Esclusiva

Aprile 8 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 20 2024
Zaporizhzhia, un disastro che non gioverebbe a nessuno

La minaccia nucleare torna a farsi realistica dopo gli attacchi alla centrale più grande d’Europa, situata nell’omonima regione del sud-est dell’Ucraina e occupata da due anni dai russi

Una nuova Chernobyl dietro l’angolo. La minaccia del disastro nucleare torna a farsi realistica dopo gli attacchi di domenica 7 aprile alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, situata nell’omonima regione del sud-est dell’Ucraina e occupata da due anni dai russi. Tre droni, fa sapere l’Agenzia in una nota, hanno danneggiato l’involucro di uno dei reattori della centrale. «Attacchi sconsiderati», li ha definiti il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Grossi, che «aumentano significativamente il rischio di un grave incidente nucleare e devono cessare immediatamente», il monito.

L’offensiva, sottolinea l’Aiea, viola i cinque principi fondamentali per la protezione dell’impianto descritti da Grossi al Consiglio di sicurezza dell’ONU nel maggio dello scorso anno. Sui mandanti è in corso uno scambio di accuse tra Kiev e Mosca. I russi – rivendicando il controllo dell’area – puntano il dito contro l’Ucraina, i cui servizi segreti, invece, negano ogni responsabilità e sottolineano come – riporta il Guardian – da tempo la Russia metta in scena false operazioni militari per far ricadere la colpa su Kiev e fomentare così un’escalation degli scontri.

Il timore del disastro nucleare si era fatto palpabile anche a marzo 2022, quando le truppe russe sganciarono diversi razzi sulla centrale, che oggi è sotto il loro controllo e che viene utilizzata illegalmente come base militare. Già allora, esperti ucraini avevano dichiarato che un incidente simile a quello di Chernobyl alla centrale di Zaporizhzhia avrebbe avuto conseguenze dieci volte peggiori rispetto a quanto accadde nel 1986. Come nel 2022, gli attacchi non hanno portato ad alcuna fuga radioattiva. Tra l’altro, i sei reattori della centrale sono spenti da settembre proprio grazie alle pressioni dell’Aeia su Mosca. Questo, però, non esclude la possibilità che massicce operazioni militari sul sito possano ancora causare gravi incidenti nucleari che avrebbero sull’Ucraina e sui paesi circostanti conseguenze drammatiche.

Sul rischio di disastro nucleare a Zaporizhzhia, Franco Foresta Marin, geologo che fu inviato dal Corriere della Sera all’Aiea di Vienna ai tempi del disastro di Chernobyl, sottolinea: «È giusto spegnere i reattori per evitare conseguenze più gravi ma, anche a impianto spento, se c’è un’azione bellica che sfonda le protezioni del nocciolo, delle barre di uranio che ci sono nella centrale, si ha comunque una liberazione e diffusione di materiale altamente radioattivo nell’ambiente».

C’è quindi da preoccuparsi ma, aggiunge Foresta Marin, solo «in caso di attacco che metta a nudo gli elementi che alimentano la centrale». E spiega: «Se crolla un edificio periferico di controllo che non ha funzioni vitali ci potrebbe essere sempre una liberazione di prodotti radioattivi, ma minima, che impatta solo localmente». Insomma: bisogna augurarsi che non vi sia un attacco al «cuore della centrale», specifica il geologo. E aggiunge: «L’azione per diventare distruttiva e di portata continentale se non planetaria deve colpire le barre di uranio che provocano il processo di fissione nucleare, che è altamente impattante nel caso dovesse essere esposto all’atmosfera».

Un’eventualità, questa, che non gioverebbe a nessuna delle parti in campo. «Se uno dei due contendenti dovesse perdere la testa e centrare il cuore della centrale provocherebbe un disastro – conclude Foresta Marin – e si autocondannerebbe a subire le conseguenze di quel disastro, che non ricadrebbero solo sul nemico, ma anche su se stessi».

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