Esclusiva

Maggio 24 2024
Le fiamme della Xylella, un’epidemia silenziosa

Il libro di Daniele Rielli, candidato al Premio Strega, esplora la storia dei 21 milioni di ulivi disseccati in Puglia, in un mix di storie, reportage e analisi socio-politiche

È stato definito il Fuoco Invisibile perché ha lasciato – e continua a farlo – gli effetti di un immenso incendio su 21 milioni di ulivi, senza che se ne potessero scorgere le fiamme. Il libro di Daniele Rielli è un viaggio lungo tutta la Puglia, in particolare nel Salento, che parte dalla sua storia familiare di antichi olivicoltori per arrivare al fenomeno Xylella, un batterio devastante capace di causare la più grande epidemia di piante del mondo.

Nato come un reportage giornalistico, il libro si traduce nel tentativo da parte dell’autore altoatesino di offrire la propria penna ai personaggi con cui dialoga durante l’inchiesta: ricercatori, agronomi e frantoiani sono i testimoni delle fiamme arse nelle campagne della regione. Le diverse tecniche di scrittura si alternano per dare ritmo alla vicenda, con excursus storici documentati, “spiegoni” scientifici e pause ritrattistiche sui singoli intervistati, fotografati con un’empatia tale da aiutare il lettore a calarsi nella realtà locale. Tra le parti narrative, l’apice è raggiunto dal racconto itinerante del Salento, mentre il lavoro degli agricoltori nei campi è impresso nel libro tramite istantanee evocative, capaci di fornire descrizioni minuziose di chi ha patito di più le fiamme dell’incendio.

La malattia, d’altronde, non colpisce solo gli alberi. I tanti dubbi che semina dal 2010 aizzano agricoltori alla ribellione contro i ricercatori, dividono i politici e abbagliano inquirenti e magistrati, coinvolti in indagini nei confronti degli stessi vertici scientifici del contenimento di Xylella fastidiosa così chiamato l’agente patogeno. Non manca di dare voci all’altra parte del dibattito, in lotta per cercare una soluzione tramite idee <<che vengono ripetute nelle piazze, sui social network e in autopubblicazioni dal movimento negazionista>>. È proprio qui che colma il gap lasciato dalle narrazioni <<affascinanti ma contradditorie>> degli ultimi dieci anni. Confuta i cospirazionisti con ironia sagace: spiega quali siano le loro zone d’ombra e fornisce chiarimenti su ogni teoria del complotto, senza mancare di spirito narrativo. È così che dimostra come spesso alcuni media abbiano contribuito a creare una scala di grigi in cui tutto è lecito nelle incognite dell’epidemia.

L’elemento autobiografico è ricorrente per tutto il racconto. L’inchiesta di Rielli è mossa soprattutto dalla storia della sua famiglia, a partire dai racconti d’infanzia del nonno fino alla nostalgia che pervade il padre, stagnato nei ricordi e per questo chiuso nella bolla della disinformazione. Con leggerezza e sarcasmo riporta le sue frasi, schiave delle fake news, per spiegare come i complotti penetrino con più facilità davanti a un’eredità rurale romanticizzata e conservatrice. Dialetti e folklore si mischiano al linguaggio accademico delle voci più autorevoli dei ricercatori, necessarie per dare variazioni al romanzo e offrire una visione panoramica degli effetti della Xylella.

Rielli colpisce in maniera tagliente anche la parte politica. Dai compromessi cercati su scala locale – Michele Emiliano docet – ai difficili dialoghi tra la Puglia e l’Unione Europea, incapace di contribuire alla cura dei terreni e complice per aver lasciato gli oliveti in stato di semi abbandono. È lì che si nasconde il messaggio dell’autore, che non si scaglia contro categorie definite, ma arriva a empatizzare anche con i negazionisti (senza giustificarli), conscio di come un’epidemia possa seminare disperazione. Il suo è un invito a un collettivo esame di coscienza, con l’obiettivo di spiegare come quel fuoco, seppur invisibile, potesse essere prevenuto per evitare di lasciare milioni di ulivi inceneriti.