Esclusiva

Gennaio 22 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 23 2024
“No al fascismo”, in Germania piazze piene contro Afd

L’inchiesta sul piano di “re-migrazione” dell’ultradestra tedesca è al centro delle proteste che si sono svolte a gennaio in varie città

Migliaia di manifestanti di fronte alla maestosa Porta di Brandeburgo, a Berlino, capitale della Germania dal forte valore simbolico. Il 14 gennaio, bandiere e ombrelli arcobaleno si distinguono da nuvole grigie e minacciose che coprono il cielo. «Queste manifestazioni sono avvenute adesso, perché si sta discutendo della possibilità di mettere al bando Afd per vie legali», afferma Lorenzo Monfregola, giornalista freelance che vive e lavora in Germania.

“Alle zusammen gegen den Faschismus” (“Tutti insieme contro il fascismo”), “Alle hassen Nazis” (“Tutti odiano i nazisti), “Afd ist keine Alternative” (“Afd non è un’alternativa”), “Demokratie verteidigen” (“Difendere la democrazia”) sono gli slogan che campeggiano sui cartelloni di giovani e anziani. Telecamere, telefoni alzati per girare video. Il clima gelido non ferma i manifestanti con guanti, sciarpe, cappelli colorati, maglioni e giubbotti. Berlino non è sola, perché a gennaio molti cortei hanno animato strade e piazze tedesche. All’appello ci sono Monaco di Baviera, Norimberga, Amburgo, Colonia, Lipsia, Dortmund, e Bonn, città natale di Ludwig van Beethoven, dove i dimostranti hanno contestato sulle note del celebre compositore. A Potsdam, il cancelliere Olaf Scholz e la ministra degli esteri Annalena Baerbock si sono uniti alla folla, con un foulard rosso di seta al collo. Il primo con la solita compostezza, la seconda con il classico sorriso smagliante. 

Il bersaglio delle proteste è Afd (Alternative für Deutschland), partito nazionalista di estrema destra, alleato della Lega di Matteo Salvini al Parlamento europeo, nel gruppo “Identità e Democrazia”. Il partito è stato fondato nel 2013 da un gruppo di economisti e professori universitari guidati da Bernd Lucke. Afd nasce in ottica anti-euro, e sfrutta la crisi che affligge l’eurozona in quegli anni. «Prima non c’era una destra populista come in altri paesi. Lo spazio libero accanto ai cristiano-democratici della Cdu è stato riempito da Afd».

I leader sono Tino Chrupalla e Alice Weidel che, sulle pagine del Financial Times, parla della possibile uscita della Germania dall’Unione europea (“Dexit”), elogiando la Brexit, ovvero il recesso del Regno Unito.

La possibile messa al bando

L’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Bundesamt für Verfassungsschutz: BfV) monitora da anni il partito. L’intelligence ha inserito il suo gruppo giovanile “Junge Alternative”, lo scorso aprile, tra le associazioni che non rispettano la Legge fondamentale tedesca (la “Grundgesetz” equivale ad un testo costituzionale).

Da giorni in Germania si discute della possibilità di mettere fuorigioco Afd sulla base dell’articolo 21 della Grundgesetz, per cui sono incostituzionali i partiti che: «Cercano di indebolire o abrogare l’ordine fondamentale democratico libero o di mettere in pericolo l’esistenza della Repubblica federale tedesca». Se da un lato c’è chi chiede la messa al bando di Afd, per mantenere viva la “democrazia combattiva tedesca”, dall’altro molti credono che la sua esclusione potrebbe rivelarsi un boomerang, perché Afd si attesta su percentuali troppo alte per essere cancellato. Se la richiesta fosse rigettata, il partito avvicinerebbe nuovi elettori, evocando un tentativo di censura ai suoi danni. Con un alto rischio di conflittualità sociale, soprattutto ad est. 

Il fulcro del programma: L’immigrazione

Il contrasto all’immigrazione è centrale nel programma partitico, in una società tedesca sempre più multiculturale. La svolta come partito anti-immigrazione avviene con l’arrivo di milioni di migranti siriani fuggiti dalla guerra nel 2015, e la politica di accoglienza dell’ex cancelliera Angela Merkel. Non di rado Afd si è espressa contro una supposta islamizzazione della società, sostenendo che «Sono i migranti a doversi adattare a noi».

