Esclusiva

Aprile 10 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 12 2024
Da Firenze a Bologna, il lavoro fa ancora più morti nel 2024

I decessi sono stati 119 fra gennaio e febbraio, il 19% in più rispetto al 2023. «Un drammatico campanello d’allarme» per Federico Maritan, direttore dell’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega

Un forte boato attira l’attenzione verso il lago artificiale di Suviana, fra le valli dell’Appennino bolognese. Una nube scura si espande verso il cielo sereno del pomeriggio, facendo capire che si tratta di un’esplosione. La tragedia avviene dove non arrivano i raggi del sole, a quaranta metri di profondità: è lo scoppio di una turbina al nono piano sottoterra della centrale idroelettrica di Enel Green Power. Sette lavoratori muoiono sul colpo, fra questi c’è anche un uomo di settantatré anni.

È il 9 aprile e non sono trascorsi neanche due mesi dal crollo del cantiere del supermercato Esselunga a Firenze. Anche lì, un rumore violento richiama lo sguardo su una nuvola di polvere, provocata dalla caduta di una trave da più di dieci metri. Fra le macerie, ci sono quattro vittime. Le ennesime del 2024, quando è ancora il 16 febbraio.

I numeri del primo bimestre sono già critici sia per quanto riguarda gli infortuni che i morti sul lavoro. Stando alle denunce ricevute dall’Inail, centodiciannove persone hanno perso la vita fra gennaio e febbraio del 2024: il 19% in più rispetto al 2023. «Un drammatico campanello di allarme» secondo Federico Maritan, direttore dell’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega.

Ad essere più colpiti, proprio come nell’incidente di Firenze, sono i dipendenti nel settore delle costruzioni, con sedici decessi nei primi due mesi dell’anno. Seguono le categorie di chi si occupa del magazzinaggio e della riparazione di autoveicoli e motocicli. Per quanto riguarda le fasce d’età, come è successo in Emilia, ad essere coinvolte sono spesso delle persone anziane: il 23,5% dei casi del primo bimestre del 2024 riguarda degli over 60.

Così, l’Osservatorio sulla sicurezza sul lavoro ha assegnato dei colori alle Regioni basandosi sul rapporto fra i morti e gli occupati. Anche se la Lombardia è il territorio con più vittime (ventisette), non è una zona rossa. Al contrario, lo sono la Valle D’Aosta, la Calabria e il Trentino, dove ci sono stati nove casi ad inizio anno su un totale di 250.000 lavoratori.

Il trend è peggiore rispetto al 2023, quando ci sono stati 1.041 decessi, e rischia di raggiungere il dato più alto degli ultimi undici anni, avvicinandosi anche ai valori raggiunti nel 2020 (1.270) e nel 2021 (1.221), in cui hanno inciso le denunce di infortunio per Covid. «Ora – ha spiegato Maritan – i decrementi ‘gonfiati’ dalla conclusione della pandemia lasciano purtroppo lo spazio ad un nuovo incremento degli infortuni, in cui non ci sono più virus a giustificare la preoccupante tendenza, ma solo l’insicurezza sul lavoro nel nostro Paese. La speranza è che la tendenza di crescita rilevata nei primi due mesi non si mantenga anche in quelli successivi».

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