La propaganda di Mosca gira nei corridoi dell’Europarlamento. I sospetti di ingerenza straniera, passata alle cronache come Russiagate, hanno portato la polizia belga e francese a perquisire gli uffici di Bruxelles e Strasburgo per la seconda volta nel mese di maggio. Setacciata anche la casa dell’assistente parlamentare Guillaume Pradour a Schaarbek, comune a dieci minuti dalla capitale dell’Unione. Secondo la Procura federale, «esistono prove che il dipendente del Parlamento europeo abbia svolto un ruolo importante» in presunti tentativi di corrompere eurodeputati, avvicinati e pagati per promuovere la disinformazione russa.
L’azione rientra nelle indagini intorno a Voice of Europe, sito di informazione olandese con sede a Praga e riconducibile a Viktor Medvedchuck, oligarca ucraino vicino al governo di Vladimir Putin. Il magnate era il primo nome di Mosca per sostituire Volodimir Zelensky alla guida di Kiev. Per la vice presidente della Commissione europea Vera Jourova, Voice of Europe dovrebbe «comparire nella lista delle sanzioni europee e degli Stati membri», come i media del Cremlino Sputnik e Rt, e poi «smettere di operare».
Si attende un provvedimento per oscurare il canale. A fine marzo, le autorità ceche avevano denunciato delle transazioni finanziarie provenienti dalla news outlet e dirette a funzionari eletti nelle istituzioni nazionali e comunitarie. Una campagna finalizzata a diffondere le narrazioni putiniane nel Continente, per far eleggere il maggior numero di candidati filorussi nella nuova legislatura dell’Ue.
Non è chiaro il ruolo di Pradour nell’operazione. Da anni era al servizio delle formazioni politiche più a destra dell’Eurocamera. Nel 2019 il partito francese Rassemblement National, guidato da Marine Le Pen, lo aveva allontanato per una foto antisemita, in cui il funzionario appare vestito da ebreo ortodosso.
Nega ogni coinvolgimento Marcel de Graaff, parlamentare olandese per cui Pradour lavora, espulso nel 2022 dal gruppo europeo Identità e democrazia per aver espresso simpatie putiniane. Su X, l’esponente di Forum voor Democratie ha sottolineato «che nessun deputato olandese è coinvolto nel cosiddetto Russiagate», congetturando un secondo fine dell’indagine: «Questa azione delle autorità sembra essere rivolta principalmente all’Alternative fur Deutschland per paura di un buon risultato elettorale».
Il partito di estrema destra tedesco Afd, infatti, è coinvolto nello scandalo sulle interferenze del Cremlino. Il capolista alle elezioni di giugno, Maximilian Krah, è indagato in Europa e dall’Fbi statunitense per aver ricevuto denaro dall’attivista filorusso Oleg Voloshin. Il 7 maggio i suoi uffici a Bruxelles sono stati setacciati dagli inquirenti, in cerca di prove sul collaboratore Jian Guo, arrestato con l’accusa di aver passato informazioni al ministero della Sicurezza di stato di Pechino e spiato esponenti dell’opposizione cinese in Germania. Anche il politico è al centro di inchieste giornalistiche per i suoi collegamenti con Cina e Russia.
La debacle di Krah lo ha portato a dimettersi il 22 maggio dal comitato esecutivo del partito. La scelta è avvenuta dopo un’intervista rilasciata al quotidiano Repubblica, in cui ha affermato che non tutti i membri delle SS fossero criminali di guerra. Afd non può escluderlo dalle elezioni, perché il voto è imminente e i candidati non si possono sostituire. Eppure, la posizione del capolista continua a complicarsi. Dopo Jian Guo, un altro suo ex-assistente è indagato per i rapporti con un governo straniero. Si chiama Guillerme Pradour.
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