Esclusiva

Gennaio 18 2024
“Tanto pe’ cantà”, Ettore Petrolini compie 140 anni

Per celebrare i 140 anni dalla nascita di Ettore Petrolini, la Casa del Cinema di Roma omaggia l’artista

«Il mondo è bello perché è avariato», «io non ci tengo né ci tesi mai», «È tutto sbagliato, è tutto un mondo da rifare» diceva Ettore Petrolini nei suoi spettacoli. Attore, cantante e drammaturgo romano, vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento, è stato autore di battute diventate proverbiali sia nei salotti che nelle strade, e di una comicità che ha lasciato tracce profonde in tutti i più grandi interpreti del secondo dopo guerra, da Sordi a Manfredi, da Montesano a Proietti. Ma la sua abilità nel giocare con la lingua italiana si spingeva fino ad una comicità demenziale: «Un amico mi indica un tizio e dice: è un perito. Ma come fa ad essere un perito se è vivo?», oppure «Come si fa a vedere una cancellata se è cancellata?», o ancora «dicono orologio ma è orologio quando è d’oro, quando è d’argento, è argentologio». Più stupidi di così si muore. Ma, come alcuni hanno osservato, per fare l’imbecille in quel modo, ce ne voleva di intelligenza.

Per celebrare i 140 anni dalla sua nascita, la Casa del Cinema di Roma ha organizzato Caro Petrolini…ma l’amore mio non muore mai, un tributo all’artista e al suo erede, Gigi Proietti, che comprende tre eventi. Sabato 13 gennaio si è aperta la rassegna cinematografica Petrolini&Proietti durante la quale sono stati proiettati il cortometraggio Io, Ettore Petrolini di Ugo Rosselli, e Petrolineide, un’antologia di sketch tratti dai suoi film più famosi. Nei giorni successivi, invece, sono stati proposti Febbre da cavalloBrancaleone alle Crociate e La Tosca, con protagonista Proietti. 

Sempre il 13 gennaio è stata inaugurata nello Spazio Amidei e Zavattini la mostra Ma l’amore mio non muore mai, che espone una serie di fotografie e documenti che raccontano il genio creativo di Petrolini e di Gigi Proietti. Nella presentazione che precede l’esposizione Georgiana Ionescu, una delle curatrici, spiega le ragioni che legano questi due interpreti: «Il grande accento del comico italiano, la mimica, il gesto, l’intelligenza, la satira, l’ironia, la bonomia, l’esaltarsi seguito dall’immediato tarparsi le ali sono le caratteristiche dell’arte di Ettore Petrolini e Gigi Proietti che uniscono indissolubilmente questi due grandi attori dell’Ottocento e Novecento rendendoli eterni: il primo come autore fondamentale per il rinnovamento della comicità, della sensibilità e della cultura italiana del Novecento fino ai giorni nostri, e Proietti per aver consacrato la preziosa eredità di Petrolini». 

Lunedì 15 gennaio, al Teatro Sala Umberto, dove il comico romano ha debuttato nel 1911, è andato in scena lo spettacolo Ballantini&Petrolini, in cui l’attore livornese Dario Ballantini ha fatto rivivere sul palcoscenico sette fra i personaggi più noti creati dall’attore romano, da Gigi il Bullo a Gastone.

La manifestazione è un’occasione per riscoprire un attore comico a tutto tondo, che spaziava dal funambolico nonsense di Fortunello alla satira feroce di Nerone. Un artista originale e d’avanguardia capace di vivere il proprio tempo – fu notato dai Futuristi che vedevano in lui la concretizzazione delle loro teorie sul palcoscenico – e di anticipare un modo di sentire e di recitare che sarà ripreso con successo da altri nel secondo dopo guerra. 

La sua vita fu talmente intensa da pregiudicare il suo stato di salute. A soli 50 anni fu costretto a letto per un’angina pectoris che poco dopo lo portò alla morte. Ma anche in una situazione tanto tragica non smise di scherzare. Al medico che gli diceva che le sue condizioni erano davvero migliorate rispose: «Meno male, almeno moro guarito!».