Esclusiva

Gennaio 17 2024
Fine vita, in Veneto niente legge grazie a consigliera PD

Il consiglio regionale del Veneto ha rinviato ieri la proposta di legge sul fine vita. E’ stata determinante l’astensione della consigliera Anna Maria Bigon

«Quello che è successo ieri in aula è un fatto grave in termini di tenuta del gruppo», afferma la consigliera regionale del PD Veneto, Vanessa Camani, dopo l’esito della votazione sulla proposta di legge regionale sul fine vita “Liberi Subito”. 

Il disegno normativo presentato dall’associazione Luca Coscioni ha ottenuto 25 voti favorevoli, 22 contrari e tre astenuti, tra cui la consigliera democratica Anna Maria Bigon, e un consigliere assente. 

I primi due dei cinque articoli complessivi richiedevano il consenso della maggioranza assoluta: il secondo, sull’assistenza sanitaria da garantire al paziente in ogni fase del percorso di suicidio medicalmente assistito, ha sancito il termine delle votazioni e portato il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti a suggerire il rinvio in commissione. 

Il Veneto, dopo l’Abruzzo, è diventata la seconda regione italiana a presentare una proposta di legge per regolamentare l’assistenza medica nella morte volontaria. La deposizione del testo in consiglio regionale è avvenuta a giugno, grazie a un’iniziativa popolare promossa dall’associazione Coscioni, la quale ha raccolto oltre 9.000 firme, e superato le 7.000 necessarie. La proposta di legge è stata poi sottoposta all’esame della V commissione consiliare e ieri, martedì 16 gennaio, è giunta in aula per essere discussa, sottoposta a eventuali emendamenti e votata nella versione finale.  

Sono dieci le regioni italiane ad aver depositato le proposte normative per regolamentare la morte assistita. In Trentino Alto Adige, Liguria, Molise, Campania e Sicilia i volontari dell’associazione, stanno ancora cercando di avviare le raccolte firme o trovare membri dei consigli regionali disposti a presentare i disegni di legge. Il tentativo è di eliminare in modo autonomo il vuoto normativo in Italia riguardo al fine vita, che include la possibilità per le persone di decidere le modalità del proprio trapasso. Questa situazione, in cui ogni territorio si adatta come può, presenta però diverse incognite e problemi, come nel caso del consiglio regionale pugliese che ha adottato una delibera in cui sono elencate le linee guida per valutare le richieste di suicidio assistito, senza prevedere ancora una legge specifica.

L’astensione di Anna Maria Bigon è stata determinante ai fini del rinvio. La consigliera aveva chiesto ai compagni di partito di votare esercitando la libertà di coscienza – come previsto dallo statuto del PD – distaccandosi di fatto dalla linea dei dem. 

«Noi del gruppo le abbiamo suggerito di non partecipare, in modo da tutelare la sua difficoltà, ma non danneggiare la nostra intenzione», ha commentato la collega Camani. Secondo il regolamento del consiglio regionale del Veneto astenersi è equivalente a votare contro: «Questo è accettabile nel momento in cui si hanno ampie maggioranze, ma non era questo il caso». Il Partito Democratico è da sempre vicino alle battaglie dell’associazione Luca Coscioni e l’esito della votazione rischia di aprire spaccature all’interno dell’opposizione: «Penso sia necessario avviare una riflessione dentro il gruppo e il partito per trovare una linea comune», aggiunge Camani.

Bigon non ha voluto rilasciarci dichiarazioni per controbattere alla collega . 

Il dato politico più chiaro rimane quello della maggioranza che ha votato contro la proposta di legge e sfiduciato il Presidente della Regione Luca Zaia. «La discussione politica sul terzo mandato finisce qua» conclude Camani.

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