L’immagine sorridente di David Sassoli, ex presidente del Parlamento europeo scomparso nel 2022, illumina la sala di Esperienza Europa, centro multimediale di Roma. Uno spazio affollato dai tanti ragazzi che quest’anno, l’8 e il 9 giugno, voteranno per la prima volta alle elezioni europee. I have a dream. Europa del futuro: giovani e leader a confronto è il titolo dell’incontro: liceali e universitari si confrontano con gli esponenti politici per discutere di Europa e cambiamento, con la mediazione del giornalista Paolo Liguori, direttore editoriale di Tgcom24.
Lo scopo è far comprendere ai giovani la centralità dell’Europa e l’importanza di poter esprimere il proprio voto: «Non si deve mai dare per scontato la democrazia, ma bisogna sempre proteggerla e sostenerla». Questa la scritta proiettata sullo schermo, un messaggio delle generazioni passate che hanno vissuto la guerra e compreso sulla propria pelle la mancanza di libertà. Carlo Calenda, leader di Azione e candidato alle europee, in riferimento all’attuale contesto internazionale, sottolinea quanto sia cruciale mantenere uno stato di diritto: «Ucraini e georgiani rivendicano il loro essere europei perché vogliono essere liberi e avere una democrazia. Loro dicono “siamo europei”, noi non lo diciamo più perché lo diamo per scontato». La preoccupazione su come sarà l’affluenza alle urne, a causa della disillusione degli italiani, è palpabile: «Non siamo abituati a pensare alla politica come se dovessimo affidare a qualcuno qualcosa che è nostro. Siamo disillusi, pensiamo che nulla cambierà e siamo abituati a pensare la politica come uno scontro di curve e di tifoserie». Un tema sensibile per la platea è il contrasto al cambiamento climatico e la transizione ecologica. Per Calenda il ricorso al nucleare è l’unica strada per raggiungere l’indipendenza energetica: «Azione è uno dei pochi partiti politici che vuole tornare subito al nucleare. Il 51% degli italiani è favorevole, soprattutto i più giovani. Il referendum del 1989 per il no al nucleare è stato il primo atto di populismo della Repubblica italiana».
Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, non è della stessa opinione: «Noi siamo il Paese del vento, del sole e dell’acqua. Dobbiamo dispiegare il nostro potere nelle energie rinnovabili che hanno ridotti costi di produzione. Non siamo convinti sul nucleare di nuova generazione perché non elimina del tutto il problema delle scorie». Dalle politiche di immigrazione ed integrazione, fino al diritto allo studio e alla salute, l’obiettivo è costruire una solidarietà europea che abbatta le divisioni, per una società più inclusiva e sicura: «I nazionalismi hanno sempre prodotto la guerra. L’Europa è un progetto di pace e non un’economia di guerra e deve basarsi su investimenti comuni e non su paradisi fiscali».
L’ultimo a prendere parte al dibattito è Antonio Tajani, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, che ribadisce l’essenzialità di avere una difesa forte, per proteggersi da possibili attacchi e salvaguardare gli interessi economici: «La difesa europea è un grande sogno che cʼera fin dallʼinizio, già Alcide De Gasperi e Einaudi la sognavano». E mentre il vicepremier Matteo Salvini presenta alla Camera il disegno di legge sulla reintroduzione della leva militare obbligatoria, Tajani replica: «Penso sia irrealizzabile perché costerebbe troppo, inoltre avere militari che non sono professionisti significherebbe non poterli utilizzare nel modo migliore. Tu non fai il militare solo perché metti la divisa».
Infine, sul ruolo del Vecchio Continente nel conflitto in Medio Oriente, questione sollevata da una delle studentesse presenti, risponde: «Israele ha diritto a difendersi, ma deve farlo in maniera proporzionale all’attacco subito. Noi ci siamo espressi per il cessate il fuoco immediato. Bisogna fare in modo che si arrivi ad una tregua e l’Europa deve essere protagonista di questo lavoro, anche per la creazione di uno stato palestinese che riconosca Israele e che venga a sua volta riconosciuto».
Resta aperta la sfida di mobilitare al voto i giovani elettori, che dichiarano di sentirsi vicini all’idea di Europa, ma allo stesso tempo distanti dalla freddezza dell’istituzione.