Esclusiva

Marzo 18 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 19 2024
La dimora di Pirandello: tra ricordi e sfide future

La casa del poeta siciliano a Roma, trasformata in museo, conserva ancora l’arredamento degli anni ’30

«Ho un rammarico. Non so. Vedo ancora il giardinetto della mia casa al sole» scrive Luigi Pirandello nella breve commedia “All’Uscita”, ricordando la sua residenza romana. A soli pochi passi da Porta Pia, in una traversa di via Nomentana, si trova la casa in cui il poeta italiano trascorse gli ultimi anni di vita, prima della morte nel 1936. Oggi l’intero villino è di proprietà del ministero della Cultura, ma soltanto l’ultimo piano ospita il museo. «Tante scolaresche e decine di universitari vengono qui» dice Antonia, guida e dipendente dell’Istituto degli Studi Pirandelliani.

L’appartamento comprende un ampio soggiorno-studio, una zona notte e una terrazza. L’arredo è quello originale: risale al 1933, quando il poeta italiano si trasferisce in Italia, al suo rientro dopo il periodo trascorso a Berlino e a Parigi. La maggior parte dei mobili, in stile fiorentino, risalgono al 1910 e provengono da precedenti abitazioni dello scrittore. Acquisti successivi sono invece il grande divano, le poltrone, una seconda scrivania e l’intera camera da letto, in stile razionalista.

«Cinque grandi finestre, tre da una parte e due dall’altra; quelle, più larghe, ad arco; queste, ad usciale, sul lago di sole di un magnifico terrazzo a mezzogiorno» afferma Pirandello nella novella “Visita” per descrivere il suo studio, dove viene conservata la scrivania su cui scrive il dramma “Sei personaggi in cerca d’autore”, principale opera per cui gli viene conferito il Premio Nobel per la letteratura nel 1934.

Dalla luminosità e dall’ampiezza della sala principale si passa alla sobrietà di una zona notte molto modesta con un belvedere dal quale, allora, si potevano vedere i pini di Villa Torlonia. Gli abiti, i cappelli, il bastone, la divisa della Reale Accademia d’Italia sono ancora conservati nella stanza.

Proprio in queste mura muore Pirandello il 10 dicembre 1936, giornata di cui il giornalista e amico fraterno Corrado Alvaro descrive momenti indimenticabili: «Entrai nella camera dove egli giaceva. Era come abbandonata, c’era quel silenzio sterminato sul lenzuolo che lo copriva delineando quel corpo di “povero cristo”».

«Il museo va avanti solo con i fondi statali e ogni anno devono essere rifinanziati. Questi soldi coprono soltanto una parte delle spese per il mantenimento della struttura e pochi giorni fa il ministro Sangiuliano si è fatto sfuggire che le risorse verranno ristanziate» spiega Antonia, la guida e curatrice che tutti i giorni apre al pubblico le porte dell’abitazione.

In passato è accaduto che i soldi non venissero ricollocati: i tagli alla cultura durante i governi Berlusconi dei primi anni Duemila hanno messo a dura prova l’esistenza del museo. Ogni anno decine di istituti culturali rivivono la stessa situazione di incertezza, ritrovandosi a un passo tra la vita e la morte. Nell’ultima legge finanziaria del 2024, la spesa finale del ministero della Cultura ammonta allo 0.4% dell’intera manovra, con un calo di 124.2 milioni di euro rispetto al 2023.