Esclusiva

Febbraio 22 2024
I colori del carnevale di Viareggio

Sui viali del lungomare sfilano i carri allegorici realizzati dai maestri cartapestai. Quest’anno, tra i temi protagonisti, ci sono l’ intelligenza artificiale, il cambiamento climatico e la salute mentale

I colori del carnevale di Viareggio

TITOLO DEL CARRO: “È tempo di cambiare” di Roberto Vannucci

Scioglimento dei ghiacciai, siccità, oceani pieni di inquinanti. Il pianeta ci sta dicendo che siamo vicini al punto di non ritorno e che è tempo di cambiare. Il mammut, protagonista della costruzione allegorica, proprio a causa dello scioglimento dei ghiacciai, riprende vita dopo milioni di anni, ma trova un pianeta inquinato e ferito. Perfino il colore della sua pelliccia è cambiato. L’uomo sta distruggendo la natura. L’unica via di salvezza è amare il pianeta e viverci in armonia. Non c’è futuro, se si oltrepassa il punto di non ritorno: è tempo di cambiare.

I colori del carnevale di Viareggio

TITOLO DEL CARRO: “Auguro a tutti un briciolo di follia!” Alda Merini” di Priscilla Borri

Protagonista della costruzione è la poetessa Alda Merini, una delle più importanti voci poetiche del Novecento italiano, che ha vissuto la forte esperienza del manicomio. Privata di tutto, è sopravvissuta a chi la voleva lontana. Le sue pagine riescono a sublimare quell’oscura esperienza e a dominare i fantasmi, che ha conosciuto e che hanno popolato la sua mente. La follia – è il messaggio dell’allegoria – può alimentare una forza creativa straordinaria in grado di colorare a tinte forti una grigia ed inerte normalitià.

I colori del carnevale di Viareggio

TITOLO DEL CARRO: “Il profumo delle rose nelle spine” di Carlo e Lorenzo Lombardi

La costruzione allegorica è liberamente ispirata a Marco Cavallo, la scultura di legno e cartapesta che fu realizzata nel 1973 dai pazienti del manicomio di Trieste, diretto da Franco Basaglia. Alto 4 metri, azzurro, era il simbolo della gioia di vivere, dei sogni e dei desideri delle persone ricoverate. La costruzione vuole focalizzare l’attenzione sulla psicologia sociale e l’influenza che il contesto in cui si è inseriti apporta a pensieri e sentimenti. Sul carro il cavallo azzurro è una sorta di cavallo di Troia, contenitore di messaggi di speranza di chi, sino ad allora, le speranze le aveva perdute. È un invito ad andare oltre i muri dei pregiudizi, dell’indifferenza, della paura, dell’intolleranza e della superficialità.

I colori del carnevale di Viareggio

TITOLO DEL CARRO: “Ascolta ragazzo…” di Massimo e Alessandro Breschi

“Ascolta ragazzo, la droga mai” è il titolo di un libro che Mario Tobino scrisse nel 1978. Da allora – denunciano i costruttori – l’uso delle droghe è in continua evoluzione ed avvelena il futuro delle nuove generazioni. Come una famelica vedova bianca, le organizzazioni criminali espandono la ragnatela della droga e la rete dello spaccio è sempre più fitta tra gli adolescenti. Il messaggio di speranza è che i giovani aprano gli occhi prima che sia troppo tardi.

I colori del carnevale di Viareggio

TITOLO DEL CARRO: “Octopus 5.0 La rivoluzione artificiale” di Luigi Bonetti

L’intelligenza artificiale rappresenta la grande rivoluzione nella nostra contemporaneità, ma anche l’inizio di nuove preoccupanti sfide. Perché, se da un lato potrà aiutarci in molti settori, dall’altro potrebbe mettere a rischio la privacy, l’etica, la sicurezza e il lavoro di tutti noi.

I colori del carnevale di Viareggio

TITOLO DELL’OPERA: “Va dove di porta il cuore…” di Jacopo Allegrucci

“Quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta”. Cita la scrittrice Susanna Tamaro l’autore della costruzione allegorica che racconta l’adolescenza. I ragazzi sono spesso distratti da situazioni insidiose che li attraggono, ma che, come Arpie, svelano poi i loro mostruosi volti. E allora “senza farti distrarre da nulla, aspetta, aspetta ancora, stai fermo in silenzio e ascolta il tuo cuore. E quando poi ti parla alzati e va dove lui ti porta, va dove ti porta il cuore”.  

I colori del carnevale di Viareggio

TITOLO DEL CARRO: “Il circo dei sogni” di Alessandro Avanzini

Un moderno Re Mida dal tocco magico, un ipnotico parossistico e iconico artista, un genio della comunicazione. E’ l’artista Salvador Dalì, protagonista della costruzione allegorica. Inventore delle forme liquide, una delle immagini più popolari al mondo, è l’uomo che si è fatto arte vivente.

I colori del carnevale di Viareggio

TITOLO DEL CARRO: “Magie di Carnevale” di Luciano Tomei e Antonio Croci

Quando arriva il carnevale, la città è magicamente in festa per un mese: ci rende spensierati e allegri, ci mischiamo fra coriandoli e musiche e tutto il resto viene dimenticato. La fantasia prende il sopravvento. Come per incanto arriva una curiosa strega, intenta a capire di che magia si tratti. Nel suo pentolone prepara pozioni magiche per fare animare gli oggetti che la circondano e farci divertire ancora di più.

I colori del carnevale di Viareggio

TITOLO DEL CARRO: “All you can eat” di Matteo Raciti

Il carro racconta una tragicomica ultima cena del mondo. Il protagonista della costruzione è Gordo, un personaggio inventato dall’artista per rappresentare l’ingordigia umana. Può mangiare tutto ciò che trova nel menù, al solito prezzo. E allora si abbuffa consumando fino all’ultima risorsa del pianeta. Ma accade l’imprevisto: un paio di portate e sarà tutto finito. “Com’è possibile? Non era un ristorante ALL YOU CAN EAT?” si chiede l’insaziabile Gordo.

I colori del carnevale di Viareggio

TITOLO DEL CARRO: “Bla Bla Bar” di Umberto, Stefano, Michele e Jacopo Cinquini

Come in una favola di Esopo, la Rana dai grandi occhi versa bicchieri di “VERITÀ” al Gran Caprone, così tanto da stordirlo e fargli dimenticare la decadenza. Asseconda i suoi rancori e le sue frustrazioni, mentre il cornuto avventore incolpa gli altri per i suoi fallimenti. Accanto a loro, Monna Lisa, simbolo di bellezza, oscilla ferita nella dignità.

I colori del carnevale di Viareggio

TITOLO DEL CARRO: “Più denti!!! The world’s greatest show” di Luca Bertozzi

Se in un futuro prossimo la scienza riuscisse a riportare in vita i dinosauri, da sempre sogno di grandi e piccini, e se ci trovassimo magicamente di fronte al più grande e aggressivo predatore preistorico, in uno show mozzafiato, resteremmo sbalorditi? Questo è ciò che si domanda l’autore. La costruzione è un’allegoria sulla cattiveria e l’aggressività della nostra società, assuefatta dal consumismo e sempre più infelice, in cerca di sensazionalità e visibilità, a scapito dei valori umani.