Alexander Payne torna alla regia dopo molti anni con “The Holdovers” e sceglie come protagonista Paul Giamatti, già attore principale del suo successo Sideways.
È tempo di tornare a casa per gli studenti del prestigioso Barton College in New England. Ma non per tutti, cinque ragazzi vengono lasciati a scuola dalle loro famiglie e dovranno passare le vacanze di Natale sotto la supervisione del professore più odiato, Paul Hunman, e della capocuoca della mensa, Mary.
È il 1970: Martin Luther King è morto, la guerra in Vietnam è in corso, e le differenze sociali sono palpabili. Questo fa sì che il Barton College, che si presenta come un luogo dove si fa comunità tra una messa e una partita di tennis, diventi più simile a una caserma dove i più ricchi e viziati sbeffeggiano senza remore chi ha meno di loro, o non ha sufficiente spavalderia per contrattaccare.
Il professor Hunman, che ai suoi tempi ha frequentato la Barton grazie a una borsa di studio, sente che la sua missione sia mettere in riga i marmocchi viziati che gli ricordano i suoi ex compagni di classe. Questo atteggiamento lo porta a essere ostile, a non capire le esigenze di chi si trova di fronte e a essere odiato dall’intero corpo docenti e studentesco.
La prima settimana di vacanza viene vissuta dai ragazzi all’insegna del terrore di Hunman. Sveglia presto la mattina, corsa obbligatoria, pasti sempre uguali e ore interminabili di studio. Il settimo giorno, mentre i giovani sono chini sui libri in biblioteca sentono il ronzio di un elicottero. Uno di loro alza il naso all’insù e guarda fuori dalla finestra: «Mio padre!». È così, un papà si è sentito in colpa per aver abbandonato il figlio e si sdebita invitando tutti in montagna, previo consenso dei genitori di tutti. Solo uno di loro non partirà, Angus Sully, la madre non ha risposto alla chiamata, e per protocollo la scuola non lo può mandare via. Il ragazzo si trova così intrappolato con Hunman e Mary, un incubo che diventa sempre più duro.
Dopo un primo momento di astio e diffidenza i tre cominciano ad affidarsi gli uni agli altri fino a diventare complici riuscendo a creare a Barton una famiglia sgangherata.
Sullo sfondo di un’America in cui le differenze di classe sono esacerbate, Alexander Payne mette in scena una storia di amicizia autentica, in cui emerge con vigore la necessità di creare, ovunque si sia, una comunità con dei valori fondanti condivisi, l’unico modo per appianare le disuguaglianze sociali.
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