La possibile esclusione di Afd si lega ad un’inchiesta che ha destato scalpore. Secondo il sito investigativo Correctiv, il partito sarebbe coinvolto in un maxi-progetto etno-nazionalista per la “re-migrazione” (“Remigration”), ovvero la deportazione in uno “Stato modello” non precisato nel Nord-Africa di milioni di persone. Tra queste ci sono richiedenti asilo, immigrati con permesso di soggiorno, e cittadini tedeschi di origine straniera. Afd ha risposto, parlando su X di una “campagna sporca” dei media e di Correktiv.

Così come il Presidente tedesco Frank Walter Steinmeier, il cancelliere Scholz ha richiamato il popolo all’unità: «Gli estremisti di destra indeboliscono la nostra democrazia. Vogliono distruggere la nostra coesione».

Tutti si sono schierati contro Afd: sindacati, vescovi, fondazioni culturali, il movimento ecologista Fridays for future. La risposta sui social non si è fatta attendere: gli hashtag #gegenRechts (contro la destra) e #gegendieAfd (contro Afd) affollano X da una settimana. «Il partito pone la sua principale struttura di consenso sul tema migratorio. Con l’emergere del piano si è esacerbata l’insofferenza della società civile verso Afd. C’è un “muro antincendio” a destra, per cui tutte le segreterie nazionali dei partiti rifiutano ogni collaborazione, anche locale».

L’elettorato di Afd

L’elettorato di Afd è eterogeneo: «Il partito si è radicato nella ex DDR (Deutsche Demokratische Republik: Repubblica democratica tedesca), dove ha raccolto in modo trasversale voti nei ceti sociali. Non è votato solo da poveri e svantaggiati mantenuti dallo Stato sociale, ma anche dal ceto medio, la mancata élite dirigente della vecchia Germania orientale, che vede in Afd la possibilità di riscatto» afferma Monfregola. «Dopo la riunificazione tedesca del 1989 le élite sociali che avrebbero voluto diventare dirigenziali nella Germania dell’est sono rimaste deluse, perché i posti di management sono stati assegnati a persone provenienti dall’ovest».

Paragonando il successo di Afd a quello del “trumpismo” negli Stati Uniti, prosegue: «Nei quartieri abitati dal proletariato bianco che vive con il sussidio, ed è mantenuto dallo stato sociale, il sostegno è forte, perché c’è stato un fenomeno di “etnicizzazione” della rabbia e l’insoddisfazione verso lo Stato». 

«Ho seguito molte manifestazioni del partito. Mi ha colpito vedere persone consapevoli di appartenere alla galassia di estrema destra, politicizzate, insieme a individui con ingenuità, istintività politica, privi di consapevolezza», continua. «Questo mix è una caratteristica che ha permesso a Afd di uscire dall’angolo dell’estremismo e diventare accettabile».

La crescita in vista delle elezioni autunnali nella ex DDR

In una rilevazione nazionale di YouGov dell’11 gennaio scorso, il partito, con il 24%, è al secondo posto dietro al duo di centro-destra moderato formato dalla Cdu e dall’Unione cristiano-sociale (Csu). Mentre la coalizione di governo, composta dai socialisti della Spd (15%), dai Verdi (die Grünen: 12%) e i liberali (Fdp: 6%), non sorride, arrivando al 33%.

A settembre, tre Länder della ex Germania dell’est – Brandeburgo, Sassonia e Turingia – voteranno per rinnovare i parlamenti regionali. In questi territori, il “sorvegliato speciale” Afd ha registrato i primi successi. Nel giugno 2023, Robert Sesselmann è stato eletto sindaco (“Landrat”) a Sonneberg, in Turingia: Il risultato ha scosso la nazione, tanto che si è parlato di “Blaue Wunder” (“Miracolo blu”), facendo riferimento al colore del partito.

Lo scorso dicembre Tim Lochner si è affermato a Pirna, cittadina di quasi 40mila abitanti non lontana da Dresda, in Sassonia. È il primo trionfo di Afd in una città di media dimensione. «In questi territori il partito punta oggi al 30%, può diventare un player fondamentale, mentre in Germania occidentale è ancora un voto di protesta», conclude.