La direttiva europea sulla violenza contro le donne presentata a Strasburgo doveva rappresentare un passo avanti storico, ma gli stati membri non sono riusciti a ottenere un accordo sul reato di stupro.
Il testo adottato è il risultato del trilogo, il negoziato informale che coinvolge Commissione Europea, Parlamento e Consiglio. L’obiettivo di Parlamento e Commissione era di includere nella legislazione la definizione di stupro basata sulla mancanza di consenso. Una formulazione volta a non lasciare zone grigie e che prende spunto dal modello spagnolo del “solo sì è sì”. La legge, approvata nel 2022, ha messo al centro la cultura del consenso. È considerato stupro qualsiasi rapporto sessuale privo di una chiara volontà, che non può esprimersi attraverso il silenzio o l’assenza di una risposta.
Su questo punto si è incagliata la discussione, con il Consiglio che non ha trovato una maggioranza qualificata per approvare il testo proposto. Durante la conferenza stampa, la relatrice svedese Evin Incir, eurodeputata del gruppo dei Socialisti e Democratici si è detta «Profondamente delusa dal comportamento di alcuni Stati, la loro posizione è incomprensibile».
«È un punto di partenza e non di arrivo», ha commentato l’eurodeputata irlandese Frances Fitzgerald, una delle negoziatrici. «La direttiva manda un chiaro messaggio» – continua Fitzgerald – «l’Unione europea vuole contrastare con serietà la violenza sulle donne. Il lavoro non è finito, da questi negoziati traiamo delle lezioni importanti, ma anche dei segnali allarmanti. Non siamo riusciti ad includere una definizione unitaria di stupro».
La relatrice ha poi ricordato alcuni aspetti che rendono la direttiva un blocco di partenza importante, e per certi versi unico, rispetto ai precedenti testi in materia. Per la prima volta sono stati inclusi gli abusi sessuali online e viene uniformato il divieto per i matrimoni forzati e la mutilazione genitale femminile.
La definizione di stupro, come era stata proposta da Commissione e Parlamento, resta nel testo della direttiva, ma soltanto nella parte dedicata a prevenzione, istruzione e sensibilizzazione. L’articolo è stato aggiunto in risposta alle difficoltà da parte del Consiglio a includere il concetto di consenso nella sezione dedicata ai reati penali. «È un traguardo per il Parlamento» ha rivendicato Frances Fitzgerald, ricordando che la direttiva prevede che gli Stati si facciano carico di campagne di sensibilizzazione in favore della cultura del consenso.
Le domande della sala stampa si sono concentrate sul fronte contrario all’inserimento del reato di stupro e alle ragioni dietro questa scelta. «Alcuni hanno rigettato la proposta su basi legali, altri semplicemente non volevano approvare il testo e ne posso nominare uno: l’Ungheria». È stata questa la risposta della relatrice Evin Incir, che ha poi spiegato che Francia e Germania non hanno voluto includere il reato di stupro per motivi legali. La loro tesi è che l’Unione europea non è competente in materia e che il testo della direttiva sarebbe stato oggetto di ricorsi.
Una spiegazione che convince a metà, visto che se davvero il problema fosse l’impossibilità di armonizzare a livello europeo la definizione di stupro, si potrebbe sempre agire con la legislazione nazionale. Oggi in Francia sono considerati stupro soltanto la penetrazione sessuale o il sesso orale compiuti su una persona con violenza, coercizione, minaccia o sorpresa. Non c’è menzione del consenso esplicito. «Se il Presidente Macron non crede alla necessità di legiferare a livello europeo, che almeno faccia un passo avanti a livello nazionale» ha commentato Evin Incir.
La deputata ha concluso la conferenza portando l’esempio del suo Paese, la Svezia: «La legge sullo stupro definito come sesso senza consenso è entrata nel 2018. Dopo solo un anno il tasso di condanne è cresciuto del 75% e le denunce del 500%. Questo mostra l’importanza di un reato di stupro basato sul consenso».