Esclusiva

Maggio 23 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 6 2024
Il figlio dell’Anatolia diventa imperatore

“Nella stanza dell’imperatore”, il nuovo romanzo di Sonia Aggio racconta la vita di un ragazzo ambizioso che diventa imperatore dei bizantini

Tante domande nascono e muoiono ogni giorno, solo una è per la vita. «Cosa sognano i bambini dell’Anatolia?» è l’interrogativo del protagonista Giovanni Zimisce che sottende tutta la trama del libro Nella stanza dell’imperatore di Sonia Aggio arrivato tra i dodici finalisti del Premio Strega 2024.

Da ragazzo a basileus dei Romani, nato per combattere, l’eroe deve apprendere l’arte della politica, retaggio della Roma imperiale e prodromo dell’età moderna: giungere alla verità per lui è difficile come «osservare il fondo del mare senza farsi distrarre dalla danza delle onde».

Laureata in storia, Aggio utilizza questa metafora barocca per descrivere l’intricato mondo dei Romani d’Oriente. Non ancora trentenne, è bibliotecaria e scrittrice di racconti e romanzi, come Magnificat, pubblicato nel 2022 con l’editore Fazi.

Nella stanza dell’imperatore racconta le imprese da comandante del basileus dei Romei Giovanni I Zimisce (924-976), valente condottiero che ha sconfitto i Bulgari, riconquistato la Siria, dopo che gli Arabi l’avevano occupata, e impedito a Svjatoslav di Kiev di invadere Bisanzio, capitale dell’impero bizantino. Dopo sei anni di regno, morì di tifo.

Il romanzo storico si apre con Zimisce bambino che trova il cadavere dell’amico Michele ucciso da alcuni predoni. Da quel momento, inizia il percorso che si ispira al modello del Bildungsroman, ma, a differenza del romanzo di formazione Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister di Goethe, Aggio raccontal’intera vita di un personaggio con una scansione quasi annuale. La mancanza di passaggi descrittivi permette di convogliare l’attenzione del lettore solo sulla figura del protagonista che non esce mai di scena.

Lo stile piano e paratattico permette alla narrazione di non diminuire mai la velocità. Chi legge non riesce a distogliere lo sguardo dalle pagine che sovrappongono, aumentando il senso di angoscia, episodi di battaglia, passaggi onirici e profezie.

La storia non si ferma, il racconto non ammette pause, se non brevi, come le tregue di una guerra. Lo sanno tutti i soldati e anche Zimisce. Simbolo dell’unione di due famiglie avversarie, i Curcuas e i Foca, è «cresciuto con un piede in ognuno dei due schieramenti». Figlio di un comandante dell’esercito bizantino morto nel proprio letto malato, senza gloria, a dieci anni, è affidato dalla madre alle cure degli zii Niceforo e Leone per l’addestreranno militare.

Vendetta sugli Arabi che hanno privato gli avi della terra e uccisione edipica di due padri, quello naturale e quello putativo, Niceforo: queste sono le tappe verso il potere. Lo zio, il miglior generale che Bisanzio potesse mai avere, una volta diventato imperatore, è invidioso del successo del nipote. Giovanni ha una “creatura” dentro di sé assetata di sangue che lo obbliga a combattere sempre in prima linea sprezzante del pericolo, come, prima di lui, il re dei macedoni Alessandro Magno.

I manuali riportano la cronaca ufficiale di Bisanzio, ma è il romanzo che permette di entrare nel cuore di un ragazzo che ha sacrificato amici, parenti e amori per divenire basileus. Sono figure la cui unica funzione è stata servire l’impero: esaurito il compito devono lasciare il posto alla Storia. Lontana dal romanzo totale ottocentesco, Aggio compone un piccolo mosaico con al centro un unico attore, ma che, se allarghiamo lo sguardo, diventa un’ombra che si perde tra le tante che hanno reso grande Bisanzio.

Cosa sognano i bambini dell’Anatolia? Essere Giovanni I Zimisce, anche se lui comprenderà solo alla fine che lottare per un obiettivo e raggiungerlo non sono poi la stessa cosa.