Esclusiva

Aprile 4 2024
I Giardini dei Giusti promuovono la memoria del bene

La fondazione Gariwo crea in tutto il mondo i Giardini dei Giusti, che raccontano la memoria del bene ed educano alla responsabiltà personale

Pierantonio Costa, Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci, Lucillo Merci, Giuseppe Castruccio, Vittorio Castellani Pastoris, Mustapha Milambo, Tommaso de Vergottini e Guelfo Zamboni: sono questi i nomi incisi sui nove cippi a forma di libro che costituiscono il nuovo Giardino dei Giusti della Farnesina, a Roma. Piantati in corrispondenza di altrettanti alberi già presenti nell’ampio viale che conduce alla sede del Maeci, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ricordano nove persone che, distintesi per le loro qualità umane e morali, rappresentano il volto più nobile della diplomazia italiana.

L’idea di creare questi particolari luoghi della memoria è stata di Gabriele Nissim, giornalista, scrittore e cofondatore di Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), un’associazione nata nel 1999 a Milano con l’intento di tramandare le storie dei Giusti fra le nazioni e di estendere questo titolo a tutti coloro che hanno salvato vite umane durante persecuzioni e genocidi contro l’umanità. Nel 2003 nasce nel capoluogo lombardo il primo Giardino dei Giusti di tutto il mondo al Monte Stella. Da quel momento in poi, ne verranno inaugurati più di trecento sia in Italia che in altri Paesi.

«Mi ero sempre occupato di figure molto importanti del Novecento che avevano salvato delle vite durante la Shoah e avevano fatto una battaglia di resistenza morale durante il totalitarismo sovietico» spiega Nissim parlando della genesi del progetto. «Grazie a questo lavoro mi è venuto in mente di affrontare un tema che è sempre stato messo in secondo piano e che io ho definito la memoria del bene». 

Secondo il giornalista, fino a quel momento l’attenzione dell’opinione pubblica si era concentrata soprattutto sulle storie delle vittime, tralasciando quelle di coloro che si erano opposti a tali atrocità: «Con Gariwo ho voluto sottolineare che dovevamo dare valore alle persone che si sono assunte una responsabilità nei confronti del male estremo, sia i combattenti per i diritti umani, sia persone che hanno compiuto gesti di umanità senza essere mossi da particolari idee politiche». Grazie alla forte valenza educativa insita nelle loro storie, il concetto stesso di memoria si è trasformato in «un discorso sulla responsabilità personale che avrebbe potuto contribuire alla prevenzione di futuri genocidi» afferma Nissim. «In ogni contesto, anche il più difficile, come può essere quello di una guerra, sono gli uomini a decidere, a compiere delle scelte. Perciò, ho pensato che la parola giusto, utilizzata per indicare chi aveva salvato gli ebrei dall’Olocausto, dovesse assumere una valenza universale».  

La creazione dei Giardini è stata solo il primo passo di un processo che ha portato al riconoscimento dell’importanza della memoria del bene da parte delle istituzioni politiche. Nel 2012 il Parlamento Europeo ha approvato la proposta presentata da Gariwo di dedicare una Giornata alla commemorazione dei Giusti, che cade il 6 marzo, in onore di Moshe Bejski, Presidente della Commissione dei Giusti tra le nazioni di Yad Vashem. Nel 2017 l’Italia è stato il primo Paese dell’Unione a fare propria questa solennità civile, che è un’occasione per diffondere soprattutto fra le nuove generazioni i valori di responsabilità, tolleranza e solidarietà.  

La creazione di questi Giardini, però, è diventata un elemento importante anche per la politica estera del nostro Paese. «Alcune ambasciate italiane ne hanno costruiti alcuni al loro interno, come quella tunisina» racconta Nissim. «Altre, invece, ci hanno dato la possibilità di realizzarli sul territorio, come è avvenuto in Francia, attraverso il consolato di Marsiglia, o in Giordania, dove l’ambasciata ci ha messo in contatto con delle associazioni ecologiste che ne curano uno proprio al confine con Israele». 

Anche in questo caso, il fondatore di Gariwo inventa una nuova espressione, la diplomazia del bene, per descrivere il coraggio e la tempra morale di molti ambasciatori italiani che hanno salvato migliaia di vite durante la Shoah, la pulizia etnica in Ruanda e molti altri genocidi avvenuti in diverse parti del mondo nel corso del Novecento. «C’è però un secondo significato insito in questa locuzione. In un contesto internazionale dominato da autocrazie e dittature, la nostra diplomazia dovrebbe essere promotrice non solo della memoria di persone che si sono impegnate per i diritti umani ma anche di chi lo fa oggi, quotidianamente».

E, a proposito del perché abbia scelto di ricordarli con dei giardini invece di far realizzare monumenti, Nissim spiega: «I memoriali dell’Olocausto sono come dei cimiteri, raccontano la morte, le vittime. I Giardini dei Giusti, invece, sono un’altra cosa. Gli alberi sono simboli di vita, trasmettono la speranza di poter fare sempre la differenza con le proprie azioni e l’idea che fare del bene rende ogni essere umano più felice». Come ribadisce più volte, il bene è bellezza, non privazione e sacrificio. 

Con i cambiamenti climatici in atto l’albero e, di conseguenza anche i Giardini dei Giusti, si caricano di nuovi significati: «Una delle dimensioni nuove di consapevolezza umana è che non si tratta solo di salvare vite ma l’intero pianeta. Perciò, credo sia importante dare valore a persone che si assumano una responsabilità nel preservare la nostra casa comune» conclude il presidente di Gariwo. «Si piantano alberi per ricordare chi ha salvato vite ma anche per rallentare i cambiamenti climatici. In futuro, insisterò sempre di più per inserire nei Giardini figure morali legate alla salvezza del pianeta». 

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