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Esclusiva

Gennaio 19 2024
Goya incontra Caravaggio ai Musei Capitolini

In mostra il progetto espositivo “Goya e Caravaggio: verità e ribellione”. Il “Parasole” torna in Italia di fianco alla “Buona Ventura”

Due seduzioni, due scene di vita quotidiana, due opere giovanili e una sola parete, quella della Sala Santa Petronilla, ai Musei Capitolini. “Il Parasole” di Francisco Goya (1777) torna a Roma dopo ventitré anni e resterà esposto fino al 25 febbraio, di fianco alla “Buona Ventura” di Caravaggio (1597).

Il progetto espositivo si intitola “Goya e Caravaggio: verità e ribellione” e ha l’obiettivo di mettere in luce le analogie tra le due tele e tra i due artisti. Entrambi sono stati interpreti del loro tempo e hanno introdotto novità iconografiche e stilistiche. Le due tele hanno come protagonisti una donna e un uomo, ritratti in scene di vita quotidiana della società del loro tempo.

Il coraggioso confronto tra queste opere, distanti circa 180 anni, rivela un tratto comune, l’essere spartiacque, il segnare un passaggio significativo verso nuove epoche. Se Caravaggio è spesso considerato il primo pittore moderno, Goya emerge come il precursore dei romantici e apre la strada all’arte contemporanea.

El Quitasol, il Parasole, era già stato esposto nella capitale, quando ha fatto parte, dal 18 marzo al 18 giugno del 2000, di un’esposizione presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica. Il ritorno in Italia è il risultato della politica culturale di scambio d’opere d’arte messa in atto da tempo dalla Sovrintendenza Capitolina in collaborazione con il Museo Nazionale del Prado, a Madrid.

Goya incontra Caravaggio ai Musei Capitolini

La tela è un bozzetto del 1777 per un arazzo, ritraente una giovane maja, una donna del popolo, seduta su una riva, con un cagnolino e con un ragazzo al suo fianco che le fa ombra con un parasole. La figura della ragazza, vestita in modo elegante secondo la moda francese, si contrappone al giovane majo con il tradizionale abbigliamento madrileno. Goya, rompendo con la tradizione fiamminga, dipinge una scena di vita quotidiana spagnola. Un gioco di seduzione, accentuato dai colori vivaci degli abiti e dalla sottile luce del parasole che crea giochi di luci e ombre sul volto della fanciulla. Il dipinto rivela nella sua profondità anche una possibile ispirazione caravaggesca. Durante il periodo in cui risiedeva a Roma, Goya frequentava la Scuola del Nudo in Campidoglio in cui era conservata proprio la “Buona Ventura” di Caravaggio.

Goya incontra Caravaggio ai Musei Capitolini

Il quadro è tra le prime opere di Michelangelo Merisi, che la dipinse durante il suo soggiorno romano, ed è datata al 1597. Il dipinto cattura un istante di vita quotidiana nella Roma del Cinquecento, con una donna gitana e un giovane cavaliere, entrambi modelli viventi, vestiti in abiti contemporanei. Caravaggio crea uno spazio indefinito ma reale, giocando con la luce naturale che dà forma e volume alla scena. Oltre alla rappresentazione di una scena di genere, il dipinto ha un significato allegorico che si allinea al clima controriformista dell’epoca. La donna, mentre sembra leggere il futuro al cavaliere, gli sfila l’anello dall’anulare destro, rappresentando un monito morale contro l’inganno delle apparenze e la seduzione dei falsi profeti.

L’esposizione “Goya e Caravaggio: verità e ribellione” è promossa da Roma Capitale e dall’Assessorato alla Cultura, e curata dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con la direzione didattica affidata a Federica Papi e Chiara Smeraldi. L’organizzazione è gestita da Zètema Progetto Cultura.

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