Ambra Sabatini, nata nel 2002 a Livorno e cresciuta a Porto Ercole, ha vissuto un tragico
incidente nel 2019 mentre andava ad un allenamento di atletica a Grosseto con il padre. A
seguito dell’incidente, ha subito l’amputazione della gamba sinistra fino al ginocchio. Nel
2020 è ritornata allo sport con una protesi speciale e ha ottenuto successi straordinari,
inclusi record mondiali e medaglie d’oro ai Giochi Paralimpici di Tokyo e ai Mondiali di
Parigi nel 2023.
Durante l’incidente che hai avuto nel 2019 non hai mai perso conoscenza: l’essere
consci ti ha aiutata? Hai ricordi nitidi di com’è andata?
Mi ricordo che in quel momento dell’incidente sono stata comunque io a voler rimanere
aggrappata alla vita, essere cosciente e tenere la situazione sotto controllo perché poi
effettivamente ci sono stati attimi in cui mi sentivo davvero molto debole, perdevo molto
sangue… ma io volevo e sentivo che dovevo lottare con tutta me stessa. Di quel
momento lì mi ricordo tutto. Ricordo che ad un certo punto ho visto la gamba e mi è
salito lo spavento ma comunque alternavo attimi di terrore a momenti di calma. C’era il
mio babbo con me, guidava lui il motorino, volevo rimanere quanto più possibile serena e
tranquilla senza fargli vedere che in realtà ero nel panico.
Lo sport fa parte della tua vita fin da quando eri molto piccola, come ti sei sentita
nel momento in cui hai effettivamente realizzato che avresti perso la gamba dal
ginocchio in giù?
Mentre ero sull’elisoccorso, ho avuto un attimo un po tutto mio perché a bordo c’erano
mio padre con gli infermieri ma avevano tutti le cuffie per il rumore delle pale, invece io no,
non so perché avevano deciso di farmi sentire quel rumore (ride), riflettevo e mi
domandavo cosa sarebbe successo da lì a poco. Non ero neanche così convinta di
arrivare viva all’ospedale.
Arrivata all’ospedale avevo realizzato e sapevo che la gamba era messa male e da una
parte mi sono detta tra me e me che forse sarebbe stato meglio amputarla per il mio
futuro da atleta anche perché sapevo ci fossero degli strumenti che mi avrebbero fatto
ritornare a correre.
Appena hai potuto sei tornata in campo con il ciclismo e il nuoto. Poi è arrivata la
protesi per la corsa e sei tornata in pista. Non è stato facile trovare la protesi giusta
e soprattutto è stata difficile la riabilitazione?
La riabilitazione è durata pochissimo, nel senso che sono stata iperveloce. Già a l’11
settembre, quindi a tre mesi dall’incidente, ho fatto i miei primi passi con la prima protesi
da cammino. La cosa più difficile è stata trovare la pazienza perché comunque è un
processo lungo che non ti da subito soddisfazione. Da una parte mettere quella protesi
dovrebbe essere un momento bello, dall’altra hai sempre a che fare con uno strumento
nuovo, che non conosci, che pesa tantissimo, che non riesci a controllare, la senti una
parte diversa da te, dal tuo corpo e lì per lì è anche scoraggiante. Poi appunto con tanta
pazienza, il lavoro e la costanza, nonostante sia stato tutto veloce per me, ti ci abitui.
Anche andare a scuola era faticoso ma oggi la protesi fa parte di me al 100%. L’arrivo
della protesi da corsa è stato un momento importantissimo.
A Tokyo 2020 hai conquistato l’oro e stabilito un nuovo record mondiale Si può dire
che il 2020 è stato un anno di ripartenza?
Con l’arrivo del covid nel 2020 da una parte ho tirato un sospiro di sollievo. Ero contenta
perché la mia vita si era dovuta un po fermare dal giorno dell’incidente quindi ho pensato
“dai mi sono fermata io, se si fermano tutti li recupero” (ride). Dall’altra però è stato
comunque difficile pure per me perché con gli allenamenti non è stato facile. Quello che
potevo fare era andare sui pattini a rotelle nel cortile di casa, o un po in bici.
Poi è arrivato Tokyo quindi si, Tokyo 2020 è stato un traguardo raggiunto con tanta fatica
ma il primo record del mondo non si scorda mai
Come gestisce una ragazza così giovane tutto questo successo e soprattutto
sappiamo che lo sport richiede un grande allenamento sia fisico che mentale. E’
stato tanto difficile?
Sì. Allora io divido la mia vita in tre fasi: prima dell’incidente, dopo l’incidente e quindi quella di
ripresa e la mia vita con il successo dopo Tokyo perché mi ha stravolto completamente la vita
raggiungere quel record. Alla fine il successo, soprattutto nello sport, è molto bello, da
soddisfazione. Era quello che sognavo, ho lavorato tantissimo per raggiungere quell’obiettivo. Era
il mio sogno da quando ero bambina quello di andare alle olimpiadi, certo, confesso sia stato tutto
molto veloce e quindi molto improvviso perché tutto ciò è accaduto grazie ad un anno di
preparazione, quando un atleta normale ce ne mette quattro di anni. Mi sono trovata un po
spiazzata. Poi ho deciso di cambiare, andare via da Porto Ercole, andare a Roma, cambiare
allenatore e ho dovuto un attimo riassestare la mia vita ecco.
Raggiungere un nuovo record mondiale è sicuramente per te una grande
soddisfazione ma immagino lo sia anche per la tua famiglia
La mia famiglia è un grande punto di riferimento. Con babbo ho un rapporto speciale
perché la passione per lo sport, la determinazione nel raggiungere gli obiettivi me l’ha
trasmessa lui. Era lui che mi portava agli allenamenti. Poi c’è Lorenzo, mio fratello gemello,
siamo proprio cresciuti insieme. Inizialmente era lui la star dello sport in casa. Ha giocato
nella Fiorentina ed io ero la sua fan numero uno. Adesso però ha abbandonato un po lo
sport e sta studiando all’università.
Ci sono obiettivi o sogni particolari che vorresti ancora raggiungere?
Sogni sì. C’è Parigi 2024 con l’obiettivo di riconquistare il primo posto nel podio che è
sempre più difficile perché la sfida si fa sempre più agguerrita però ci sono, ci stiamo
lavorando e quindi sono molto fiduciosa. Dopo Parigi l’obiettivo è quello di iniziare con il
salto in lungo, vedremo…
In un’intervista al Foglio hai dichiarato che uno dei tuoi sogni è di veder costruire
una pista di atletica nella zona di casa tua a Porto Ercole. Raccontaci un po’ del tuo
paese, la gente e gli amici
Quando sono tornata a casa, sia dall’ospedale che dopo Tokyo, Porto Ercole è stata
fantastica. Tantissimo calore. Ricordo che dopo Tokyo tornai subito dopo a Roma e mi
dissero di rimanerci un po di più prima di tornare a casa perché stavano organizzando la
festa in piazza per il mio rientro. Anche quest’anno dopo i mondiali mi hanno accolto
davanti alla piazza in chiesa. Casa è casa e si sente il calore della gente che ti vuole bene
Stanno girando un documentario sulla tua storia. Quale speri sia il messaggio che
esca da questo docufilm?
Sì. Questo è in realtà un progetto che è partito nel 2022. Stiamo girando questo documentario
che non è proprio sulla mia storia dall’inizio ma è una testimonianza della mia preparazione per
Parigi. Sono seguita dalla troupe di Giffoni che appunto mi seguirà nella mia vita sportiva ma
anche un po familiare. Spero ne esca qualche cosa di bello e positivo.
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