Il Medio Oriente è in fermento. La tensione è sempre più intensa. Come previsto a Zeta dall’inviato di Repubblica a Tel Aviv Fabio Tonacci, Israele ha risposto al primo attacco di droni kamikaze e missili subito nella sua storia da parte dell’Iran. L’esercito dello Stato ebraico ha colpito una base aerea militare a Isfahan, nella Repubblica islamica dell’ayatollah Ali Khamenei. Il fatto, confermato da ufficiali statunitensi alla CBS news, è avvenuto nel giorno del compleanno della Guida suprema, al potere dalla Rivoluzione khomeinista del 1979. Da allora l’Iran è una teocrazia in cui la religione musulmana è la base del diritto e della società. Teheran ha affermato che non ci sarà una risposta immediata e i media di stato hanno ridimensionato il raid subito.
Stando a fonti iraniane, il blitz sarebbe stato effettuato “con piccoli droni, forse da dentro il Paese”, utilizzando quadricotteri a controllo elettronico, il cui nome deriva dalle quattro eliche. Hossein Dalirian, portavoce del Centro nazionale iraniano del Cyberspazio ha riferito che «non c’è stato un attacco aereo dai confini esterni». Fonti americane parlano di un missile coinvolto, mentre per l’Iran si tratta di mini droni di sorveglianza statunitensi o israeliani. La Repubblica islamica controlla in modo rigido gli ingressi nel paese, ad esempio la BBC non ha accesso diretto alla regione centrale di Isfahan. Ad ora non sono state registrate vittime. Israele aveva promesso di non colpire siti nucleari, e così è stato, come confermato dall’Aiea, l’associazione internazionale per l’energia nucleare, che da anni monitora il programma iraniano di arricchimento dell’uranio.
Esplosioni sono state registrate anche nel sud della Siria – come riportato dal ministero della Difesa di Damasco – e nel vicino Iraq, dove operano gruppi armati sostenuti dall’Iran, ma al momento non è chiaro se siano direttamente coinvolti nell’incursione a Isfahan. La risposta promessa dal gabinetto di guerra di Benjamin Netanyahu è stata definita dal gruppo terroristico Hamas un’escalation. Secondo il Financial Times, le Guardie della rivoluzione hanno avvertito in modo esplicito Israele, paventando la possibilità di rivedere la politica “nucleare” in caso di minacce agli impianti atomici.
Il presidente americano Joe Biden non ha avallato la reazione di Re Bibi e continua a pressarlo per evitare lo scoppio di una guerra regionale. Di solito Israele consulta gli Stati Uniti in anticipo sulle azioni militari, ma in questo caso, come affermato dal ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani al meeting del G7 di Capri, Washington è stata informata all’ultimo minuto. Allo stesso evento il Segretario di stato Antony Blinken ha detto che il suo Paese non è stato implicato in nessuna offensiva. Secondo il corrispondente della BBC Frank Gardner, la portata dell’attacco è stata simbolica.
Sul fronte economico le tensioni iniziali nei mercati europei si sono stemperate dopo uno shock iniziale e i listini hanno ridotto le perdite. Il prezzo del petrolio è aumentato del 3,5% per poi stabilizzarsi quando è diventato chiaro che l’attacco fosse “limitato”, mentre quello dell’oro – spesso visto come un investimento sicuro in tempi di incertezza – è arrivato quasi ad un picco record prima di cadere vicino a 2400 dollari a oncia.
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