre.

Appena hai potuto sei tornata in campo con il ciclismo e il nuoto. Poi è arrivata la

protesi per la corsa e sei tornata in pista. Non è stato facile trovare la protesi giusta

e soprattutto è stata difficile la riabilitazione?

La riabilitazione è durata pochissimo, nel senso che sono stata iperveloce. Già a l’11

settembre, quindi a tre mesi dall’incidente, ho fatto i miei primi passi con la prima protesi

da cammino. La cosa più difficile è stata trovare la pazienza perché comunque è un

processo lungo che non ti da subito soddisfazione. Da una parte mettere quella protesi

dovrebbe essere un momento bello, dall’altra hai sempre a che fare con uno strumento

nuovo, che non conosci, che pesa tantissimo, che non riesci a controllare, la senti una

parte diversa da te, dal tuo corpo e lì per lì è anche scoraggiante. Poi appunto con tanta

pazienza, il lavoro e la costanza, nonostante sia stato tutto veloce per me, ti ci abitui.

Anche andare a scuola era faticoso ma oggi la protesi fa parte di me al 100%. L’arrivo

della protesi da corsa è stato un momento importantissimo.

A Tokyo 2020 hai conquistato l’oro e stabilito un nuovo record mondiale Si può dire

che il 2020 è stato un anno di ripartenza?

Con l’arrivo del covid nel 2020 da una parte ho tirato un sospiro di sollievo. Ero contenta

perché la mia vita si era dovuta un po fermare dal giorno dell’incidente quindi ho pensato

“dai mi sono fermata io, se si fermano tutti li recupero” (ride). Dall’altra però è stato

comunque difficile pure per me perché con gli allenamenti non è stato facile. Quello che

potevo fare era andare sui pattini a rotelle nel cortile di casa, o un po in bici.

Poi è arrivato Tokyo quindi si, Tokyo 2020 è stato un traguardo raggiunto con tanta fatica

ma il primo record del mondo non si scorda mai

Come gestisce una ragazza così giovane tutto questo successo e soprattutto

sappiamo che lo sport richiede un grande allenamento sia fisico che mentale. E’

stato tanto difficile?

Sì. Allora io divido la mia vita in tre fasi: prima dell’incidente, dopo l’incidente e quindi quella di

ripresa e la mia vita con il successo dopo Tokyo perché mi ha stravolto completamente la vita

raggiungere quel record. Alla fine il successo, soprattutto nello sport, è molto bello, da

soddisfazione. Era quello che sognavo, ho lavorato tantissimo per raggiungere quell’obiettivo. Era

il mio sogno da quando ero bambina quello di andare alle olimpiadi, certo, confesso sia stato tutto

molto veloce e quindi molto improvviso perché tutto ciò è accaduto grazie ad un anno di

preparazione, quando un atleta normale ce ne mette quattro di anni. Mi sono trovata un po

spiazzata. Poi ho deciso di cambiare, andare via da Porto Ercole, andare a Roma, cambiare

allenatore e ho dovuto un attimo riassestare la mia vita ecco.

Raggiungere un nuovo record mondiale è sicuramente per te una grande

soddisfazione ma immagino lo sia anche per la tua famiglia

La mia famiglia è un grande punto di riferimento. Con babbo ho un rapporto speciale

perché la passione per lo sport, la determinazione nel raggiungere gli obiettivi me l’ha

trasmessa lui. Era lui che mi portava agli allenamenti. Poi c’è Lorenzo, mio fratello gemello,

siamo proprio cresciuti insieme. Inizialmente era lui la star dello sport in casa. Ha giocato

nella Fiorentina ed io ero la sua fan numero uno. Adesso però ha abbandonato un po lo

sport e sta studiando all’università.

Ci sono obiettivi o sogni particolari che vorresti ancora raggiungere?

Sogni sì. C’è Parigi 2024 con l’obiettivo di riconquistare il primo posto nel podio che è

sempre più difficile perché la sfida si fa sempre più agguerrita però ci sono, ci stiamo

lavorando e quindi sono molto fiduciosa. Dopo Parigi l’obiettivo è quello di iniziare con il

salto in lungo, vedremo…

In un’intervista al Foglio hai dichiarato che uno dei tuoi sogni è di veder costruire

una pista di atletica nella zona di casa tua a Porto Ercole. Raccontaci un po’ del tuo

paese, la gente e gli amici

Quando sono tornata a casa, sia dall’ospedale che dopo Tokyo, Porto Ercole è stata

fantastica. Tantissimo calore. Ricordo che dopo Tokyo tornai subito dopo a Roma e mi

dissero di rimanerci un po di più prima di tornare a casa perché stavano organizzando la

festa in piazza per il mio rientro. Anche quest’anno dopo i mondiali mi hanno accolto

davanti alla piazza in chiesa. Casa è casa e si sente il calore della gente che ti vuole bene

Stanno girando un documentario sulla tua storia. Quale speri sia il messaggio che

esca da questo docufilm?

Sì. Questo è in realtà un progetto che è partito nel 2022. Stiamo girando questo documentario

che non è proprio sulla mia storia dall’inizio ma è una testimonianza della mia preparazione per

Parigi. Sono seguita dalla troupe di Giffoni che appunto mi seguirà nella mia vita sportiva ma

anche un po familiare. Spero ne esca qualche cosa di bello e positivo.

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