Esclusiva

Marzo 28 2024
La Russia dopo Navalny, le elezioni e il caos dell’attentato

A quaranta giorni della morte, Milano ricorda il dissidente in un contesto sempre più teso per Mosca

«Dopo la morte di Navalny è come se Putin avesse tolto la maschera. Non c’è più bisogno di fingere. Adesso sono ammesse anche le torture e le uccisioni». Con queste parole Marina Davydova, portavoce dell’associazione Annaviva che promuove la libertà d’espressione nell’Est Europa, esprime la sua preoccupazione per la situazione in Russia.

Dal 16 febbraio, giorno in cui il principale oppositore del presidente russo è morto in carcere in circostanze mai chiarite, molte cose sono cambiate. Nelle ultime settimane Putin è stato riconfermato per il suo quinto mandato e a pochi giorni di distanza Mosca ha subito uno degli attacchi terroristici più gravi nella storia del Paese.

Il caos generato da questi avvenimenti ha messo in secondo piano l’uccisione di Navalny, così Annaviva ha organizzato una commemorazione a quaranta giorni dalla sua morte, come vuole la tradizione ortodossa. «Adesso è facile andare avanti e dimenticare – dice Marina – noi promuoviamo questa iniziativa per continuare a parlare di lui».

Il 26 marzo, gli attivisti si sono riuniti nel giardino Anna Politkovskaja di Milano, dove da più di un mese si trova un angolo pieno di ritratti del dissidente e mazzi di fiori. Durante la commemorazione è intervenuta anche Patrizia De Grazia, leader dei Radicali italiani, che sui social ha scritto: «Grazie per questa bella, emozionante, occasione per ricordare Alexei Navalny e per dire addio a lui, ma non alle sue idee e al coraggio di combattere per una Russia Libera».

russia navalny elezioni attentato

Parlando del voto che ha confermato il presidente uscente, Marina Davydova afferma: «Putin ha vinto ma sono sicura che non è stato eletto legalmente, come ha denunciato anche la moglie di Alexei». Secondo un’indagine di Novaya Gazeta Europe, il giornale indipendente bandito da Mosca, quasi la metà dei voti per Putin sarebbero stati ottenuti riempiendo schede bianche e falsificando i verbali elettorali.

«Bisogna anche ricordare che molti sono stati costretti a votare – continua Marina – basta vedere i video dei soldati che entrano nelle cabine elettorali a controllare le persone. Come se non bastasse, gli altri candidati erano solo dei bambolotti messi lì per fare numero».

Riguardo l’attentato al Crocus City Hall di Mosca, la portavoce di Annaviva esprime il suo dispiacere: «Purtroppo comincio a pensare che Putin sapesse dell’attentato e non abbia fatto nulla per impedirlo perché gli faceva comodo. Mosca è una città super sorvegliata, come hanno fatto i terroristi ad attraversarla? Inoltre, i soccorsi sono arrivati dopo un’ora e mezza dai primi spari. Ho l’impressione che l’attacco sia stato usato per distogliere l’attenzione da Navalny. Ha fatto talmente tanto rumore che adesso finalmente tutti parlano d’altro. Ma noi non ci fermeremo».

In questo contesto difficile e teso, Yulia Navalnaya, moglie di Alexei, rimane un punto di riferimento per gli oppositori del Cremlino. «Credo che da donna saggia non tornerà in Russia in questo momento perché sarebbe una condanna a morte – dice Marina – adesso deve cercare di unire le forze dei dissidenti, cosa non facile perché purtroppo sono molto divisi. Solo così possiamo sperare in un futuro migliore».