La scia delle morti sul lavoro non si arresta. A Casteldaccia, comune palermitano, cinque operai sono morti a causa delle esalazioni di gas tossico, si ipotizza da idrogeno solforato, durante dei lavori fognari, mentre un sesto è stato trasportato al Policlinico di Palermo in condizioni critiche. I sei erano dipendenti di un’azienda privata che si stava occupando della manutenzione in una vasca di sollevamento di acque reflue per conto dell’Amap (Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo), società che gestisce le condotte idriche e fognarie del capoluogo siciliano. Sul posto stanno lavorando i vigili del fuoco, i carabinieri e i tecnici dell’ispettorato del lavoro.
Una carneficina che indigna tutta la comunità. Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia, ha dichiarato: «Il problema è che siamo in un film già visto. Stiamo parlando di una tragedia che è avvenuta dove erano presenti lavoratori in appalto e in somministrazione: siamo dentro una catena frammentata del mercato del lavoro che determina questi incidenti. Tra l’altro, da quello che a noi risulta, gli operai non erano del tutto dotati dei necessari DPI, i dispositivi di protezione individuale». Si sottolinea la centralità del referendum sul lavoro, di tipo abrogativo, promosso dal sindacato stesso. Uno dei quattro quesiti si propone di “cancellare la deresponsabilizzazione delle aziende” al fine di garantire maggiore sicurezza negli appalti: «Ci deve essere più responsabilità in capo ai committenti, tra l’altro perché in questo caso l’azienda madre municipalizzata non sempre è attenta ai suoi lavoratori. Purtroppo sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro vi è una sottovalutazione che non è più accettabile», ha concluso il segretario.