Esclusiva

Marzo 14 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 15 2024
Case green, passa la direttiva che mette in disaccordo i partiti italiani

Il parlamento europeo impone la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati entro il 2050. La deputata Tovaglieri: «Sono i paesi a dover mettere i fondi, non l’UE»

Fischietto e cartellino rosso come un arbitro di calcio durante una partita, e invece è Angelo Ciocca, deputato della Lega, durante una plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo. L’onorevole ha deciso di interrompere le votazioni sulla direttiva delle case green, una disposizione che obbliga i nuovi edifici residenziali e pubblici alleemissioni zero, i primi entro il 2030 e i secondi entro il 2028.

La clamorosa interruzione, finita con il parlamentare scortato fuori dall’aula, corrisponde ad un voto contrario da parte di tutti gli eurodeputati italiani del centrodestra, con la sola eccezione di Alessandra Mussolini. Il leader della Lega Matteo Salvini definisce la normativa “l’ennesima follia europea”.

I voti ricevuti nella seduta plenaria del 12 marzo, però, dicono il contrario: con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti il provvedimento è passato. Inoltre i punti cardine di questo documento sono tanti altri: dal 2040 scatterà il divieto di utilizzare le caldaie alimentate da combustibili fossili, ed entro il 2025 i sussidi per le caldaie autonome. Mentre entro il 2050 il patrimonio edilizio di 27 Paesi dell’Unione Europea dovrà essere a emissioni zero.

Un impegno enorme, di certo, per l’Europa con un patrimonio edilizio vecchio. La stessa commissione calcola che serviranno, da qui al 2030, 275 miliardi di euro l’anno, di cui 152 sono fondi addizionali che al momento devono ancora essere reperiti. Il calcolo non è stato fatto per ogni paese, ma l’Italia è tra quelli con le maggiori necessità. Entro due anni, ogni stato, dovrà elaborare un piano per rendere i propri edifici sostenibili, senza avere risorse europee.

Isabella Tovaglieri della Lega, relatrice ombra del provvedimento, annuncia battaglia: «Abbiamo votato contro in aula perché se sono i paesi a dover mettere i fondi, non può essere la Ue a dettare le regole. Avviare una serie di interventi di tale portata in tutto il panorama europeo ha una valenza economica eccessiva. L’Unione europea deve pronunciarsi su temi che a lei competono, come il tema energetico, piuttosto che la politica energetica».

In conclusione Tovaglieri aggiunge «L’Italia si dovrà impegnare ad abbattere del 15% le emissioni medie entro il 2035, dando priorità agli edifici più energivori. Quindi io mi auguro che il governo darà priorità agli edifici pubblici».

Tiziana Beghin, capo delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo replica: «Il nostro è stato un sì convinto, nonostante avessimo richieste più ambiziose. Tutto sommato è un testo accettabile quello che è passato, ci si poteva spingere un po’ oltre per combattere l’inquinamento e affrontare il cambiamento climatico. Questa per il nostro paese sarà una sfida, un’occasione per migliorare le condizioni non soltanto del pianeta, ma soprattutto, della vita dei cittadini che risparmieranno in bollette».

L’onorevole Toia, vice della commissione ITRE (Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamentoeuropeo), che si è occupata maggiormente della direttiva sostiene: «È una normativa che è partita suscitando tante preoccupazioni, ma senza nessuna ragion d’essere. Siamo tutti d’accordo che si debbano ridurre i consumi energetici. Non possiamo dimenticare che la CO2 viene dalle case, daitrasporti e dalla produzione. Quindi da qualche parte si deve agire. Se si può incentivare la coibentazione, e l’efficientamento, delle abitazioni per consumare meno, e pagare meno, ben venga».

Riguardo la mancanza di fondi ad hoc, unita all’eliminazione degli standard stringenti che erano inizialmente previsti per la direttiva, la deputata Toia dice: «Non ci si può aspettare che ogni volta che la Ue approvi un provvedimento ci siano dei fondi ad hoc. Al momento, oltre a utilizzare meglio i soldi del Recovery Fund, si puòpensare ai fondi delle Regioni, che spesso rimangono inutilizzati per anni». 

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